Omelia per la Prima Giornata Mondiale dei Poveri

Cattedrale, 19 novembre 2017
19-11-2017

Carissimi, celebriamo quest’oggi la prima giornata mondiale dei poveri, voluta da Papa Francesco, quale naturale conclusione o applicazione dell’anno della Misericordia.
Nostro Signore Gesù ci aveva detto che i poveri li avremmo avuto sempre con noi (Mc 14, 7). Egli che si è identificato nel povero, nell’esiliato, nel calunniato, ha voluto lasciarci il suo biglietto di riconoscimento, nella persona del povero e del forestiero. A volte è facile parlare di qualcuno quando è lontano o assente, diverso è parlare a lui direttamente, guardandolo negli occhi, ascoltando la sua voce, osservando la sua emozione e reazione. Lasciamoci mettere in discussione dai nostri poveri e bisognosi. Miei cari, voi che ci avete onorato della vostra visita, siamo noi a ricevere da voi la lezione di vita e di amore. Siete voi a richiamarci all’essenziale, alla sobrietà, alla precarietà, ma anche all’amore vero, sincero, libero e disinteressato. Il povero, di solito, non pretende, riceve, accoglie, gioisce per tutto ciò che riceve e che gli viene offerto.
Come vediamo, oggi è la festa dello scambio, della reciproca accoglienza. Quanto è bello sentirsi attesi, accolti, serviti! La povertà più glaciale è quella morale, spirituale, che si traduce in superbia, orgoglio, saccenteria ed egoismo. In quel caso si parla non di povertà, ma di miseria, che offende e calpesta la dignità umana.
La povertà è un valore spirituale, una forma di vita semplice, umile e gioiosa. Quando essa, invece, viene subita, creata o provocata; quando cioè uno diventa o è costretto a diventare povero, allora nasce la rabbia, la violenza, l’emarginazione e lo scarto. Nostro Signore Gesù ha proclamato la povertà come vera beatitudine! Pertanto, più che sconfiggere la povertà, dobbiamo promuovere i poveri, gli scarti e gli emarginati della società.
Dobbiamo adoperarci per debellare l’ingiustizia, l’avarizia e l’egoismo. Non possiamo ignorare che oggi nel mondo, una decina di famiglie detengono nelle loro mani l’80% della ricchezza mondiale. Questo è assurdo ed inimmaginabile. Se vogliamo, poi, anche tra noi, fatte le dovute proporzioni, quanta ingiustizia, quanta discriminazione, quanta indifferenza esistono verso chi è bisognoso!
La giornata odierna deve renderci più attenti ascoltatori del grido degli oppressi, chiamando per nome i loro oppressori; se guardiamo gli sfruttati, forte deve alzarsi la nostra voce, contro i loro sfruttatori.
Non si può costringere nessuno ad accettare la povertà, ma la carità, la solidarietà, l’accoglienza, quella sì. Ricordo con tanta emozione quello che San Giovanni Paolo II scriveva all’indomani del Giubileo del Duemila: «Il cristiano deve imparare a fare il suo atto di fede in Cristo, decifrandone l’appello che Egli manda dal mondo della povertà. Oggi forse si richiede maggiore inventiva. È l’ora di una nuova «fantasia della carità», che si dispieghi non tanto e non solo nell’efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione» (Novo Millennio Ineunte, 50).
E, quasi a fargli eco, Papa Francesco, nel Messaggio per la prima Giornata dei poveri scrive: «Questa nuova Giornata Mondiale, pertanto, diventi un richiamo forte alla nostra coscienza credente, affinché siamo sempre più convinti che condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda. I poveri non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo» (13 luglio 2017).
Ancora, diceva il Santo Papa polacco: «Lo scenario della povertà può allargarsi indefinitamente, se aggiungiamo alle vecchie le nuove povertà, che investono spesso anche gli ambienti e le categorie non prive di risorse economiche, ma esposte alla disperazione del non senso, all’insidia della droga, all’abbandono nell’età avanzata o nella malattia, all’emarginazione o alla discriminazione sociale» (NMI, 50).
Al Signore chiediamo occhi nuovi per vedere i vecchi e i nuovi scenari di povertà, affinché vi poniamo rimedio, come possiamo.
Concludo ringraziando, a nome di tutti i poveri e bisognosi, quanti, in ogni modo, hanno contribuito a vivere questa giornata all’insegna della solidarietà, della generosità e del servizio. Grazie a tutti i benefattori e volontari. Dio vi benedica e vi protegga.

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo