Giornata del Seminario, 19 gennaio 2014

di don Michele Amorosini, rettore

La Giornata diocesana per il Seminario vuole richiamare l’attenzione della Comunità su una realtà viva, che rappresenta il futuro della nostra Chiesa locale: i giovani seminaristi, 15 di scuola media e superiore e 9 di Teologia, sono sicuramente un segno di speranza! Il Seminario appartiene a tutti, perciò ognuno dovrebbe porvi maggiore attenzione nella preghiera, nell’affetto e, perché no, anche nel sostegno economico.

Ogni vocazione trova il suo humus nella fede, solco in cui il Signore getta, da buon Seminatore, il seme della chiamata, seme che bisogna aiutare a crescere e svilupparsi. Questo è il compito che svolge il Seminario che, però, ha bisogno di essere sostenuto e coadiuvato anche dalle altre agenzie educative: la famiglia, la scuola, la comunità parrocchiale, la società. I ragazzi e i giovani, infatti, vanno incoraggiati e aiutati a discernere la voce di Dio che sussurra al loro cuore la chiamata a seguirlo.

‘Nel cammino di fede discepoli del Signore’ è lo slogan della Giornata diocesana per il Seminario di quest’anno, in sintonia con l’Anno della Fede, voluto dal papa Benedetto XVI, e con quanto è stato proposto dal nostro vescovo, mons. Luigi Martella, nella lettera pastorale ‘Una fede che cambia la vita’. La vocazione, come la fede, è un dono ma è anche un impegno ed ha nello stesso tempo un carattere dialogico, comunionale e dinamico. Accoglie, infatti, l’invito ad entrare in comunione di vita e di amore con Dio, in Cristo Gesù, e si esprime nell’«obbedienza della fede» (Cfr. Eb 11,8. Gal 1,16) e nell’impegno a collaborare alla realizzazione della salvezza. L’uomo che liberamente risponde alla chiamata deve lasciarsi sedurre dalla voce di Dio e deve fidarsi e affidarsi a Lui. Non deve far conto delle proprie capacità o dei propri limiti, perché Dio chiama per una missione che risulta oscura a chi è chiamato ma non a Lui. Occorre l’obbedienza della fede!

A tale proposito mi vengono in mente alcune storie di vocazione raccontate nella Bibbia: Mosè, ‘impacciato di bocca e di lingua’; Geremia, che si riteneva incapace perché ‘giovane’; e la Vergine Maria, ‘promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe’.

Pensate anche, ad esempio, al profeta Samuele: alla chiamata del Signore risponde senza capirne la portata, la scopre in modo graduale con la guida di Eli, ed ha bisogno che gli venga ripetuta più volte. La chiamata rimane sempre nell’ordine del mistero di Dio. Solo Lui ne conosce il perché! Ciò che sgombera ogni perplessità è la promessa di assistenza: ‘Io sarò con te!’.

È la certezza di non essere lasciati mai soli che incoraggia una risposta totale, gioiosa e senza condizioni. Ciò che conta è l’azione di Dio che opera nella vita di chi è scelto. Ecco perché il chiamato è pellegrino della fede e servitore della speranza. Questo concetto è stato più volte ribadito nel Convegno organizzato a Roma dall’Ufficio Nazionale Vocazioni.

Cari ragazzi e cari giovani, è molto importante ricercare la novità di Dio che si rivela nella preghiera e nel silenzio: soltanto in un rapporto di comunione e di amore con Gesù, unico Maestro e Signore, si impara a comprendere il senso profondo della propria esistenza e a seguirlo.