Lettera ai Parroci e agli Educatori a proposito di gender

Presidenza AC e Agesci

Molfetta, 29 febbraio 2016

Carissimi parroci e carissimi educatori,
prendiamo spunto da alcuni pieghevoli apparsi nelle nostre cassette postali e da volantini che girano da un po’ di tempo gridando all’allarme  e mettendo in guardia dall’avanzare della “ideologia gender” nelle nostre scuole. Da queste posizioni, noi non ci sentiamo rappresentati. L’attenzione all’educazione di genere nelle scuole per noi è importante. L’omofobia esiste. La violenza sulle donne esiste. Il bullismo è una realtà. Educare allo stare insieme, al rispetto dell’altro, nei gesti, nel linguaggio, nel pensiero, educare all’accoglienza dell’altro diverso da me, al di là della condivisione o meno delle sue scelte di vita, di fede, di  orientamento sessuale, è umano ed è a nostro avviso profondamente cristiano.
Prendiamo le distanze in maniera ferma, definitiva e chiara da ogni forma di terrorismo psicologico di fronte alle questioni calde che si dibattono oggi in ordine ad etica e sessualità, da qualsiasi parte provengano; di fronte agli spauracchi agitati da alcune sedicenti formazioni e gruppi “ultracristiani” che dipingono scenari da crociate e manipolano ad arte la scarsa informazione su questi argomenti per diffondere chiusura invece che dialogo, paura invece che ascolto, contrapposizione invece che civile confronto. Questo non significa abdicare alla propria identità cristiana. Significa sforzarsi di viverla, nei contenuti come nello stile. Nella logica dei ponti e non degli steccati. Nella ricerca continua e onesta di una corretta informazione. Nella proposta di provare a cercare sempre un terreno comune con gli altri uomini, per il bene dell’uomo. Per costruire, non per pontificare. Senza citare ad arte, sempre e comunque il Papa. Dicendo con chiarezza il proprio pensiero, che non è ideologia e non prescinde da tutto e tutti. Cercando e ripartendo sempre da ciò che unisce, non ciò che divide, in una prospettiva completamente rovesciata che privilegia l’incontro e la liberazione dai pregiudizi reciproci.
Non abbiamo paura a dire ciò che siamo e siamo certi che l’essere nati maschio o femmina è un elemento da considerare di fondamentale importanza per la costruzione della nostra identità di persona. Ma non temiamo neanche che un pensiero altro possa minacciare le nostre certezze. La fede si comunica non con le coercizioni e la difesa ad oltranza, ma con la testimonianza.
Sappiamo bene che i temi in gioco sono molto seri, delicatissimi e che attengono ad una rivoluzione di pensiero che investirà il futuro del nostro Paese. Perciò secondo noi è importante non arroccarsi nelle proprie posizioni, ma provare ad interagire, mediare, individuare strade praticabili. La vita quotidiana insegna che i fondamentalismi non pagano e sono sempre molto pericolosi. Una Chiesa in uscita, che prova a sporcarsi le mani sul terreno del dialogo, non sarà sempre vincente, ma conquisterà la stima e l’autorevolezza di tutti, anche dei non credenti e potrà sempre più essere ascoltata in una realtà così complessa e bisognosa di parole e persone significative. La ricerca di senso e di buonsenso vanno coniugate insieme.
 
L’Azione Cattolica diocesana                                                                        
I gruppi scout Agesci della diocesi