Omelia per l’inizio del ministero pastorale di don Michele Bernardi

Ruvo di Puglia, Parrocchia Santa Famiglia, 11 ottobre 2017
11-10-2017

Carissimi confratelli sacerdoti, vicario generale, religiosi/e, consacrati laici, con gioia grande, questa sera, la Comunità della Santa Famiglia in Ruvo accoglie il nuovo parroco nella persona di don Michele Bernardi.
Desideriamo innanzitutto esprimere a don Grazio Barile un caloroso e sincero grazie per il suo lungo periodo di servizio all’intera Comunità. La Parrocchia stessa è una sua creatura, poiché è stata voluta, costruita ed accompagnata nella sua crescita, amorevolmente, per circa 40 anni. Don Grazio, il Signore vi renda meriti per il bene profuso in questo tempo a favore di quanti avete accolto, guidato e soprattutto amato. Grazie, ancora, per la disponibilità a lasciare nelle mani di un fratello più giovane l’opera da voi incominciata.
Sappiamo che quando un padre affida il timone della sua attività al proprio figlio, lo fa con gioia, con orgoglio, ma anche con una certa apprensione e nostalgia. Guai se non fosse così! Noi sacerdoti non siamo immuni da tali sentimenti.
Siamo a servizio attivo, fino a quando la Chiesa ce lo chiede. Anche noi Ve- scovi siamo tenuti a rimettere nelle mani del Papa l’incarico ricevuto, raggiunto il limite di età. Tuttavia, siamo sempre operai utili nella Vigna del Signore e, finché ne avremo le forze, faremo altro, sì, ma sempre con la gioia nel cuore e per il bene delle anime. Come sappiamo, don Grazio si prenderà cura della vita pastorale e spirituale del luogo più santo della nostra Città: il Cimitero, dove riposano i nostri cari. Poi egli continuerà nel servizio assai importante da me conferito, quello di confessore straordinario presso la Comunità Francescana di Betania, a Terlizzi. Oltre a ciò, egli non farà mai mancare ogni forma di collaborazione che il nuovo Parroco vorrà chiedergli.
A noi tutti non manchi l’umiltà di far tesoro della presenza delle nostre guide, in particolare dei nostri sacerdoti.
La Liturgia della Parola di oggi, quasi inaspettatamente e di certo provvidenzialmente, mette a fuoco il compito straordinario a cui è chiamato il pastore di una Comunità parrocchiale o di semplice seguace di Cristo. Ogni sacerdote, in continuità con l’opera del Maestro, deve essere l’esperto di Dio e il profondo conoscitore delle vie che a Lui conducono. San Luca ci ha detto che alcuni discepoli, solo per aver visto Gesù in preghiera, gli chiedono: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli” (Lc 11, 1).
Oh, come sarebbe bello che ogni giorno, dinanzi all’Ufficio del parroco, ci fosse una fila di gente non tanto a chiedere un aiuto economico (che pure cerchiamo di soddisfare), oppure una raccomandazione, quanto invece la non comune supplica: “Don Michele, insegnaci a pregare”. Cioè: “Insegnaci la strada di Dio, la tecnica per diventare più buoni, più onesti, più miti, più umili, più santi”!
Certo, nessuno può indicare, insegnare qualcosa, una strada che non conosce ad un altro.
Carissimo don Michele, sei chiamato ad essere l’esperto delle cose di Dio. Tu, che già hai una bella esperienza pastorale, specie quella di aver accompagnato verso il Sacerdozio molti giovani del Seminario Regionale di Molfetta in qualità di animatore, sappi vivere questa meravigliosa avventura: essere colui che indica agli uomini come diventare amici e familiari di Dio! Coraggio, caro don Michele! Mi vengono in mente alcune espressioni di Sant’Agostino: “Voi seminate nelle lacrime, voi però raccogliete nella gioia. Come avviene questo, fratelli miei? Quando l’agricoltore passa con l’aratro e getta il seme, talvolta il vento è glaciale, la pioggia l’ostacola. Egli scruta il cielo, lo vede oscuro, trema di freddo ma, ciononostante, intraprende la semina”.

Anche noi andiamo avanti, coscienti che solo la certezza di compiere l’opera di Dio ci sostiene, sapendo che, nell’intimo delle anime, esiste una singolare attesa, un bisogno di luce e di speranza, una voglia inconscia di verità e di bene!
Per essere scintille di gioia, dobbiamo vivere davanti al roveto ardente che è Cristo. Per amare con il cuore di Dio, è necessario lasciarsi amare da Lui. Amare è solo difficile, non impossibile, poiché significa arrendersi senza condizioni, all’unico Signore! Sii tu la vera immagine in cui si deve specchiare il tuo popolo. In umiltà chiama le tue pecorelle, con dolcezza ed amorevolezza, ciascuna per nome! I tuoi parrocchiani siano fieri di te!
Ricorda che: “Non può avere la stoffa del pastore, chi non ha la lana dell’Agnello” (Anonimo)! Vivi profumando la tua vita della storia delle persone, delle famiglie, dei giovani, degli ammalati e di quanti compongono la Chiesa di Cristo. Infine, oggi ricorre il 55° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano Secondo. Poniamo la tua nuova Missione sotto la protezione di questo grande
evento dello Spirito.
Che la tua Comunità diventi la Fontana del Villaggio, come definiva la Parrocchia Papa Giovanni XXIII.
A voi, cari fedeli, preziosi collaboratori dei pastori, in virtù della vostra vocazione battesimale, non lesinate di collaborare, di animare, di portare entusiasmo in tutte le famiglie di questa Comunità, affinché si faccia una “famiglia di famiglie”. “Non il tutto di pochi, ma il poco di tutti”! Questo è il segreto per un lavoro
armonico, sereno e proficuo!
Gesù, Giuseppe e Maria siano i fari che guidino i passi di ognuno di noi, verso la costruzione del Regno di Dio. Così sia!

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo