Metti una decina di famiglie a tavola

Lorenzo Pisani

Le famiglie sono sempre loro, quelle in trasferta (vedi articolo precedente).
Ora, da quella trasferta sarebbe bello tirar fuori qualcosa, qualcosa che spesso viene detto, ma rimane privo di ricadute concrete. E per farlo iniziamo ad aprire una finestra su un momento per molti aspetti rivelatore, quello dei pasti.
Cosa succede con una decina di famiglie riunite per i pasti, con una ventina abbondante di bambini? Succede quello che succede ogni giorno nelle nostre case. C’è quello che non vuole proprio sedersi a tavola e accanto c’è quello che non ha pazienza di aspettare; ci sarà sicuramente qualcuno a cui quella minestra proprio non va giù, e bisogna ingegnarsi per fargli mangiare qualcosa. Ci sono i mille espedienti per tenere i bambini a tavola; non può mancare qualche bicchiere che si versa, … e poi la tipica fuga a metà del pasto. E tutto questo proviamo ad immaginarlo con l’effetto moltiplicativo ed esplosivo della comitiva. I genitori si scoprono tutti sulla stessa barca, a combattere con le stesse situazioni; ci si consola guardando i ragazzini più grandicelli, ormai autonomi, a tavola con il parroco…
Ora apriamo un’altra finestra e questa stessa comitiva di famiglie osserviamola riunita intorno ad un’altra tavola, la Mensa Eucaristica. Non ci saranno bicchieri che si versano, ma la scena è più o meno la stessa… e pure il parroco fatica un pochino a mantenere la concentrazione. E, osservando questa seconda scena, ce ne vengono in mente molte altre, vissute in passato. Quella volta che avevamo fatto i salti mortali per partecipare insieme alla messa domenicale e il piccolo o la piccola non è stato fermo e zitto per più di un minuto. In un banco accanto è potuta capitare anche una signora poco comprensiva: i genitori, senza perdere troppo tempo, hanno dovuto decidere chi rimane e chi esce. Alle preghiere del rito, tipicamente se ne aggiunge un’altra “Fa’ che finisca al più presto”.
Questi episodi di ordinario manicomio, vissuti in un micro-campo parrocchiale, valgono più di mille parole. Se vogliamo parlare di famiglie, se vogliamo fare proposte alle famiglie, dobbiamo tenere in mente queste scene, entrambe le scene.
Tolta l’allegria della comitiva, la prima scena la conserviamo per ricordarci di tutti i motivi che possono mettere una famiglia in affanno, spesso ben più seri dei capricci dei bambini a tavola.
E se l’equilibrio delle giornate delle famiglie è sempre precario, diventa complicato metter su modalità di partecipazione alla vita della comunità cristiana. Fortissima è la tentazione di rinunciare, lasciar perdere la messa domenicale, gli incontri e tutto il resto.Tentazione da entrambe le parti, famiglie ed operatori pastorali. Assenti oggi, assenti domani, ci si abitua all’assenza di bambini, ragazzi, famiglie; ci si rassegna.
E le famiglie tornano in parrocchia, anzi si riaffacciano, solo quando i figli possono essere inseriti (o scaricati?) nelle attività formative (o di intrattenimento?).
Dunque un gruppo di famiglie giovani in cammino può essere un segno di speranza, quasi un piccolo miracolo. Un piccolo miracolo se la parrocchia è casa, e non solo agenzia di erogazione di servizi, sacri e profani. Un piccolo miracolo se si riesce a fare rete, condividendo esperienze e speranze, magari anche qualche servizio in favore di altre famiglie e del territorio. Un piccolo miracolo se riesce a far circolare una parola, una parola sola, purché di Vangelo, che vada da cuore a cuore.