A conclusione della processione nell’Ottavario del Corpus Domini

Ruvo, Saluto in Piazza, 25 giugno 2017
25-06-2017

Carissimi fratelli e sorelle, celebriamo nella nostra antica e storica Città di Ruvo, come poche altre città al mondo, la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo, quale festa patronale. Sicuramente è per noi un motivo di vanto, ma soprattutto dev’essere un’occasione in più per essere doppiamente eucaristici.
1° Più degli altri, dobbiamo celebrare con fede lo specialissimo Santo Patrono, Gesù Eucaristia, a livello comunitario e personale, quale segno, manifestazione di unità e di comunione.
Sentiamo forte la vocazione ad essere una comunità eucaristica, cioè innamorata dell’Eucaristia e fare di essa il piedistallo da cui guardare la realtà terrena, così come la guarderebbe nostro Signore.
L’Eucaristia è segno dell’umiltà di Dio; è l’incontro tra la fede e i sensi; tra ciò che vediamo e ciò in cui crediamo. Dire Eucaristia è praticare il linguaggio dell’essenzialità, della carità e della semplicità.
“Si è ciò che si contempla”. Come Mosè irradiava dal suo volto l’intensa luce del Roveto ardente (Es 3, 2ss.), così il nostro volto deve diffondere intorno a sé il calore e il fascino della luce del Tabernacolo, di Gesù che dona la vita per noi!
Il Signore Gesù è qui in mezzo a noi non attraverso un simbolo, ma un sacra- mento. Egli ha scelto un po’ di pane e un po’ di vino consacrati, per rimanere tra noi, per sempre, sino alla fine dei secoli.
Proviamo ad immaginare cosa direbbe a noi Gesù, mentre ci guarda da quell’Ostia Santa che porteremo per alcune strade della nostra Città. Mi piacerebbe sentire, dalle labbra del Maestro:

“Cercate prima il regno di Dio, il resto vi sarà dato in sovrappiù” (Mt 6,33).
Il Signore ci esorta a cercare per trovare, cioè senza stancarci, fino a quando non avremo trovato il Dio, Padre di tutti gli uomini. Quel prima non è da intendersi in senso temporale, ma affettivo e spirituale! “Non anteporre nulla al Signore Gesù”, diceva San Benedetto.

“Date loro voi stessi da mangiare” (Mc 6, 37). E, ancora: “Non di solo pane vive l’uomo” (Mt 4, 4). Chiediamoci: di cosa l’uomo oggi ha più fame e sete: di denaro, di successo, di cose che passano in fretta…?! Siamo disposti ad offrire noi stessi tempo, consolazione, incoraggiamento, speranza, fiducia, perdono, a chi ne ha bisogno? Oggi, il mondo, credo, più che di pane ha bisogno di lievito, che dia sapore e senso alla sua vita. Senza dimenticare che molte volte, il modo di dare, di dire o, semplicemente, di stare accanto, vale più di ciò che si dà o si dice!

“Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto” (Gv 6, 12). Gesù, dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, raccomanda di raccogliere quanto è avanzato. Mi pare che il Signore ci inviti a raccogliere, a radunare, ad avvicinare chi è lontano, chi è ai margini, chi è vittima dei nostri calcoli e della nostra indifferenza! Così come non dobbiamo sprecare, sciupare o disprezzare quanto è a noi affidato!

E, infine, mi sembra che il Signore dica ad ognuno: mi sapresti riconoscere, uscendo dalla Chiesa, nei panni di chi è solo, disperato, afflitto, affamato, forestiero, così come mi sai vedere ed incontrare nell’Ostia Santa?
L’Eucaristia, il banchetto spirituale, ci dice che dobbiamo partire dalla mensa e giungere alla mensa! In altri termini, diciamo che a tavola si sta anche per mangiare, in quanto è il luogo favorevole per scambiarsi opinioni, notizie, per parlare di cose importanti della vita, fare nuove conoscenze, trascorrere del tempo in serenità e gioia.
La Comunità ecclesiale e parrocchiale, in modo speciale, dev’essere palestra in cui ci si esercita nell’accoglienza e nella fraternità. Vale a dire che, dalla Mensa della parola, dell’Eucaristia e della Comunità, dobbiamo ripartire più motivati, più forti e gioiosi, per le strade del mondo.

Concludo con una toccante riflessione di Mons. Tonino Bello: “L’opulenza appariscente ci fa scorgere facilmente il Corpo di Cristo nella Santa Eucaristia dei nostri altari. Ma ci impedisce di scorgere il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, del bisogno, della sofferenza, della solitudine. Per questo le nostre eucaristie sono eccentriche. Credo che la Festa del Corpo e del Sangue del Signore esiga la nostra conversione. Non l’altisonanza delle nostre parole; né il fasto vuoto delle nostre Liturgie”.
Le nostre comunità sono realmente luoghi in cui ci si attende, ci si accoglie e ci si incontra volentieri ed in modo piacevole? Attiviamoci tutti affinché lo diventino sempre più! Così sia!
Auguri a tutti.

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo