Omelia per la Festa della Madonna di Corsignano – 2016

19-08-2016
GIOVINAZZO 19 AGOSTO 2016
FESTA DELLA MADONNA DI CORSIGNANO
 
         «Carissimi sacerdoti, diaconi, Signor Sindaco, Autorità civili e militari, Comitato Feste Patronali, Confraternite, fratelli e sorelle, con gioia immensa celebro insieme a voi, per la prima volta, la Festa della nostra Madre, la Madonna di Corsignano.
         A Lei affido le nostre famiglie, i nostri cari, i nostri concittadini Giovinazzesi sparsi nel mondo e coloro che sono in vacanza o che sono impediti fisicamente.
         Una volta, si smarrì una bambina. La persona che la trovò le chiese dove abitasse. La bimba, con gli occhi traboccanti di lacrime, rispose semplicemente: dove sta la mamma!
         Miei cari, oggi a noi viene chiesto dove abitiamo, dove attingiamo la forza per andare avanti, dove possiamo chiamare fratelli e sorelle coloro che ci sono vicini. La risposta è semplicemente questa: dove abita nostra Madre, la Madonna di Corsignano.
         È Maria che fa casa, è Lei che ci fa sentire una sola cosa, è lei che è capace di farci scoprire la privilegiata vocazione di essere fratelli di suo Figlio Gesù e tra di noi. Abbiamo ascoltato la Parola di Dio che per noi è motivo di giubilo e di sicurezza.
         La fede in Dio e la devozione in Maria sono l’espressione religiosa di cui siamo fieri, come cristiani e come figli di quelle generazioni che ci hanno tramandato molte volte, insieme alla povertà e alla miseria di tanti mezzi, la ricchezza impareggiabile di una religiosità profonda e robusta.
         Maria si recò in fretta dalla parente Elisabetta, povera di mezzi, ma con il cuore traboccante di gioia, di beatitudine e di speranza in Dio.
         Appena Maria entrò in casa, l’anziana cugina riconobbe, con la creatura che aveva in grembo, Giovanni Battista, la presenza del Messia.
         La fede, più che nelle parole, più che nella scenografia, si rivela e si svela nello sguardo, nelle opere e nella semplice presenza di chi crede fermamente. “Maria entrò nella casa di Elisabetta”, non proferì nulla all’inizio, semplicemente stava! (Lc 1, 40).
         Miei cari, la Festa patronale è un traguardo, ma anche un punto di partenza, a livello personale e spirituale. Sia come cittadini che fedeli, celebriamo i valori più belli e più sani della nostra Città.
Fare festa vuol dire entrare nella storia di chi ci sta accanto, farsi carico della situazione precaria, difficile e povera del prossimo.
         Maria si recò dalla parente, anziana, sola, in attesa di un bimbo, per mettersi a suo servizio, per con-dividere il peso, la responsabilità di una maternità a rischio, ma anche per rendere pubblico, manifesto, il sentimento di gioia e di lode per quanto il Creatore stava compiendo in Lei.
         Maria ci porta Gesù, ma ci porta anche a Gesù, Via, Verità e Vita! Maria viene chiamata Beata perché ha creduto, si è fidata in tutto e per tutto del Signore; ha creduto senza incertezza nella Parola del Messaggero divino.
         Maria è la mamma che insegna ai propri figli a camminare con le loro gambe, cioè a compiere scelte forti e libere! Maria ci insegni a fidarci del Signore, senza paura e senza esitazione.
         Aver fede non è abdicare, rinunciare alla propria volontà, ma essere consapevoli dell’atto di affidamento alla volontà di Dio. Chi stringe l’acqua nella sua mano, la perde, chi invece l’accoglie con semplicità, si arricchisce, si disseta e si purifica! Questo è l’atteggiamento avuto da Maria dinanzi a Dio.
          A Maria, la vera Teofora (= portatrice di Dio), chiediamo di essere, anche noi, come Lei, testimoni credibili di Dio nel mondo. Come Maria ha offerto al mondo il frutto della sua fede operosa, anche noi siamo chiamati ad essere non solo recipienti pieni, ma canali traboccanti di Dio.
         “La fede si rafforza donandola, specie con la testimonianza”, diceva Giovanni Paolo II. Non abbiamo paura di rischiare e di osare per il Signore.
         Il modo più bello e credibile di offrire Dio al mondo, è seminare e donare amore perché, dice San Giovanni, Dio è Amore!
         Stiamo vivendo l’Anno della Misericordia, del perdono e della riconciliazione. Siamo passati, anche questa sera, per la Porta Santa, che ci richiama Gesù, autentica Porta di vita, di perdono e di amore.
         Vorrei tanto che la Festa di quest’anno fosse davvero l’inizio di un modo nuovo di vivere e di agire con il prossimo. Come Maria, anche noi portiamo nelle case, per le strade, ovunque, la presenza visibile della vicinanza di Dio. 
         Non ci vuole molto per accorgersi che siamo in festa, nel giubilo, nella serenità. Ringraziamo tanto il Buon Dio.
         Però, non dimentichiamo che il  modo migliore di stare allegri è quello di rallegrare qualcun altro! Sì, è vero! “Nessuno ha il diritto di essere felice da solo!” (Raul Follerau). Viviamo in modo da fare felice chi è nella tristezza; portiamo la luce nelle nostre case e nel cuore di chi non ce la fa.
         Come la Luna che brilla di luce riflessa, ricevendola dal Sole, noi pure sforziamoci di diffondere la bellezza del Signore che deve essere presente prima e ancor più, nel nostro cuore.
         Riprendiamo il nostro viaggio terreno, tenendo lo sguardo fisso verso la meta ultima del Paradiso e delle cose eterne, che non tramontano mai.
        
         Maria a Cana di Galilea, ai servi, disse solo: “Fate ciò che Egli vi dirà” (Gv 2, 5). Coraggio, cominciamo, osiamo, rischiamo,  mettiamo in pratica le cose che Gesù, il Vangelo e Maria ci dicono. Nella Salve Regina, invochiamo la vicinanza di Maria, specie in questa valle di lacrime e nell’ora della nostra morte! Maria, la Madre di ogni consolazione, ci accompagni sempre.
         Un grande predicatore francese del secolo XIX ha detto: “Quando siamo nati, Dio ci ha dato come guanciale, il cuore di una Madre (quello di Maria)” (H. Lacordaire, 1861).
         Maria, sicuramente ci è di aiuto sempre e, nello stesso tempo, a tutti auguro di essere gli uni per gli altri, quel rifugio, quel riparo in cui trovare la forza per riprendere il proprio cammino, nella fiducia e nella letizia.
Così sia!»

+ Domenico Cornacchia, vescovo

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