Omelia per l’ordinazione sacerdotale don Luigi Ziccolella

Omelie

Carissimi fratelli e sorelle, sappiamo che quanto stiamo celebrando avrebbe dovuto aver luogo lo scorso 18 Aprile, Sabato in Albis, ma a causa della pandemia, è slittato a questa sera. Certamente, la nostra gioia è aumentata in proporzione all’attesa!

Saluto con particolare affetto quanti sono collegati con noi tramite l’emittente Teledehon, che ringrazio ancora per la competenza e la pazienza che ha verso di noi! A tutti chiedo il dono della preghiera per il giovane ordinando e per la nostra Diocesi.

La sacra Ordinazione di un  novello presbitero è sempre motivo di entusiasmo e di grande emozione per un vescovo e per la Chiesa tutta. Raccogliamoci in orazione per ricevere dal Signore questo dono grande!

Sono certo che Don Luigi, da tutti chiamato Gigi, si è preparato al meglio per essere investito della sacra unzione e del potere di essere, per sempre, un sacerdote di Gesù.

La Parola di Dio certamente apre la strada alla nostra riflessione. Il Signore chiama ancora oggi, come ai tempi in cui camminava per le strade della Palestina   alcuni, che possano perpetuare la sua missione di salvezza, all’insegna della più pura radicalità.

Non esiste una risposta esauriente, che sia capace di sciogliere il “perché” nostro Signore chiami alcuni e non altri, alla sua sequela. Sant’Agostino direbbe che Gesù non chiama i migliori, i più bravi e i più santi, ma perché i chiamati, lo diventino! Santa Teresa D’Avila, da parte sua, diceva che “ad ogni scelta corrisponde una rinuncia” e, continuava: “Quanto più una scelta costa, tanto più vale”!

Nel Vangelo appena proclamato, Gesù dice: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me” (Mt 10, 36-37). Ciò che fa la differenza tra l’amare i propri cari e Gesù, è proprio quel “più”! E, diciamo che non si tratta di una misura quantitativa, ma qualitativa! Non sempre gli altri possono comprendere il perché siamo attratti da una persona, da un ideale, da una cosa e, non da altre (persone o cose). Dal nostro cuore parte un desiderio non sempre intelligibile e comprensibile per coloro che ci sono intorno!

Ciò che tutti possono e debbono comprendere invece è l’amore, la passione, l’irreversibilità di tale trasporto affettivo e razionale!

Immagino quanti, oggi, dinanzi ad un giovane che sceglie di privarsi di una donna, di una famiglia, di figli o di altro, per diventare prete, si chiedono il perché mai!?

La fede ci aiuta in questa logica sovrumana. Mi ha colpito sempre un pensiero di San Giovanni della Croce, Dottore della Chiesa: “Per accedere alle ricchezze della sapienza divina, la porta è la Croce. Si tratta di una porta stretta, nella quale pochi desiderano entrare, mentre sono molti coloro che amano i diletti a cui si giunge per suo mezzo” (Lettura della memoria liturgica 14 dicembre).

Carissimo Gigi, siamo in tanti, visivamente e non, a dirti che ti vogliamo bene! Semplicemente desidero richiamarti alcune cose che mi stanno a cuore:

1.“Credi sempre in ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede e, vivi ciò che insegni” (Rito del Diaconato).

  1. San Paolo VI, nell’Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi (1975), dice: “Possa il mondo del nostro tempo, che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza, ricevere la buona Novella, non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti ed ansiosi, ma da ministri del Vangelo, la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia di Cristo, e accettino di rimettere in gioco la propria vita, affinché il Regno sia annunziato e la Chiesa sia impiantata nel cuore del mondo” (EN 80)!
  2. Caro Gigi, ancora, a ciascun prete e, a te che stai per diventarlo, rivolgo quanto Papa Benedetto XVI scriveva ad un gruppo di seminaristi nel 2011: “Per il sacerdote, il quale dovrà accompagnare gli altri lungo il cammino della vita e, fino alla porta della morte, è importante che egli stesso abbia messo in giusto equilibrio cuore ed intelletto; ragione e sentimento; corpo ed anima e che, sia umanamente <integro>”!

Da ciò si comprende bene che se il nostro cuore è saturo di amore puro, sincero, senza rimpianti, per il Signore e per la Chiesa, non ci sarà più posto, in esso, per nessun altro affetto o cosa!  Come ci si accorge se un giovane è tifoso di una squadra o di un’altra; se ama quella ragazza o meno; così pure, coloro che ci guardano devono intuire che l’amore per il Signore e per il prossimo, riempie la nostra vita! Mercoledì scorso ho avuto la singolare ed inaspettata udienza privata con Papa Francesco. Gli ho consegnato il volume della Positio super virtutibus di Mons. Tonino Bello. Il Papa, con commozione mi ha detto: “Dovremmo imitare questi vescovi e sacerdoti”! Ad ognuno di noi e, a te caro Gigi, auguro che molti, specie giovani, possano essere nostri imitatori, nel bene e nelle virtù!

Carissimo don Gigi, coraggio, non avere mai nostalgia del tuo passato! Non lasciarti sedurre da ciò che lasci, sappi gioire per ciò che il Signore ti dona! Sii per tutti e ovunque, come la città sul monte e, la fiaccola accesa sul candelabro (Mt 5, 13ss.)!

Vivi il tuo tempo in pienezza, nella letizia e nella gratuità evangelica! I Vangeli dicono che Gesù, passava sanando e beneficando tutti!

Come sarebbe bello che si ripetesse la medesima cosa di te! Valga per ciascun prete, e, per te in particolare, ciò che si diceva del Santo Curato d’Ars: Era un prete riuscito”!

Esorto voi, cari sacerdoti più adulti, ad incoraggiare Don Gigi, a volergli bene, a non essere tanto maestri, quanto autentici testimoni. Accoglietelo nella famiglia presbiterale, come fratello, figlio ed amico. Siate padri pazienti ed amorevoli coi preti più giovani nel ministero! Agli uni e agli altri, però,  dico di essere sempre capaci di far leva su ciò che unisce, su ciò che è positivo e bello, evitando tutto il resto!

Ho letto recentemente il  brano di un libro, dal titolo Il prete giusto (Nuto Revelli 1988). L’autore scrive: “Ci sono preti che si comportano come altoparlanti di Gesù Cristo, non solo con le parole, ma anche coi fatti. Altri invece hanno scelto la vita quieta, il tran tran: nessun nemico. Io dico: se un prete non ha nemici, non è un prete. Gesù crea una rottura tale che lo chiamano <segno di contraddizione>”. Caro Don Gigi, vivi questa sfida! Suscita stupore, meraviglia per la tua ilarità, la tua bontà e la tua mansuetudine!

Non aver nemici, ma piuttosto persone a cui donare, a piene mani, serenità e bontà!

Non dimentichiamo quello che lo scrittore Bernanos scriveva: il prete è uno che ha o una cosa in più o una cosa in meno rispetto agli altri! Bellissimo! Viviamo in modo da essere ed avere sempre  un quid in più di amore e di umiltà!

Dico grazie agli educatori e formatori che hanno guidato Gigi nel Seminario Diocesano e Teologico. Un particolare grazie al Rettore del Pontificio Seminario Regionale, Mons. Gianni Caliandro, qui presente.  Grazie ai tuoi genitori che ti hanno generato e a quanti ti vogliono bene. Credo di potermi inserire tra questi! Grazie della tua collaborazione e vicinanza. Grazie alle comunità presso le quali hai svolto un tirocinio pastorale, specie la Parrocchia “Santa Famiglia” di Molfetta, oltre quella di San Gioacchino, in Terlizzi, che ti ha accolto dalla tua fanciullezza.

Ti auguro che quanti ti vedranno o ti ascolteranno, ripetano di te, le medesime parole dette dalla donna che accolse, senza saperlo, il profeta Eliseo, in casa sua: “Io so che è un uomo di Dio, un santo” (2Re 4, 9). E che, anche tu possa essere uno che promette e dona fecondità, vita, gioia, ovunque!

Concludo con una toccante invocazione del Servo di Dio Mons. Tonino Bello:

Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli nel Cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri. Riempi di amicizie discrete la loro solitudine. Rendili innamorati della terra, e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze. Confortali con la gratitudine della gente e con l’olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza, perché non trovino appoggio più dolce se non la spalla del Maestro. Liberali dalla paura di non farcela più. Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze. Dal loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza. Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano. Fa’ risplendere di gioia i loro corpi. Rivestili di abiti nuziali. E, cingili con cinture di luce. Perché, per essi e per tutti, lo sposo non tarderà”!

Ti affido a Maria Santissima, carissimo Gigi! Anche tu possa trasformare in gesti di carità e di amore, la parola che ascolterai e che mediterai ogni giorno!

Così sia!

+ Domenico Cornacchia, Vescovo

 

Cattedrale di Molfetta
27-06-2020