«Chiamati e chiamanti». Indirizzo di saluto del Vescovo Mons. Domenico Cornacchia nel giorno del suo ingresso a Molfetta

24-02-2016

Carissimi fratelli e sorelle, Eccellenze Reverendissime (Mons. Michele Castoro, Mons. Giovanni Ricchiuti, Mons. Felice Di Molfetta, Mons. Giuseppe Favale, vescovo eletto di Conversano - Monopoli) amici, amiche carissime, autorità civili, militari e marittime, Signori Sindaci delle amate Città di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo, Terlizzi, Lucera, Troia, Altamura, vi saluto tutti con un grande ed affettuoso abbraccio!

Un sentito ringraziamento ai gentilissimi rappresentanti delle Istituzioni Nazionali, Provinciali e Regionali.

A voi, cari fratelli sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi, consacrati laici, aderenti a tutte le Confraternite, all’Azione Cattolica, agli Scout e ad associazioni varie, un cordialissimo saluto in Cristo Gesù, vera ragione del nostro essere qui!

A voi, cari giovani seminaristi del Seminario Minore e Maggiore, che siete qui con il Preside della Facoltà Teologica Pugliese, coi vostri educatori, formatori e docenti, grazie per la vostra calorosa presenza e la vostra sentita vicinanza. Dio vi benedica! Dite grazie al Pastore Celeste che vi ha chiamati alla sua sequela. Siate perseveranti, non voltatevi mai indietro con nostalgia!

Con grande commozione e comprensibile stupore da parte mia, esprimo il grazie al Signore Gesù che, per mezzo di Papa Francesco, mi affida a voi come Vescovo e Guida di questa splendida porzione di Chiesa.

Grazie a Mons. Ignazio De Gioia che con diligente e paziente paternità ha guidato la vita diocesana, in questo periodo di orfananza pastorale, a causa della prematura ed improvvisa scomparsa del Vescovo Mons. Luigi Martella e dell’Amministratore Diocesano Mons. Mimmo Amato.

Un invito a suffragare le loro anime benedette, con la nostra preghiera ed il nostro riconoscente affetto. Guardiamo al loro esempio di uomini e di consacrati, come a specialissimi protettori della nostra Chiesa locale.

Saluto con particolare simpatia i fratelli di Mons. Bello, Trifone e Marcello, i parenti di Mons. Martella e di Mons. Amato. Grazie, vi stringo forte al mio cuore.

Miei cari, sono qui per parlarvi di Gesù, del suo Messaggio di amore, di pace, di solidarietà; vi parlerò di carità e di perdono, di misericordia e di gioia.

Lasciamoci guidare e sostenere dall’amore del nostro Redentore e dall’esempio di tanti santi uomini e donne che ci hanno preceduti.

L’opera che Gesù, il Figlio di Dio, ha iniziato, noi la vorremo incrementare ed approfondire. Il Signore ci ha detto che porteremo frutto nella misura in cui, come il chicco di frumento, accetteremo di passare attraverso la prova del sacrificio, della sofferenza e della morte. Gesù è venuto a portarci la salvezza, l’amore, la pace, che sono i frutti di cui il mondo ha tanto bisogno. Siamo stati chiamati per dare frutto!

Gesù ci invita a sederci insieme, alla mensa del perdono, della collaborazione, della solidarietà, della simpatia e della benevolenza. La gioia autentica va condivisa con tutti, vicini e lontani, conoscenti e forestieri. Nessuno deve sentirsi escluso!

Mi sento come uno di quei servi del Vangelo (Mt 22, 9), che il papà dello sposo invia ai crocicchi delle strade, a chiamare tutti, alla festa nuziale. Vorrò spendere tutte le mie energie affinché nessuno sia privato della gioia dell’appuntamento con la grazia del Signore Gesù.

Sentiamoci chiamati, ma anche chiamanti! Molti attendono noi, affinché possano incontrarsi con il Signore; non deludiamoli.

Noi abbiamo il potere di attirare o di respingere, di persuadere o di deludere, il tutto sarà determinato dall’entusiasmo trascinante e dall’esempio coinvolgente della nostra vita.

Miei cari, aiutatemi a vivere questo ruolo tra di voi. Voglio somigliare tanto a Gesù che si affianca ai Discepoli di Emmaus (Lc 24), la sera del giorno di Pasqua: egli, con garbo ed eleganza, si accosta ai due viandanti che tornavano alle loro case, delusi… per le promesse non mantenute.

Il Signore si mette in ascolto, cammina con loro, non chiede dove vanno, non rimprovera, non giudica, né ammonisce, semplicemente condivide la strada.

Il Vangelo dice solo che, lentamente e progressivamente, i loro cuori e la loro mente si aprono alla luce e all’amore, la loro paura si muta in audacia, investiti dalla forza data loro dal compagno di viaggio, fanno ritorno sui loro passi, divenendo apostoli e testimoni di quel grande incontro che ha cambiato la loro vita.

Auguro a tutti di vivere una simile esperienza. Anch’io, con umiltà, vorrei ispirarmi alle parole dell’indimenticabile Servo di Dio Don Tonino: “Voglio mettermi non avanti a voi come capofila e neppure dietro di voi, ma in mezzo a voi, insieme al popolo” e fare mie le ansie, le gioie, i gemiti di tutti, come offerta gradita al Buon Dio.

Non desidero altro che la mia vita sia sempre più impregnata della vostra; così come la vita del pastore, profuma delle sue stesse pecorelle.

Andiamo verso Gesù, Luce vera che nessun vento contrario potrà mai spegnere! Affrettiamo con ansia il sorgere del nuovo giorno e, a tutti, diciamo con la nostra vita che Dio ci ama, ci aspetta e cammina con noi. Siamo cosa grande ai suoi occhi!

Invito tutti quanti a salire sulla barca del Signore che è la Chiesa: basterà mettersi a prua e remare con tutte le nostre forze ed entusiasmo. Anche i venti e le correnti avverse non ci faranno arretrare perché con noi c’è un grande skipper, Cristo Gesù!

Grazie, auguri a tutti e pregate per me! 

Vi abbraccio e vi benedico!

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