“Ecco i miei tesori sono i miei poveri”. Omelia del Vescovo al pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Fotogallery

10 Agosto 2018. Grotta di Massabielle, Lourdes

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«Carissimi, penso che non poteva esserci un dono più bello e più grande, per tutti quanti noi quest’oggi: partecipare in questo luogo all’Eucaristia, in occasione della festa liturgica di uno dei primi grandi martiri della Chiesa, San Lorenzo diacono.

Nella preghiera dell’Ufficio delle letture di questa mattina, Sant’Agostino scrive che Lorenzo amò Cristo nella sua vita e lo imitò nella sua morte (Disc. 304). Vorrei tanto che si potesse dire lo stesso di ciascuno di noi! Al termine della nostra vita saremmo giudicati sull’Amore, sulla carità, e la misura dell’amore, come affermava San Bernardo, è amare senza misura (Bernardo di Chiaravalle, De diligendo Deo); questo lo ha ripetuto poi il grande vescovo, Servo di Dio, Mons. Tonino Bello. Dobbiamo pertanto cercare di amare il buon Dio mettendoci dal suo punto di vista, assumendo nella nostra vita la nuova unità di un amore che non conosce misura.

Quando, il diacono Lorenzo, fu condannato per la sua fede in Cristo, gli fu richiesta da Valeriano, governatore dell’Impero Romano, la restituzione di tutti i suoi beni, in quanto si riteneva, allora come oggi, che la forza della Chiesa fosse nella ricchezza materiale. È bellissimo quello che la tradizione ci racconta: Lorenzo presentò, allora, i suoi poveri ai quali aveva dato tutto ciò che possedeva e diceva: “Ecco i miei tesori sono i miei poveri. Ecco i tesori della Chiesa (Ambrogio, De off 2,28)”. Siamo qui dinanzi a tanti fratelli e sorelle inchiodati sulla croce della sofferenza; essi, sono tesori per il Signore, sono l’Incarnazione, la visibilità di Gesù che ancora cammina tra noi inchiodato sulla croce.

Il papa buono, San Giovanni XXIII, invitava che si chiedesse al Signore di passare attraverso la croce alla luce della vita: Sapientia crucis est sapientia Lucis! Siamo qui per chiedere a Maria di darci la sua mano e il suo aiuto di madre, affinché non ci faccia abbandonare la croce, ma ci incoraggi ad assumerla quotidianamente. L’apostolo Paolo scrive, a chiare lettere, che il Signore ama solo chi dona con gioia (Cor 9,7), ma io sono certo, sono convinto, che non c’è nessuno capace di amare fino ad una certo punto. Infatti, nell’amore si dona tutto, e ciò che accompagna questo dono non può che essere la gioia. Il dono più grande che un ammalato può restituire a chi lo assiste notte e giorno, a chi veglia su di lui, è proprio un sorriso e un grazie, perché ha ricevuto con gioia. Quel grazie racchiude e restituisce quanto noi riceviamo.

Impariamo ad amare e soprattutto a donare con gioia! A cosa serve dare con la rabbia e il risentimento del cuore? Diamo dimenticando di aver dato; lasciamoci espropriare dal Signore! Come la croce è il simbolo di un amore senza misura, così la graticola sulla quale è stato poggiato il diacono Lorenzo possa essere il segno di quella graticola quotidiana su cui anche noi diventeremo pane, nutrimento, cibo per tanti. Il pane deve essere ben cotto e solo allora profuma e solo allora è capace di essere gustato da coloro che hanno fame. La nostra vita sia proprio così, miei cari, un pane spezzato, sbriciolato. Quindi il pane del nostro amore, della nostra carità, del nostro servizio, del dono richiesto ed elargito, deve essere condiviso.

A Maria affidiamo questi sentimenti e soprattutto esprimiamo quello che Agostino ha detto di San Lorenzo affinché fossimo in grado, in questa vita, di Amare Cristo per poterlo imitare come vittima sulla croce. Anche noi che diciamo di essere in buona salute, prima o poi, forse, ci imbatteremo nel mistero della sofferenza, nel mistero della croce. La croce va assunta, va amata, non depositata, non collocata sulle spalle altrui. Noi piuttosto dobbiamo vivere in modo che sia alleggerito tale peso sulle spalle dei nostri fratelli.

Miei cari, concludo invitando me e ciascuno di voi, come dice Papa Francesco nella esortazione apostolica Gaudete et exultate, a non dimenticare che tutti siamo chiamati a imitare ciò che contempliamo! Siamo qui ad imitare il mistero del , il mistero attraverso il quale Maria Vergine ha donato e consegnato all’umanità di tutti i tempi il Cristo, vero mezzo della nostra salvezza e della nostra santificazione.

A Gesù per mezzo di Maria! Ella ci orienti sempre verso Gesù, suo figlio, il Redentore.

Così sia!»

+Domenico, vescovo

(Il testo dell’omelia è stato trascritto da Elisabetta Gadaleta – che ringraziamo – direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’ autore)