Comunità CASA “don Tonino Bello”, un percorso di fede e di speranza

di Biagio Pellegrini

Il ricordo di quell’8 dicembre 1984, punto di partenza di una meravigliosa avventura caparbiamente voluta dal Fondatore, nella delicata ricorrenza di quest’anno deve essere di guida e fonte di speranza per il “sostegno agli ultimi”.
Un anno segnato dal passaggio di tre presenze importanti che sono venute a mancare, può indurre allo sconforto e al disorientamento rispetto al compito da ognuno svolto all’interno della Comunità. L’avv. Peppino De Zio, per tanti anni guida insostituibile della CASA per l’amministrazione ed ogni rapporto interno ed esterno; Mons. Luigi Martella, vescovo della Diocesi e presidente dell’Associazione per 15 anni, con il compito di proseguire nella volontà di portare avanti un progetto sociale e spirituale; Mons. Domenico Amato, amministratore diocesano che ha guidato per tre mesi la CASA della quale si era interessato per ogni particolare fin dall’avvio dell’attività. Sono venuti a mancare quasi insieme procurando smarrimento e sconcerto a chi opera per il recupero umano e spirituale. Un percorso difficile, irto di ostacoli e passaggi delicati, che sembrano voler sfidare ogni sforzo di impegno duraturo, che richiede una sicura guida e la volontà di andare avanti nel corso degli anni. 
La disponibilità e sensibilità del nuovo presidente Mons. Ignazio de Gioia, subentrato anche nella direzione della CASA, ci hanno commossi per la sua attenzione, ma ha anche rimarcato quanto possa essere difficile per lui assumere il ruolo di guida amministrativa di una realtà complessa e delicata, in evidente difficoltà di risorse materiali e spirituali. La sua presenza sarà orientata al sostegno morale, garantendo costantemente l’attenzione per i bisogni di aiuto degli operatori e dei soggetti in cura, con il grande limite di dover seguire i tanti problemi della diocesi. Comprendiamo e condividiamo con lui le ansie e le difficoltà del momento che ci vedono tutti orientati verso la speranza e la fede. Ma restano aperti i tanti problemi di gestione, per la mancata sostituzione di alcune figure fondamentali e per le emergenze di carattere finanziario cui si cerca di far fronte. Purtroppo i provvedimenti anche urgenti vengono rinviati al successivo insediamento dell’ordinario diocesano.
La coincidenza dell’8 dicembre di quest’anno con l’apertura del Giubileo della Misericordia, voluto ed annunciato da Papa Francesco nella ricorrenza del cinquantesimo della conclusione del Concilio Vaticano II, ci riempie oggi di speranza per l’attenzione che tale evento può suscitare nelle coscienze degli uomini. Abbiamo l’opportunità di mostrare, secondo il suggerimento del pontefice, “come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della Misericordia… un cammino che inizia con una conversione spirituale… la promozione della nuova evangelizzazione, perché possa animarlo come una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare a ogni persona il vangelo della Misericordia”.
Un messaggio che estendiamo ai volontari, ai sostenitori, agli operatori ed ai nostri amici in cura, perché si realizzi quella solidarietà e reciproco sostegno indispensabile per la prosecuzione del progetto. La misericordia, quindi, si traduce in ogni forma di partecipazione alla miseria morale e spirituale con l’atteggiamento di concreto aiuto per alleviare ogni sofferenza.
Per tutti noi è anche fondamentale operare secondo lo spirito ed il monito del Fondatore, di voler interpretare alla lettera il messaggio evangelico di costruire la “chiesa del grembiule”. Quello spirito deve ancora fare da collante per mantenere tuttora in piedi la fede di quelli che, all’interno e fuori dalla struttura, credono nella speranza e nella carità. Difficoltà legate alla gestione della struttura fisica della Comunità, difficoltà di bilancio che rendono difficile ogni intervento, difficoltà nelle relazioni, dovendo affrontare problemi di gravi disagi esistenziali e sociali, non possono essere motivo di resa ed abbandono di un grande progetto.
La certezza di aver strappato negli anni tanti fratelli schiavi di scelte illusorie e di averli recuperati alla società e agli affetti familiari, fa da sprone per continuare nel percorso di Don Tonino con rinnovato impegno, fede e speranza.