Che cercate? Maestro dove abiti?

di don Luigi Caravella, rettore

In questo anno pastorale la comunità diocesana, stimolata dalla volontà di Papa Francesco di indire un Sinodo dei giovani che si terrà nell’ottobre 2018 per riflettere sulla fede e la vocazione, sta vedendo una grande attenzione al mondo giovanile: la Chiesa vuole mettersi in ascolto di questa generazione vista, troppo spesso con sguardo superficiale, distante da Dio, non considerandola un problema, ma quale interlocutrice privilegiata dell’annuncio evangelico.
La nostra comunità del Seminario Vescovile non può non sentirsi sollecitata da queste riflessioni, in quanto composta da ragazzi che compiono un cammino di discernimento vocazionale. Nel Documento preparatorio al Sinodo I giovani, la fede e il discernimento vocazionale si scrive: «La vocazione all’amore assume per ciascuno una forma concreta nella vita quotidiana attraverso una serie di scelte, che articolano stato di vita, professione, modalità di impegno sociale e politico, stile di vita, gestione del tempo e dei soldi, ecc. Assunte o subite, consapevoli o inconsapevoli, si tratta di scelte da cui nessuno può esimersi. Lo scopo del discernimento vocazionale è scoprire come trasformarle, alla luce della fede, in passi verso la pienezza della gioia a cui tutti siamo chiamati».
Il cammino formativo del Seminario ha assunto, come icona biblica di riferimento, la vocazione del discepolo amato, richiamando la necessità di sentirsi non solo dei chiamati, ma soprattutto persone che compiono un cammino di fede all’insegna della ricerca, come ricorda il Beato Piergiorgio Frassati: “vivere senza fede, senza patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere, ma vivacchiare. Non dobbiamo far finta di vivere ma vivere”. Come i due discepoli del Vangelo, anche noi siamo mossi a cercare qualcosa che dia un senso pieno alla nostra vita.
“Che cosa cercate?” Queste parole che Gesù rivolge ai discepoli, le prime in assoluto nel Vangelo di Giovanni, richiamano la domanda fondamentale che rivolge al discepolo di sempre, a chiunque vuole mettersi in gioco nella relazione con Lui perché la vita dell’uomo è piena di attese, sogni, cose che mancano o che si cercano. Sono l’invito rivolto ad ogni uomo a scoperchiare il suo cuore per giungere alla verità di vita che ciascuno ha scritto dentro di sé. Spingono a guardare in alto, a ricordare che i sogni sono più importanti delle cose e che i compromessi a cui molte volte siamo costretti a cedere non possono spegnere quei valori, ispirati dal Vangelo, che devono guidare il nostro cammino. In un mondo dove tutto spinge ad accontentarsi della mediocrità, Gesù invita ad andare oltre.
La presenza del Seminario minore in una Chiesa diocesana ricorda a tutta la comunità la cifra del suo essere: una proposta ecclesiale che non apre alla fede e non spinge i ragazzi, i giovani e ogni cristiano ad una riflessione sulla propria vocazione rischia di diventare più legata alle cose del mondo che a quelle di Dio. La nostra piccola, nei numeri, ma grande comunità, composta da undici ragazzi che pongono domande alte alla loro vita, ricorda come il discernimento e la ricerca vocazionale devono essere lo sfondo da dare alla propria vita come credenti e appartenenti alla Chiesa, come ricorda il Servo di Dio Mons. Antonio Bello, di cui quest’anno ricordiamo il 25o anniversario della sua scomparsa: “Vocazione. È la parola che dovresti amare di più. Perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio. Davanti ai microfoni della storia (a te sembra nel segreto del tuo cuore) ti affida un compito che solo tu puoi svolgere”.