Omelia per la festa di San Corrado

Cattedrale, 9 luglio 2017
09-07-2017

Carissimi confratelli sacerdoti, religiosi/e, diaconi, consacrati secolari, autorità tutte, Comitato feste patronali, fratelli e sorelle, con fede e devozione abbiamo percorso, in processione, un pellegrinaggio spirituale dal Duomo qui in Cattedrale, come avvenne il 10 luglio del 1785, allorquando furono traslati i resti mortali di San Corrado, che i nostri antenati hanno prescelto quale speciale patrono della nostra Città di Molfetta.
Come non mai, possiamo dire che il brano del Vangelo di Matteo si può applicare alla liturgia che stiamo vivendo. Il giovane Corrado, di origini teutoniche, nato verso il 1105 nell’alta Svevia, voltando le spalle alle lusinghe della carriera ecclesiastica, trovò rifugio nei pressi della città di Modugno, località La Grottella, dove di ritorno forse dalla Terra di Gesù o, in procinto di andarci, cercò adeguate cure per il suo corpo, ma soprattutto diede ascolto a quella voce interiore che solo il Signore Gesù poteva pronunciare. “Venite a me, voi che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28). L’evangelista Marco aggiungerà: “Venite in disparte, voi soli, e troverete riposo per le vostre anime” (Mc 6, 31)!
Carissimi, vorrei tanto che noi tutti sentissimo rivolto a noi l’invito del Ma- estro, a prenderci uno speciale spazio materiale ed interiore, per recuperare le nostre forze morali, spirituali ed anche fisiche e, così, ripartire nella vita d’ogni giorno, più motivati e pieni di entusiasmo.
Quanto più la vita diventa frenetica e desiderosa di esperienze inebrianti, tanto più dobbiamo invece, saper stare con Lui, con il Signore, il quale ci fa dono del suo giogo e del suo peso: dolce e leggero!
Ogni peso e giogo, anche se pesanti, diventano sopportabili e leggeri, se portati con e per amore!
Mons. Tonino Bello osava ripetere, specie ai giovani: la vita è come una valigia. Se essa è “vuota” (di valori, di senso, di sogni) è “pesante”. Se viceversa è “piena” (di profonde motivazioni, di servizio gratuito a favore del prossimo e del bisognoso), è leggera, piacevole, sopportabile!
Così non ci peserà, come dice Paolo ai Romani, l’essere spirituali ed opera- tori di opere gradite a Dio: “Se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito, voi fate morire le opere del corpo, vivrete” (Rm 8, 13). Proviamo a chiederci quali sono le opere che siamo capaci di esprimere: quelle effimere della natura umana o quelle altre che durano per sempre, che
provengono da un cuore guarito e in pace con Dio?
Scrivendo ai Galati, l’Apostolo elenca le opere della carne: “Fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere” (Gal 5, 20-21).
Aggiunge, però, quelli che sono i frutti dello Spirito: “Amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5, 22).
Nostro Signore loda Dio Padre perché ai piccoli, ai semplici, agli ultimi è dato di comprendere questa sapienza!
A volte, è solo difficile ciò che ci sembra impossibile!
Alleniamoci ogni giorno ad esprimere i frutti dello Spirito, nella vita nostra, ma anche in quella dei nostri figli, degli adolescenti, dei giovani. Non possiamo rimanere impassibili, se vediamo che qualcuno non si comporta secondo i canoni del vivere civile, morale e spirituale!
Come reagiamo, prontamente e con sollecitudine, se vediamo che un nostro bambino, un genitore o un amico stanno facendo un’azione pericolosa per sé o per gli altri, allo stesso modo dobbiamo spegnere immediatamente i primi fuochi della violenza, della maldicenza, della cattiveria che potrebbe dilagare sempre più! Chiediamo allo Spirito e all’intercessione della Vergine Maria e di San Corrado quella fede supplementare per poterci allenare nel dare precedenza alle mozioni spirituali, senza assecondare alle seduzioni della fragile natura umana! Carissimi, specie in questo periodo di meritato riposo e di maggiore distensione, spero per tutti, non ci resta altro che prendere su di noi il giogo e il peso
che il Signore ci indica e ci offre!
Soltanto il fardello imposto dalla paura e dai cattivi consiglieri, diverrà impossibile da sopportare.
Fidiamoci del Signore Gesù, dicendo con Santa Teresa di Gesù Bambino:
non ti chiedo, Signore, di togliermi i pesi della vita, ma la forza di sopportarli!
Così sia!

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo