Omelia per la festa della Madonna di Sovereto

Terlizzi, Concattedrale, 6 agosto 2017
06-08-2017

Carissima Eccellenza Mons. Felice di Molfetta, confratelli sacerdoti, religiosi/e, diaconi, consacrati secolari, autorità civili e militari, Signor Sindaco, fratelli e sorelle, con particolare gioia, anche quest’anno celebriamo la Festa in onore di Maria, la nostra Madonna di Sovereto.
Propizia mi sembra l’occasione per formulare al Dott. Gemmato e ai suoi collaboratori nell’amministrazione della Cosa Pubblica, gli auguri più fervidi per l’incarico – servizio a cui sono stati chiamati. Siate davvero a servizio della Città, non servitevi di essa! I poveri, i giovani, gli anziani, i disoccupati si attendono molto da coloro che li governano. Non deludiamoli! Vi accompagniamo con la nostra preghiera e il nostro affetto!
La solennità odierna coincide con la Festa Liturgica della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù. Per una Città come la nostra, la Festa Patronale è un privilegiato appuntamento al quale non si può mancare.

Esprimo, pertanto, un caloroso saluto, denso di affetto e di amicizia, a tutti i Terlizzesi e ai nostri emigrati che sono tornati tra noi in questi giorni. Far festa è sentire, condividere e trasmettere la gioia dell’incontro, è fare il punto del bilancio familiare, economico, politico. È l’occasione favorevole per ripartire più motivati e fiduciosi, ciascuno per il suo ambito. Si dice che chi sta bene con se stesso, sta bene anche con gli altri! Vorrei che noi tutti ci vestissimo a festa con sentimenti sereni, positivi e contagiosi, e fossimo capaci di bonificare quanto ha bisogno di purezza e di luce!
Ciò che ha detto l’Apostolo Pietro al Signore, sul Monte Tabor, dovrebbe poter essere ripetuto da tutti coloro che ci incontrano o che vengono a trovarci: è bello per noi, stare qui! Gli amici veri non solo godono quando si incontrano, ma si cercano e si attendono.
Proviamo a chiederci: perché un forestiero dovrebbe desiderare di stare o di venire qui tra noi? Un proverbio africano dice: la casa dell’amico non è mai lontana! Dobbiamo poter essere riconosciuti come persone positive, ottimiste, accattivanti, piene di amore, di gioia e di serenità! E perciò dovremmo essere sempre raggiungibili da tutti!
La nostra è per eccellenza la Città dei fiori. I fiori spandono intorno il profumo senza dirlo e con generosità! Sono attraenti e creano armonia, pur nella loro multiforme bellezza e diversità di colori. Questa è la nostra vocazione: essere profumo di bontà, di mitezza, di pacifica convivenza e di generosità! Dobbiamo amare non l’uniformità, ma l’unità nella molteplicità e nelle differenze!
Dove trovare tutte queste qualità e a quale prezzo possono diventare patrimonio del nostro cuore e delle nostre case? Siamo disposti a contagiarne chi ne ha bisogno? Abbiamo ascoltato quanto l’evangelista Matteo riporta nel suo vangelo: “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in disparte, su un alto monte” (Mt 17, 1).
È il Signore a prendere l’iniziativa: “Prese con sé, li condusse…”! Pare che i discepoli non abbiano posto alcuna condizione; senza nulla dire, si sono messi alla sequela del Maestro e si sono fidati di Lui fino in fondo!
Noi non permettiamo che i nostri figli vadano con chiunque e ovunque! Essi ascoltano e seguono volentieri coloro che ispirano fiducia e sono di sperimentata affidabilità!
Talvolta, capita che noi ci fidiamo più degli uomini che del Signore; diamo ascolto all’ultimo arrivato e non ai nostri educatori e formatori!
Così pure, accade magari che sì ci incamminiamo con entusiasmo nella sequela di Gesù, della Chiesa o dei suoi ministri, ma nel momento in cui dobbiamo “salire il monte” o dobbiamo isolarci, allontanarci dal frastuono quotidiano, dalla mischia…, non ci pensiamo due volte: lasciamo stare la Via della luce, della vita, il Maestro sicuro, per avventurarci nei meandri del qualunquismo o dell’opportunismo.

Altre volte, anziché lasciarci avvolgere dalla nube spirituale, quella dei precetti divini che accarezza i nostri cuori, ci lasciamo inebriare dalla moda corrente o sedurre dal ciarlatano di turno.
Piuttosto che scalare il monte della perfezione, percorrere la strada che porta alla casa dell’amico e del bisognoso; anziché spalancare la porta al familiare o allo straniero, ci lasciamo schiacciare dal peso del rispetto umano o dall’egoismo velato di prudenza! La solennità della Trasfigurazione del Signore non ci deve soltanto sfiorare, ma imporci un cambiamento radicale della vita. Non si tratta di una seduta dall’estetista per ringiovanire il nostro volto, ma deve rimuovere le nostre maschere e persuaderci a porre fine ad uno stile di vita, segnato dalla doppiezza di comportamento!
Il volto è la sintesi di tutta la persona! Dobbiamo chiedere al Signore un volto
trasfigurato, non sfigurato ed irriconoscibile!
L’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio, ovunque deve esibire i lineamenti di Dio! Il libro dell’Esodo dice di Mosè che, dopo aver parlato con Dio, il suo volto diveniva luminoso! E così dice ancora l’autore sacro: “Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante!”. (Es 34, 34-35).
L’espressione del discepolo Pietro: “Signore, è bello stare qui…”, non dev’essere intesa semplicemente come un luogo, ma come una caratteristica del nostro stato d’animo ed espressione del nostro agire!
Certo, Pietro e i suoi amici sarebbero stati più a loro agio nelle loro case, ma la loro felicità e la loro serenità derivava dallo stare accanto al Signore!
Lasciamoci avvolgere anche noi, come Mosè, come Maria e i discepoli del Signore, dalla nube dello Spirito di Dio. La giovane di Nazaret ha generato la Parola per poi donarla all’umanità intera. Oggi, anche noi dobbiamo essere non solo ascoltatori, ma terreno fertile in cui quella Parola di vita deve attecchire e fruttificare.
Nella misura in cui nostro Signore ci accarezzerà con la sua forza, riprenderemo coraggio e scenderemo il monte della contemplazione per immergerci nella vita quotidiana!
“Alzatevi e non temete” è l’invito che Signore rivolge a ciascuno di noi, ogni qualvolta ci sentiamo vittima dello scoraggiamento e della indifferenza. Qui, il verbo alzatevi significa: risorgete!
Trasfigurazione è avere una figura, un volto nuovo, diverso!
Nostro Signore invita noi tutti a presentarci al mondo con il volto luminoso, pulito, sereno, attraente! Ognuno faccia bene la sua parte, a qualsiasi vocazione sia stato chiamato. La vetta è una sola, anche se molteplici e diversi sono i punti di partenza. Il bene è multiforme, come i colori dell’arcobaleno. Insieme si può essere protagonisti e costruttori di una società e di una Chiesa più aperte ai bisogni dei fratelli e più attenti ai segni dei tempi.
Infine, nella scena evangelica è detto che “I discepoli, alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo” (Mt 17, 7-8). Maria a Cana disse ai servi: “Fate ciò che Egli vi dirà” (Gv 2, 5)! Sul Tabor risuona solo un verbo: ascoltatelo! (Mt 17, 7).
Cerchiamo, ascoltiamo e mettiamo in pratica solo ciò che è essenziale! Non giriamoci indietro mentre scaliamo la montagna della giustizia e della rettitudine morale! Prendiamo sempre ciò che unisce e trascuriamo quanto ci può allontanare o dividere!
Maria Santissima, la Madonna di Sovereto, San Michele Arcangelo e i nostri Santi protettori ci assistano e ci soccorrano oggi e sempre!
Così sia!

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo