Nel grembo della Chiesa. Domenica 8 febbraio, Giornata del Seminario diocesano

Messaggio del Vescovo Mons. Luigi Martella

 L’anno giubilare conferisce alla Giornata del Seminario una pregnanza particolare. La ricorrenza prevede una serie di iniziative per fare memoria di una bella storia di trecento anni, caratterizzata da una speciale premura da parte dei Vescovi verso questa istituzione, centrale rispetto all’intera diocesi. Già abbiamo dato inizio con una solenne celebrazione eucaristica in Cattedrale nel dicembre scorso. Anche con questo appuntamento annuale della Giornata pro-Seminario, ci viene data l’opportunità di esprimere il nostro affetto e la nostra sensibilità a favore di questa importante realtà. Tale rilevanza è data dal fatto che il Seminario prepara i futuri sacerdoti. 
 
I Seminari, come si sa, sono frutto di decisioni del grande Concilio di Trento, nel XVI secolo, ma potremmo intravederne l’anticipazione già nel Vangelo, allorquando Gesù chiama i primi discepoli: «Ne costituì dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare…» (Mc 3, 14-15). In queste brevi e concise parole c’è un atto costitutivo che si perpetua nel tempo, fino alla fine dei giorni. Quello che colpisce maggiormente in questa espressione di Gesù sono i verbi: costituì (chiamata), stessero con lui (formazione), per mandarli a predicare (missione). Qui è racchiusa tutta l’esperienza e la vita del sacerdote. Si può ben dire, dunque, che il primo Seminario l’abbia fondato proprio Gesù. Deriva da qui, pertanto, il compito-dovere per la Chiesa di porre speciale cura verso coloro che sono chiamati a perpetuare lungo i secoli la missione del divino Maestro.
 
L’appello che rivolgo, perciò, a tutta la chiesa diocesana è soprattutto quello di una maggiore partecipazione e di un costante accompagnamento dei nostri ragazzi che sono in Seminario. Tale vicinanza si esprime prima di tutto attraverso il sostegno spirituale e affettivo, ma anche attraverso l’attenzione alle necessità materiali. Mi piace pensare alla comunità ecclesiale come ad un grembo nel quale germinano le vocazioni; oppure ad un campo nel quale il seme della chiamata viene accolto per poi sbocciare e svilupparsi proprio nel Seminario. Qui, in questo luogo, il giovane seminarista percorrerà il tempo della crescita e della maturazione, sostenuto da quelle parole rassicuranti del profeta Isaia, parole che suonano come una dichiarazione d’amore: «Non temere, perché io ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Sei prezioso ai miei occhi e io ti amo» (Cf Is 43, 1.4).