Il Museo diocesano sul magazine del Sole 24 Ore

La struttura museale diocesana compare sul prestigioso inserto Stil’è di dicembre

Con il numero di dicembre dell’inserto Stil’è, magazine del Sole 24 Ore, inizia ufficialmente il viaggio che porterà i lettori alla scoperta delle bellezze artistiche contenute nei musei del Belpaese. Ad inaugurare questa nuova rubrica – curata da Giuseppe Cirasino – del prestigioso inserto del principale quotidiano economico-finanziario italiano, il Museo diocesano di Molfetta. Primo tra i sette musei regionali ad essere stato “adottato” da Noi Energia, lungimirante impresa del territorio che ha deciso di associare la sua immagine ad un simbolo della cultura.

«Valorizzare il proprio territorio – si legge in apertura della rubrica “Arte&Stil’è” – significa automaticamente valorizzare il proprio prodotto o servizio», in una Puglia che viene definita una regione all’avanguardia sulle politiche turistico-culturali. Alla nostra regione viene riconosciuto il merito di aver puntato sulla cultura traducibile nell’incremento delle risorse economiche e dell’occupazione, guardando in particolare al recente progetto “Smart in Puglia” che destinerà 100 milioni di euro per interventi di valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale, «capaci di assicurare miglioramento della qualità della vita delle comunità, crescita economica sostenibile e sviluppo territoriale».

In questo contesto si muove la struttura diocesana, gestita dalla FeArT cooperativa, mirando ad un modello di partenariato pubblico/privato che possa rendere il museo interattivo, orientato alla fruizione dei cittadini.

A far bella mostra di loro, insieme al Museo diocesano molfettese, la Galleria Nazionale della Puglia di Bitonto, il Museo Nazionale Archeologico di Altamura , il Museo della Basilica di San Martino di Martina Franca, il MAAAC di Cisternino, il Museo diocesano di Monopoli ed il Museo Nazionale Archeologico di Egnazia.

Nella pagina dedicata a questo binomio impresa-cultura molfettese una breve presentazione del Museo con un dettaglio dell’opera più importante e rappresentativa: “La Pietà” di Bernardo Cavallino (1649 ca), una tra le poche firmate dal pittore napoletano.

Non un semplice inserto pubblicitario, dunque, ma il segnale di un legame biunivoco dell’istituto culturale con il territorio cittadino e le realtà che in esso operano un “nuovo mecenatismo”. A conferma di questo, a giorni, sarà presentata una pubblicazione del prof. Gaetano Mongelli su Filippo Antonio Cifariello scultore, voluta dal Museo e resa possibile dall’Opera Pia Monte di Pietà e Confidenze.

Coop. FeArT