Laicato

Deceduta Franca Salvemini, laica fino in cima. L’ultima intervista di Luce e Vita

Funerali giovedì 7 novembre, ore 16 presso il Duomo di S. Corrado

Franca Salvemini

Franca Salvemini era l’aderente di Azione Cattolica più anziana della diocesi. Ci ha lasciati quest’oggi, a 97 anni. Una donna fervida, che ha vissuto momenti storici importanti e che si è spesa per la promozione della fede e del Vangelo, diventando punto di riferimento per generazioni intere. Era la “zia” di tutti. In molti andavano a trovarla per ascoltare le sue posizioni su questioni politiche e sociali attuali o ricevere da lei suggerimenti per la vita associativa. I più giovani la conoscevano indirettamente per i racconti di parrocchiani o familiari o amici.

Come redazione di Luce e Vita, l’avevamo incontrata lo scorso anno, in occasione dei 120 anni dell’Azione Cattolica diocesana, per un’intervista in cui emerge un profondo vigore di laica al servizio della Chiesa.

Un “patrimonio” come l’hanno definita in molti, per l’Ac e per la Chiesa.
Le esequie si svolgeranno giovedì 7 novembre, alle ore 16 presso il Duomo di Molfetta.

Riproponiamo il servizio realizzato nel maggio 2018, a cura di Susanna M. de Candia:

Franca Salvemini ha compiuto l’8 maggio 96 anni. «Sono stata “raccattata” dall’Ac, perché avevo la mamma intelligentemente credente, che dentro mi aveva seminato qualcosa che lei respirava». Sono state le prime parole che ci ha consegnato, con orgoglio e gratitudine. Si è presentata da subito come una “recalcitrante alla Chiesa”. Non aveva mai voluto far parte dell’Azione Cattolica, nonostante l’adesione della mamma.
L’incontro col Signore – e con l’Ac – è avvenuto in modo inconsapevole. Franca ha vissuto a Brindisi durante il periodo scolastico, insieme alla famiglia, per poi tornare a Molfetta nel ’41, durante la Guerra.
Si avvicinò alla FUCI (fondata a Molfetta dal prof. don Giovanni Di Napoli), mentre frequentava la Facoltà di Economia e Commercio. Con l’arrivo di don Peppino Lisena, accettò (senza troppa consapevolezza) l’incarico di Segretaria del Gruppo di Vangelo, riconoscendosi impreparata. In quel momento incontrò un compagno di strada fedele: le fu donato un piccolo vangelo con la custodia rossa, cominciò a leggerlo e si innamorò di Matteo evangelista. È proprio vero che le vie del Signore sono infinite, perché la Guerra condusse a Molfetta la Responsabile delle “Signorine Distinte” di Ac di Bari, sfollata insieme alla famiglia. Al momento di tornare nella propria città, chiese a Franca di prendere il suo posto e si iscrisse alla Gioventù Femminile. La sua prima tessera di Ac è del 1946, quando cominciò a frequentare la parrocchia Immacolata, dove divenne Presidente nello stesso anno. Nel contempo, «Sorella Maggiore Armida Barelli pensò di inserire le giovanissime. Fu un’invenzione splendida!»
Ha avuto il piacere di incontrarla due volte e si è lasciata ispirare dai suoi scritti. Di lei ha apprezzato soprattutto lo “sguardo lungo” e l’impegno per l’Italia e la Chiesa. «Lei pregava e viaggiava, attraversando l’Italia, curando e coltivando la “sua” Gioventù Femminile e così leggeva i luoghi e la Storia. Da quel suo “sguardo lungo”, nacquero la Sezione “Signorine Distinte”, la Sezione “Studenti” e la Sezione “Lavoratrici”». Anche Molfetta partecipò a queste novità, grazie al Consiglio Diocesano di quegli anni e alla Presidente, l’insegnante Marta Bartoli» (ai tempi in cui Molfetta era diocesi a sé). Tutto ciò non era ancora sufficiente. Per sostenere l’Italia che andava incontro a grandi cambiamenti sociali, “Sorella Maggiore” «ci insegnò cosa significavano libertà, democrazia, partiti politici, referendum, elezioni», riportando alla mente la partecipazione ad una scuola socio-politica a Lecce.
L’esperienza in Ac per Franca si è tradotta in accompagnamento e vicinanza alle giovanissime, giovani e poi donne dell’associazione, con stima e fiducia da parte dei sacerdoti (la cui sacralità ha appreso dall’Ac, confida) e sostegno di altri laici impegnati nelle parrocchie.
«Una persona cara è stata don Michele Carabellese, appassionato e innamorato di Gesù», senza dimenticare «la grande amicizia con Cristina Gadaleta con cui ho condiviso l’esperienza parrocchiale». Sono legate da un’amicizia profondissima, spinte entrambe da un forte sostegno
dello Spirito. Cristina (coetanea di Franca) è aderente di Ac dal ’33 presso la parrocchia Immacolata; dopo un periodo di servizio presso la parrocchia S.Gennaro, tornò nella sua parrocchia d’origine, occupandosi della formazione degli adulti. Per lei l’Ac è l’associazione più completa, perché ci vanno i ragazzi, i giovani e gli adulti ed è capace di adattarsi ai tempi che viviamo, che si stanno cristallizzando. All’Ac deve la voglia di conoscere e sapere.
In occasione dei 120 anni di Ac diocesana, vibra forte l’augurio di Franca: «siate fedeli al Vangelo, maneggiate il Vangelo, maneggiate il Vangelo, maneggiate il Vangelo!» ha tenuto a ripetere con vigore e profondità. «Continuo a fare la tessera, perché credo nell’Ac» e, mentre riconosce
che oggi i cattolici restano troppo in silenzio, ricorda l’impegno preso dalle “aspiranti” per insegnare a firmare alle signore anziane, quando nel ’46 per la prima volta anche le donne vennero chiamate a votare e scegliere tra Monarchia e Repubblica.»

(da Luce e Vita n.22 del 3 giugno 2018)