Beato Nicola Paglia, gratiosissimus praedicator

Memoria liturgica il 16 febbraio

A partire da quest’anno, nella città di Giovinazzo, i festeggiamenti in onore del beato Nicola Paglia si terranno nella ricorrenza liturgica, stabilita dal Calendario dei Santi dell’Ordine dei Predicatori il giorno 16 febbraio. Si tratta di una disposizione resa nota dal nostro Vescovo, dopo aver sentito il parere dei sacerdoti della Vicaria, al fine di «dare alle celebrazioni in onore del Beato una valenza cittadina e la giusta autonomia rispetto alla Festa patronale». 
Rendere degna memoria del nostro illustre concittadino, nato nel 1197, in un palazzo dell’antico borgo giovinazzese, tuttora chiamato la casa del santo, è per tutti noi motivo di gratitudine a Dio per la sua testimonianza evangelica, ragione di fierezza per il suo luminoso esempio, stimolo prezioso per riscoprire la bellezza della fede e riferimento per la sua benevola intercessione. Il beato Nicola, infatti, ci è stato donato proprio per questo: perché, ammirando il suo esempio e invocando la sua protezione, la nostra vita di cristiani si colori di speranza e ritrovi l’entusiasmo di correre verso la pienezza. 
Chi è il beato Nicola Paglia? Cosa dicono di lui le fonti? Le notizie che lo riguardano sono scarne, ma sufficienti per riscoprirlo come grande uomo, cristiano verace e gratiosissimus predicator. La sua grandezza umana fu riconosciuta da papa Gregorio IX il quale, avendone intuito lo spessore, riponeva nel Beato «piena fiducia per l’onestà della vita, la scienza, la prudenza e l’agire intemerato». Proprio per questo gli affidò incarichi delicati per la riforma dei monasteri femminili e delle comunità maschili. Certamente il Beato attinse e sviluppò le sue dichiarate virtù nell’ambito della propria famiglia, dove fu allevato con molta cura da nobili genitori. Qui imparò il valore del sacrificio e della rinuncia tanto che ancor fanciullo, avendo fatto il proposito di non mangiare carne, gli apparve un angelo che lo incoraggiò a perseverare in tale decisione perché un giorno sarebbe entrato in un Ordine dove l’astinenza era legge perpetua.
La sua vita di fede, coltivata sin dalla tenera età, ebbe un impulso decisivo dopo l’incontro con San Domenico a Bologna, dove il beato Nicola si era recato per lo studio del diritto. Nella stessa città, nell’agosto 1220, ricevette l’abito domenicano dalle mani dello stesso fondatore dell’Ordine dei frati predicatori, del quale fu fedele compagno e collaboratore per l’affermazione e la diffusione del medesimo Ordine. Eletto per due volte Provinciale della provincia di Roma, che allora comprendeva l’Italia centro-meridionale, fondò più Conventi e nel 1233, dopo una predicazione che entusiasmò i perugini, ottenne dai Magistrati il terreno per la costruzione del Convento.
Uomo pio, colto, lungimirante, fu predicatore ascoltato e seppe operare molto bene, soprattutto tra i giovani. Promosse lo studio della Sacra Scrittura e la compilazione delle concordanze bibliche, predicò in molte città d’Italia con immenso frutto e la sua ardente parola spesso era confermata da grandi miracoli. Ciò è anche documentato in un antico codice dove sono riportati «alcuni miracoli avvenuti mentre predicava in Italia il famosissimo ed egregio predicatore beato Nicola di Giovinazzo».
Esortando un giorno i suoi religiosi alla vicendevole carità, confidò loro che gli era apparso, per chiedergli perdono, un religioso morto da poco, il quale gli era stato causa di non lievi dispiaceri. Dopo lunghi anni di apostoliche fatiche si ritirò nel convento di Perugia, dove morì nel 1256. La sua morte fu santa come tutta la sua vita. Il suo corpo, dopo l’esposizione al pubblico omaggio dei perugini, fu sepolto sotto l’altare maggiore della chiesa di San Domenico Vecchio, da lui edificata. Papa Leone XII ha confermato il culto il 26 marzo 1828. È passato tanto tempo ormai, ma il suo esempio di vita cristiana può continuare ad affascinare e ad attrarre discepoli a Cristo.
 
don Pietro Rubini
(Luce e Vita n.7 del 15 febbraio 2015)