“Con tutto il cuore” Campo ACR e Giovanissimi

Gigi Copertino

Il fervore dell’attesa, il tempo che scorre a due velocità: lento perché, intenso, si lascia gustare in ogni istante, velocissimo perché la settimana, attesa per un anno, vola in un battito d’ali di farfalla. “Dura troppo poco!’ (Alessia, 7 anni).

Agosto 2013. L’ACR e i Giovanissimi della parrocchia San Domenico di Giovinazzo sono a Chiaromonte (PZ): alla fine di un altro anno associativo, è di nuovo campo scuola, Con tutto il cuore, in compagnia del piccolo grande re Davide.

L’esperienza è senza dubbio straordinaria, ma ricalca l’ordinario: la vita di comunità, la sveglia, la preghiera, la colazione… tutto rigorosamente insieme, tutto scandito da tempi precisi. È campo, con la provvisorietà di un letto che sarà tuo per una settimana. È scuola, dunque palestra di vita a cui, almeno una volta, ogni bambino dovrebbe prendere parte. Poi ci prende gusto e diventa anche per lui esperienza imprescindibile, quando un anno associativo finisce e uno nuovo è alle porte: “Ripartiamo domani?” (Adriana, 11 anni).

Per i più piccoli è l’occasione per conoscere le storie della Bibbia: Davide, il piccolo grande re, Giovanni, che fu accanto a Gesù fino all’ultimo istante della sua Passione, Giosuè, che condusse il Popolo di Dio in Palestina… Storie che, meglio di tante altre, li aiutano a riflettere sulle proprie azioni quotidiane attraverso una catechesi esperienziale attraverso cui le idee di fondo viaggiano a doppia velocità, in una settimana eccezionale in cui la gioia della condivisione apre le menti e i cuori all’accoglienza del Vangelo. Tanto che l’improvvisato incontro di saluto qualche giorno dopo ‘non è bello come il campo!’ (Daniela, 10 anni).

Ma l’atmosfera non è per tutti magica: Stefano dice di non essersi divertito per niente, anche se non sa il perché, Angelo si porta dietro l’inquietudine del suo vissuto quotidiano. Ma tutti sono in gioco, tutti si sentono parte di una grande famiglia, in cui anche gli educatori ricevono un grande dono, l’esperienza del prendersi cura dei ragazzi che custodiranno gelosamente per il tempo in cui loro stessi “diventeranno” ciò che “sono”: famiglia. E così tra la medicazione di una ferita di Anna Laura e la scoperta che Syria dopo 4 giorni ha finito i calzini usandone due paia al giorno, Federica (11 anni) ti lascia un inaspettato quanto tenero messaggio su un bigliettino: “grazie per avermi portato sulle spalle durante la gita!”.

E scopri in maniera disarmante che cos’è l’atteggiamento della gratitudine: meglio che in ogni teoria, in maniera più calzante che in ogni guida o sussidio. E così é per l’atteggiamento della disponibilità, dimostrata da Francesco (13 anni) nel chiederti dopo pranzo di poter collaborare nel lavaggio delle stoviglie. È così per l’atteggiamento della responsabilità, di Alex (14 anni) che dispensa consigli a Daniela e Adriana che, stanche dopo una lunga escursione, hanno appena litigato, come non sarebbe in grado di fare nemmeno il più “navigato” degli educatori: “È normale litigare per queste cose, state crescendo… Però devi anche imparare a perdonare!”. Spiazzante.

Ma anche incoraggiante, perché ti dice che le vocazioni educative continuano a sbocciare: tutto sta nel coltivarle pazientemente, senza bruciarle e lasciando che lo Spirito operi nei giusti tempi. Perché mille altre Adriana (8 anni) possano dire, di una semplice giornata passata al mare, “questo è il giorno più bello della mia vita!”.