“Increduli: sembrava fosse precipitato un aereo”

di Luigi Sparapano

RUVO DI PUGLIA (BARI)
Poco più di un anno fa le Ferrovie del Nord Barese, che la gente comunemente chiama 'Bari Nord', avevano tagliato il nastro del cinquantesimo anno di collegamento ferroviario, inaugurato il 30 settembre 1965. Tante sono state le manifestazioni promosse per coinvolgere, gratuitamente, «la gente e i viaggiatori, che poi sono la forza dell’azienda », così recitava il comunicato aziendale che lanciava gli eventi. E in realtà le ferrovie Bari Nord sono un elemento distintivo dei comuni collegati, da Bari a Barletta, specie da quando è stata attivata anche la fermata 'Aereoporto'.
Comodi e funzionali anche i nuovi treni, con orari adeguati in tutte le ore della giornata. Almeno fino a ieri, quando lo schianto frontale avvenuto tra Corato e Andria ha generato scenari catastrofici che il sindaco di Corato, Massimo Mazzilli, ha paragonato a «un disastro come se fosse cadutoun aereo».Scenario raccapricciante descritto tra le lacrime da un vigile urbano di Ruvo, inviato sul posto in pattuglia di rinforzo: «Uno spettacolo da non vedere, i feriti stipati nell'ospedale da campo, velocemente allestito, mentre i cadaveri, sfigurati, sono ricomposti in uno dei vagoni».
Ovviamente la domanda punta alle cause dell’incidente, tenuto conto che da Ruvo a Barletta i treni procedono su binario unico, mentre sono ancora in fase di espletamento le procedure per avviare i lavori del raddoppio e dell’automazione, già realizzati nella restante parte, da Ruvo a Bari.
Lungo i 70 chilometri della tratta, 13 chilometri scorrono ancora a binario unico. Il raddoppio era stato annunciato già nel 2008, ma fino ad ora il cantiere procede a singhiozzo.
Affranti gli operatori della stazione di Ruvo, con «il morale sotto i piedi, per i colleghi, le vittime e le famiglie coinvolte». Naturalmente non si esprimono sull’accaduto, se non per dire che «essendo a binario unico, la tratta è a blocco telefonico, vale a dire che per poter avviare untreno serve l’autorizzazione tramite lo scambio di dispaccio telefonico con il collega dell’altra stazione. La circolazione è regolata tra due persone, non ci sono automi, quindi si deduce l’errore umano». Ma ogni ipotesi andrà verificata. Resta il dolore immane per le vittime. Tuttavia il servizio ferroviario ha ripreso subito a funzionare, nelle tratte non coinvolte, perché «noi svolgiamo un servizio pubblico – riprende l’operatore – e non possiamo interromperlo».
Sul versante della solidarietà si registra una lodevole gara di persone richiamate dalla necessità di sangue. Il medico responsabile del Centro trasfusionale di Andria, dottor Lorusso, che proprio nei giorni scorsi aveva lanciato l’appello alla donazione sempre più necessaria nel periodo estivo, esprime parole di compiacimento, uscendo dall’ospedale, nonostante la tragedia: «Settanta sacche in pochissime ore, sono arrivati donatori da ogni dove e abbiamo dovuto mandarne via molti, rinviando a domattina una gara indicibile di solidarietà». Ma non si esprime sulla situazione delle vittime, i cui numeri salgono di ora in ora, quantificati «per difetto».
Raggiunti telefonicamente, i sindaci dei due comuni di Terlizzi e Ruvo esprimono lo sconcerto delle rispettive città che, notizie ancora non confermate, sono state anch’esse colpite. Il sindaco di Terlizzi, Ninni Gemmato, è corso sul posto dell’incidente a portare solidarietà, anche per il fatto che probabilmente un capotreno, deceduto, potrebbe essere di Terlizzi. Il sindaco di Ruvo, Ninni Chieco, si è recato all’obitorio del Policlinico di Bari per essere accanto a una famiglia ruvese, straziata dal dolore di dover riconoscere il corpo esanime del proprio figlioletto di 15 anni. Entrambi manifestano lo sconcerto per quanto accaduto.
Il vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, Domenico Cornacchia, che proprio due giorni fa aveva diramato un messaggio augurale per questo tempo estivo e di vacanza, ha espresso grande dolore e reale vicinanza alle famiglie coinvolte nel disastro: «Ci sentiamo tutti feriti». E ha inviato la comunità diocesana a stringersi nella preghiera e offrire ogni forma di aiuto che sia richiesto, attraverso associazioni di volontariato, Caritas e parrocchie.

da “Avvenire” del 13/07/2016
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