I 40 soldatini di stagno

Edgardo Bisceglia

Castel Grande, Potenza, 960 metri /l.m.,  29 agosto 2013. Ore 16.00 : l’autobus di sempre pigia sull’acceleratore per riportare a casa 40 bambini di Terlizzi, Ruvo e Giovinazzo.

Il viaggio del ritorno sarà lungo, molto più lungo dell’andata, quasi a tradire l’inconscia voglia di non arrivare mai.

 I più non conoscono la Caritas, le sue finalità educative e di sensibilizzazione, ignorano la presenza, ormai ventennale, di un settore minori diocesano attivo e combattivo. Lo sanno bene i tanti bambini che fin ad oggi hanno chiesto di essere accolti nei nostri centri.

”Che cosa vuol dire addomesticare? È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami’.

Le parole di Antoine De Saint Exupery sono state le morbide coperte rimboccate ogni sera ai bambini del Campo Scuola della Caritas Diocesana  ad opera di  venti ostinati volontari, (tra 17 e 40 anni) benedetti e sostenuti da Don Francesco de Lucia.

Così, dal 24 al 29 agosto scorsi, l’ affetto, il gioco, una sana alimentazione, ed una efficace cura dell’igiene, sono stati fedeli compagni di squadra dei 40 soldatini di stagno.

Tanti gli interrogativi suscitati dal piccolo Alfonso, considerato ‘mezzo autistico’ dalla comunità scolastica, in realtà  sempre pronto (in questi giorni) a servire a mensa l’acqua sorgiva riempita nelle taniche della sua solitudine. Arduo liberare  Luisa, condannata anch’ella agli arresti domiciliari del padre, dall’idea che la sua sofferenza sarà per sempre. Bello ed avvincente legare con Anton e Dario, bocciati in prima media perché amici per la pelle amanti della libertà, divorati dalla certezza che mai più carezzeranno amore e rispetto;

per non parlare delle emozioni degli irriducibili giovani volontari: testimoni d’eccellenza di cittadinanza fedele e cristianità attiva.

Anche quest’anno il campo ha avuto la sua ragion d’essere: il che significa che sempre più bambini vivono contro natura e diritto, privati  del ‘sé’,  da una società adulta in mala fede. Questa la sfida: giornate interamente dedicate ai nostri bambini, riconosciuti  portatori e detentori di diritti soggettivi autonomi.

Così, decisi, grati anche al nostro vescovo don Gino, incessante sostenitore, ci prepariamo per una nuova stagione. Crediamo in un servizio all’infanzia che, nascendo dalla fede e dal cuore, si strutturi nella mente e si formi alla corte delle scienze sociali e pedagogiche più evolute.

La guerra dichiarata alla fanciullezza è la più pericolosa: in gioco il presente dei bambini ed il futuro di tutti. Non è più bastevole una minima parte del nostro tempo. Occorre scegliere e parteggiare senza veli:, se per la vita o la morte. Questi bambini, oltraggiati, lesi e vilipesi nel corpo e nell’animo, non sono nemmeno più vittime sacrificali di un progresso e di un  benessere  già estranei al nostro tempo, sono piuttosto  la vera umanità a cui lasciare spazio, a cui dare priorità e lustro.

(n.b. i nomi sono tutti di fantasia).