Papa Francesco e Suor Bernadetta, molfettese

Ne ha parlato all'udienza del Seminario Regionale

Alle ore 12.00 di oggi, presso la Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza la Comunità del Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI”.
Il Papa ha rivolto ai presenti un discorso a braccio, dando per letto il testo preparato in precedenza e consegnato ai presenti, il cui testo riportiamo di seguito. Nel suo dire il Papa ha pronunciato questo inciso riportato dall'Ansa, :

(ANSA) – CITTA' DEL VATICANO, 10 DIC – «Due schiaffi spirituali» e il seminarista tornava sulla giusta via. Lo ha raccontato il Papa ai seminaristi dell’istituto pugliese Pio XI, richiamando alla memoria la figura di una suora di Molfetta, suor Bernardetta, che aveva cooperato con lui nella formazione dei Gesuiti in Argentina. «Quando, da maestro dei novizi, avevo un problema con qualcuno, lo mandavo da lei. Due schiaffi spirituali e tornava. La grandezza delle donne della Chiesa – ha commentato il Papa -, la grandezza delle mamme che sanno dire le cose che il Signore vuole che siano dette».(ANSA).
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Discorso consegnato dal Santo Padre
«Cari fratelli Vescovi e Sacerdoti,
cari Seminaristi,
vi incontro con gioia e saluto tutti voi che formate la comunità del Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI”, accompagnati dai Vescovi della Regione. Ringrazio il Rettore per le sue cortesi parole, e saluto in modo speciale voi, cari seminaristi, che, grazie a Dio, siete numerosi.
Vorrei riprendere brevemente con voi quanto ho detto durante l’Assemblea dei Vescovi italiani nella primavera scorsa sull’identità e il ministero dei presbiteri. In quella occasione ho descritto il ministero di un presbitero attraverso una triplice appartenenza: al Signore, alla Chiesa, al Regno. Una tale appartenenza, naturalmente, non si improvvisa, né nasce dopo l’ordinazione se prima – appunto negli anni del Seminario – essa non è stata coltivata, custodita, fatta crescere con attenzione e senso di responsabilità. Ecco perché oggi vorrei approfittare della vostra visita per riprendere quella riflessione, che reputo importante anche per dei giovani seminaristi che si stanno preparando a diventare preti.
Innanzitutto, la parola “appartenenza” porta in sé l’idea di sentirsi parte di un tutto. Solo se ci sentiamo parte di Cristo, della Chiesa e del Regno, cammineremo bene negli anni del Seminario. Per cogliere il tutto bisogna alzare lo sguardo, smetterla di pensare che io sia il tutto della mia vita. Il primo ostacolo da superare è dunque il narcisismo. È la tentazione più pericolosa. Non tutto inizia e finisce con me, posso e devo guardare oltre me stesso, fino ad accorgermi della bellezza e della profondità del mistero che mi circonda, della vita che mi supera, della fede in Dio che sostiene ogni cosa e ogni persona, anche me. Come potrò accorgermi di Cristo, se guardo solo a me stesso? Come riuscirò a gustare la bellezza della Chiesa, se la mia unica preoccupazione è salvarmi, risparmiarmi, uscire indenne da ogni circostanza? Come potrò entusiasmarmi nell’avventura della costruzione del Regno di Dio, se ogni entusiasmo è frenato dalla paura di perdere qualcosa di me? In questo tempo liturgico di Avvento, che fa risuonare forte l’invito del Signore alla vigilanza, siamo invitati a vigilare sul rischio reale di essere narcisisti, perché senza questa vigilanza nessun cammino vocazionale è realmente possibile.
Appartenere, poi, significa anche saper entrare in relazione. Occorre prepararsi ad essere anzitutto uomini di relazione. Con Cristo, con i fratelli con cui condividiamo il ministero e la fede, con tutte le persone che incontriamo nella vita. E a saper vivere bene le relazioni si inizia in seminario! Non si può pensare di camminare verso il sacerdozio senza avere preso questa decisione nel cuore: voglio essere un uomo di relazione. Sia questa la prima attenzione in questi anni, la prima meta formativa. Posso verificare realmente, man mano che passano gli anni e l’ordinazione si avvicina, se sto progredendo su questa dimensione: se la mia capacità relazionale sta crescendo, sta maturando. La costruzione della comunità, che un giorno dovrete guidare come sacerdoti, inizia nella vita di tutti i giorni in seminario, sia tra di voi, sia con le persone che incontrate nel vostro cammino. Non sentitevi diversi dai vostri coetanei, non ritenete di essere migliori degli altri giovani, imparate a stare con tutti, non abbiate paura di sporcarvi le mani. Se domani sarete preti che vivono in mezzo al popolo santo di Dio, oggi iniziate ad essere giovani che sanno stare con tutti, che sanno imparare qualcosa da ogni persona che incontrano, con umiltà e intelligenza. E alla base di tutte le relazioni ci sia la relazione con Cristo: man mano che lo conoscete, che lo ascoltate, che vi legate a Lui nella fiducia e nell’amore, fate vostro il suo amore, mettetelo nei rapporti con gli altri, diventate “canali” del suo amore attraverso la vostra maturità relazionale. Il luogo in cui cresce la relazione con Cristo è la preghiera, e il frutto più maturo della preghiera è sempre la carità.
Infine, l’appartenenza va confrontata col suo opposto, che è l’esclusione, lo scarto. Chi cresce nell’appartenenza a Cristo e scopre in Lui uno sguardo che si rivolge a tutti, come può nel suo stile di vita essere un uomo che esclude? Iniziate dalla vita comune che fate in seminario: c’è qualcuno che è escluso? Che rimane ai margini? La vostra appartenenza a Cristo vi chiede di andargli incontro, di portarlo al centro, di aiutarlo a sentirsi anche lui parte della comunità. Man mano che crescete nel senso di appartenenza alla Chiesa e assaporate la bellezza della fraternità, sappiate chiedere a voi stessi di compiere la fatica del perdono, nelle piccole come nelle grandi cose. Se nulla nella vita ci esclude dallo sguardo misericordioso del Signore, perché mai dovrebbe allora essere il nostro sguardo ad escludere qualcuno?
So che siete un seminario grande, visitato dalla grazia del Signore con tante vocazioni. Questa abbondanza è anche una responsabilità. Occorre stare attenti alla qualità del cammino formativo, i numeri non bastano. Per questo, perché possiate sempre camminare in una buona qualità formativa, vi assicuro la mia preghiera, ringraziandovi per la vostra visita. E anche voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.»

[01980-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0892-XX.02]
(fonte: www.vatican.va)