Omelia per l’inizio di parrocato di don Michele Stragapede alla parrocchia S. Gioacchino

25-09-2016
INIZIO DEL MINISTERO DI PARROCO
DI DON MICHELE  STRAGAPEDE
PARROCCHIA “SAN GIOACCHINO”
TERLIZZI 25 SETTEMBRE 2016
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         Carissimi sacerdoti, religiosi/e, diaconi, consacrati/e, fratelli e sorelle, siamo qui per dire grazie al Signore perché non ci lascia orfani e soli. Se si avvicendano i suoi ministri, Egli rimane tra noi, sempre!
         Ringrazio innanzitutto voi, cari parrocchiani, per aver avuto tanta comprensione verso il Vescovo e verso Don Cesare, che ringraziamo tutti per aver fatto anch’egli la volontà di Dio. A lui auguriamo un servizio nella Caritas Diocesana, davvero fecondo e fruttifero.
         Ringrazio don Michele Stragapede, per aver anch’egli accolto l’invito del Vescovo, a ritornare qui a Terlizzi, come Parroco. Grazie, don Michele! Sono certo che farai molto bene anche qui tra questa gente che già hai conosciuto ed amato negli anni passati. Ti siamo vicini con affetto particolare, perché hai accolto la notizia del tuo trasferimento proprio il giorno prima della morte della tua cara mamma. Anche lei, dal cielo, ti proteggerà sempre.
         A tutti costa, a volte, conoscere e mettere in pratica la Volontà del Signore, ma se ci mettiamo un poco di entusiasmo e un po’ di amore, tutto diventa più sopportabile e piacevole.
La Liturgia di oggi ci offre molteplici spunti di riflessione, io vorrei sottolinearne solo alcuni punti:
1°-    Nella illustrazione del racconto di san Luca, il ricco Epulone, dal luogo di profonda pena, intercede presso il Signore, per i suoi numerosi fratelli, affinché non facciano la sua stessa desolante fine, all’inferno. Ciò che mi colpisce è il fatto che venga ribadito: tra noi e voi è stato fissato un grande abisso (non si può passare dall’Inferno in Paradiso) (Lc 16, 19-31).
2°-    Non è forse vero che anche tra noi, non di rado, si crea un profondo abisso, quello magari dei pregiudizi, dell’invidia, della gelosia, dell’odio o, peggio, dell’indifferenza e dello scarto?
         Tutti, specie un parroco, siamo chiamati a colmare questo e altri tipi di abissi! Se poi non sono veri e propri abissi, dobbiamo evitare che lo diventino.
         Più che abissi, più o meno profondi e visibili, dobbiamo creare ponti, raccordi e segni di comunione. Ci vuole pertanto, una vera e profonda unione con il Signore, fatta di preghiera, di esercizi di vita interiore, di bene e di perdono gratuito, di fiducia e di misericordia.
         Sappiamo che nessuno miete quanto non ha seminato! Pertanto, mettiamoci subito all’opera! Teniamo bene a mente che siamo chiamati a: raccordare, mettere in comunione, avvicinare l’altare alla strada; il sacro al profano; l’uomo esteriore, alla sua dimensione interiore.
Papa Francesco nella Evangelii Gaudium dice: “Per essere evangelizzatori autentici, occorre sviluppare il gusto spirituale di rimanere vicini alla vita della gente, fino al punto di scoprire ciò che diventa fonte di una gioia superiore. La missione è una passione per Gesù, ma al tempo stesso, è una passione per il suo popolo” (EG 269).
         Credo che un altro messaggio molto incoraggiante ci venga dalle parole di + Tonino Bello: “Siamo chiamati a domandare il coraggio di entrare nella Città, per portarle annunci di liberazione e di speranza, per condividere con essa la fatica quotidiana nella ricerca del bene comune; il coraggio e la lealtà di non imboscarci, allontanandoci dai luoghi dove ferve la mischia, di offrire a tutti il nostro servizio disinteressato, e di guardare con simpatia quel mondo nel quale nulla vi è di genuinamente umano che non debba trovare eco nel nostro cuore”.
         A voi, carissimi parrocchiani di San Gioacchino: amate il vostro parroco. In lui c’è Gesù che viene per dare la sua vita e per mettersi sulle tracce della pecorella smarrita. Ciascuno si faccia avanti e si metta a servizio del parroco e della Comunità, secondo le sue capacità e disponibilità. Tutto venga fatto nello stile della comunione, della fiducia reciproca e con grande eleganza! Dobbiamo gareggiare solo nello stimarci e nel volerci bene, vicendevolmente!
         A te caro Don Michele, ricco di esperienza pastorale e missionaria, rivolgo un’espressione assai toccante di Sant’Agostino, che pone sulla bocca di Gesù questo invito:“Se mi ami, non pensare a pascere te stesso, ma pasci le mie pecore, e pascile come mie, non come tue; cerca in esse la mia gloria, non la tua, il mio dominio, non il tuo, il mio guadagno, non il tuo, se non vuoi essere del numero di coloro che amano se stessi con tutto quello che deriva da questo amore di sé, sorgente di ogni male”.
         Buon lavoro, Don Michele e, non ti preoccupare se un giorno anche tu dovrai ripetere quanto Don Lorenzo Milani scriveva ai suoi ragazzi, mentre era a letto a causa di un terribile cancro che di lì a poco lo avrebbe portato alla morte:«Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto».
         I Santi Gioacchino ed Anna, che hanno generato Maria la Mamma di Gesù, con San Michele Arcangelo ti proteggano sempre e così sia!
 
+ DOMENICO CORNACCHIA
Vescovo di Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi

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