La nostra delegazione Caritas a l’Aquila

Nell'ambito del progetto di solidarietà e di animazione della popolazione aquilana, promosso dalle Caritas di Puglia, la nostra Delegazione diocesana é stata presente presso la parrocchia San Giacomo dal 16 al 23 agosto.

Una vacanza veramente fuori dal normale.

Angelica, appena rientrata dal suo lavoro e con i capelli ancora bagnati; Francesca, tutta proiettata a intessere nuove relazioni; Giuseppe, Luca e Sebastiano, impegnati a creare un clima di cordiale convivenza; don Michele alle prese con il furgone Caritas non messo benissimo.

Alle 03.45 del 16 agosto, con poco o senza alcun riposo, ci siamo avventurati in autostrada, destinazione l’Aquila.

Ci sembrava di vivere il dinamismo di Maria che, risorta, andò in fretta verso la regione montuosa. Un clima di gioia che nascondeva le tante incertezze e ansie che ciascuno portava in cuore. Saremmo stati capaci di star vicino e offrire un pizzico della nostra solidarietà ai tanti fratelli e sorelle di San Giacomo vittime del terribile terremoto? Cosa avremmo dovuto fare di preciso?

L’Aquila/San Giacomo ci mostra subito le sue tendopoli e ci accoglie con un silenzio assordante. 
Incontriamo subito la delegazione Caritas di Manfredonia che conclude la propria settimana; piú tardi la piazza antistante la chiesa, comincia a popolarsi per l’eucarestia che sarà celebrata all’ombra di alcuni gazebo di fortuna, visto che la chiesa san Giacomo é inagibile. Pian piano si evidenziano le lacerazioni interiori che il terremoto ha creato. Un signore sulla settantina attira la nostra attenzione: vive solo, quasi a presidiare quanto rimasto e con un senso d’incomprensione per coloro che, abbandonando tutto, si sono mossi sulla costa.

Momenti di preghiera e di conoscenza vissuti con particolare intensità da tutti noi. Francesco Catalano, coordinatore delle Caritas Puglia, e don Antonio ci accolgono e ci fanno subito sentire a casa’ in una delle tende, la tenda Caritas. Si tratta di condividere le condizioni di estrema precarietà dei tanti e sperimentare, sia pure per pochi giorni, la totale assenza di privacy che tale situazione comporta.

Quanta sofferenza per i più anziani! Ci sembra superfluo commentare gli effetti devastanti del sole rovente e del caldo che si sviluppa nelle tende, nonostante molti avessero un condizionatore d’aria.

In serata, dopo la cena presso il campo della Protezione Civile di Torino, facciamo visita alla comunità di Gignano. La Chiesa é rasa al suolo! Ci colpisce lo spirito di solidarietà e l’accoglienza calorosa di don Juan. Siamo in una tenda chiesa, refettorio, sala di ricreazione. All’interno della tenda, nella quale un folto numero di persone consuma la cena, ci rendiamo conto di come il terremoto abbia abbattuto ogni forma di rigida separazione. Questa é la chiesa-refettorio e sala di ricreazione. L’altare non sfigurava tra i tavoli della mensa ed evidenziava la radice nascosta del vivere insieme per una continua fractio panis.  Ci colpisce il nome del bar nei pressi della tenda: Bar Sisma! Don Juan così come don Antonio sono entrambi della Colombia.

Cominciamo la settimana dividendoci per far fronte alle diverse attività. Un gruppo di Focolarini gira per le vie della parrocchia per distribuire il foglio delle attività parrocchiali settimanali e così ‘attaccar bottoni con la gente’. Francesca e Angelica sono assunte per l’animazione dei ragazzi rimasti in zona. Grazie a loro, le maestre volontarie aquilane possono staccare la spina per alcuni giorni di riposo. Le due terlizzesi, ben esperte in animazione, riescono a guadagnarsi la fiducia della psicologa della protezione civile. Poi ricevono man forte dall’associazione ‘Aiutare i Bambini’ di Milano. E così anche a pranzo ci ritroviamo circondati da bambini. Alcuni bambini restano con noi per permettere ai genitori, durante il periodo di ferie, di recuperare il salvabile dalla loro casa definitivamente inagibile.

Preziosissimo il lavoro di Francesca e Angelica! Grazie all’animazione proposta i ragazzi loro affidati, riescono a rielaborare le loro paure: possono finalmente lasciarsi andare in altalena. Il terremoto è solo una brutta esperienza passata. Ora hanno sempre i piedi ben piantati in terra, li staccano solo per giocare.  

Sebastiano, Giuseppe e Luca sono il braccio destro del parroco e, sfidando il sole, riescono a mettere su la tenda che farà da chiesa e poi a progettare, costruire e issare le campane di san Giacomo (guarda il video)

Sabato, mentre si danno le ultime pennellate di colore, le campane, dopo più di quattro mesi, tornano a far sentire i propri rintocchi e a chiamare a raccolta la comunità parrocchiale.

Don Michele si dedica da subito all’attività di ascolto, alle confessioni, alla celebrazione dell’eucarestia e ‘ alla mescita del vino durante le serate d’animazione.

L’intensità del nostro permanere ai piedi della croce di questi nostri fratelli e sorelle ha raggiunto l’apice quando abbiamo visitato, scortati dalla polizia, la zona rossa di l’Aquila. Una città presidiata, fantasma, deserta. Il grave silenzio è infranto di tanto in tanto da qualche vigile del fuoco al lavoro. Il disastro é immane!  Risorgerá? Fra quanti anni? E ancora, che futuro aspetta i tanti ospiti delle tendopoli? A questo punto riusciamo a comprendere per un attimo tanti che restano chiusi nel loro dolore e non mostrano disponibilità a condividere.

Siamo profondamente grati agli amici e amiche di san Giacomo, a don Antonio e a Francesco Catalano per quanto ci hanno donato, per la loro disponibilità. La sofferenza chiama a raccolta il senso profondo di umanità e noi siamo riconoscenti al Signore per questa occasione di grazia. Ai piedi della croce, dove abbiamo stazionato per una settimana, siamo stati avvolti da una selezione d’umanità. Tanta gente gioiosa con cui abbiamo vissuto giorni di autentica solidarietà e gratuità.

 

 

Scheda

 

1200 abitanti a San Giacomo e 400 a Collebrincioni

 

225 in tenda a San Giacomo e 166 a Collebrincioni

 

Nessuno ha ricevuto ancora la casa

 

I danni delle abitazioni di queste zone rientrano nelle classi A, B, E, F

 

La Caritas e la Protezione Civile offriranno la chiesa in legno per la parrocchia San Giacomo

 

La Protezione Civile, presente dal 12 aprile,  offriva inizialmente circa 325 pasti al giorno mentre adesso ne offre circa 125

 

Don Antonio è a San Giacomo da due anni ed è stato mandato qui dal vescovo, ritiene urgente il prefabbricato per i bambini a Travaglino

 

Quando la Protezione Civile andrà via ci sarà bisogno di viveri e aiuti materiali perchè molte persone sono in cassa integrazione.