Festival della Comunicazione

Le storie ci hanno segnato. Testo dell’intervento di Mons. Pompili. Video e photogallery

L'incontro di apertura.

Breve cronaca della serata di apertura

Davvero le storie raccontate nell’incontro di apertura del 15° Festival della Comunicazione ci hanno segnato. Tutte. Valeva la pena lasciare altre attività non indispensabili per condividere oltre due ore di diretta streaming – unica formula con cui è stato possibile avviare il festival – a beneficio della nostra comunità diocesana. Già, della comunità diocesana tutta, preti e laici, ai quali il festival sta offrendo una serie di opportunità riflessive.
 
Un tema tradotto nelle vite che si fanno storie. Dall’ultima, quella della Dott.ssa Angela Trecca, resiliente geriatra che il venerdì santo ha contratto il Covid-19 facendo il suo ordinario lavoro ospedaliero e che adesso lotta contro il virus suo e di tanti altri che telefonicamente o in altri modi possibili sostiene in quella che – come ha giustamente evidenziato Mons. Domenico Pompili – non è una guerra, dove si sta di fronte nella battaglia, ma una tempesta che si affronta insieme, sulla stessa barca. La storia di Donato Lacedonia, pneumologo, e della sua comunità ospedaliera che, “grazie” al virus, vede mutare il modo di comunicare tra pazienti e sanitari, verso una relazione più umana, intrisa di lacrime e di grazie, di bigliettini e di post che esprimono non più sospetto o distacco.
 
Le storie accennate da don Cesare Pisani, nel diuturno affiancamento della Chiesa locale, attraverso la Caritas e con i fondi 8xmille, alle numerose famiglie impoverite che si aggiungono a quelle già povere.
 
Le storie di fra’ Mimmo e fra’ Carmelo, frati di origini pugliesi, chiamati a condividere le vite sospese di quanti – non chiamateli terremotati, ma Maria, Agnese, Giovanni… – volti colpiti dal terremoto ad Accumoli e Amatrice. E a offrire lenti adeguate a leggere e narrare queste storie, le parole di Mons. Cornacchia e di Mons. Domenico Pompili, ispirate al messaggio del Papa – declamato da Corrado La Grasta, con l’invito a cogliere questo tempo come un Kairos. Un tempo propizio in cui riconoscerci nell’appartenenza di fratelli, di comunità che sanno discernere meglio l’essenziale. Anche il saluto dei quattro Sindaci, oltre che apprezzare lo sforzo di non aver rinunciato al festival, ha testimoniato l’impegno di mettere al centro le persone, le storie reali, le esigenze vere.
 
Gratitudine alla Famiglia dei Paolini che ci ha consegnato questa opportunità, e alla Cappella Corradiana che con il Magnificat, e prima ancora con il Resurrexi, hanno posto le nostre parole nelle Sue parole: “Signore, mi hai messo alla prova e mi hai conosciuto. Tu hai conosciuto il mio riposo e la mia risurrezione”.
 
Luigi Sparapano

 
Rivivi la prima serata del festival