Annunciare la gioia del Vangelo in famiglia. Lettera pastorale

a cura di Antonella e Ferri Cormio

La prima lettera pastorale del nostro Vescovo Domenico con uno stile sobrio, discreto ma deciso, invita tutta la Chiesa diocesana ad accendere la luce di posizione, la Famiglia, perché sia chiaro e forte il segno che come credenti in questo nostro tempo, abitanti di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo vogliamo offrire al luogo e al tempo che abitiamo. L’impegno di noi cattolici deve essere un servizio al mondo e quindi alla Chiesa, non attardandoci nelle nostre sacrestie e neanche nei nostri appartamenti. Non bisogna appartarsi, non bisogna stare al sicuro negli ambienti a noi cari. 
Mons. Cornacchia nella presentazione della sua prima lettera alla diocesi, su questo è stato inequivocabile, ci ha detto che dobbiamo “impicciarci” degli affari del mondo, perché ci sta a cuore il nostro tempo e ci stanno a cuore gli uomini e le donne di questo tempo. Ecco perché dobbiamo tenere le luci accese, essere visibili, non coprire la lanterna sotto il moggio. La nostra fede, deve essere un’esperienza di bellezza e di felicità che dobbiamo annunciare a tutti, specialmente a chi è più distante da noi. 
Partire dalla famiglia per sperimentare il nuovo umanesimo di cui ci ha parlato Papa Francesco al Convegno di Firenze, è allora il terreno più sconnesso, più accidentato, in cui più si sente il bisogno di essere presenti come Chiesa al servizio degli uomini.
La famiglia è il luogo che più rappresenta l’incarnazione del mistero di salvezza di Cristo. Il luogo in cui il mistero della vita accolta come un dono è l’immagine piena e vera di un Cristo che genera sempre cose nuove e belle. La bellezza dell’amore sponsale che unisce per sempre un uomo e una donna è l’incarnazione della proposta di accoglienza della diversità come paradigma della propria esistenza.
La famiglia cristiana è anche chiamata a diventare Famiglia “allargata”, cioè deve andare incontro ad altre famiglie in difficoltà. E deve curare le ferite provocate da una separazione o da un divorzio, rese fragili dai problemi economici, “disorientate” dalle tante preoccupazioni quotidiane. Il nostro pastore con un preciso richiamo alle cinque vie di Firenze esorta infine tutte noi, famiglie della Diocesi, a sperimentare l’umanità nuova in Gesù Cristo, coniugando i cinque verbi nella realtà delle nostre famiglie.
Essere famiglie in uscita da se stesse nella ricerca solidale. Annunciare la gioia di essere comunità di vita e di amore, comunicando questo amore con l’ascolto e il dialogo, abitando relazioni in famiglia e fuori di essa. Riscoprendo la bellezza dell’educare i figli umanamente e cristianamente anche attraverso l’esperienza della preghiera quotidiana per trasfigurarsi e mettere in luce la presenza di Dio nella propria Umanità. Ed allora tocca a noi, Chiesa fatta di laici, presbiteri e consacrati, uomini e donne, metterci in piedi, e percorrere la strada che ci sta davanti con le luci di posizione bene accese.

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