Omelia per l’ordinazione diaconale di Dario Vacca

Molfetta, Parrocchia Sant'Achille, 9 settembre 2017
09-09-2017

Carissimi sacerdoti, diaconi, seminaristi, fratelli e sorelle, con gioia grande ci siamo riuniti questa sera per chiedere al Signore di consacrare diacono Dario. La Liturgia della Parola di questa Domenica ci trasmette una meravigliosa sintesi di tutto il Vangelo: “Pienezza della legge è la carità, l’amore, il perdono!” (Rm 13, 10).

Non si può facilmente accettare o immaginare che un giovane, oggi, possa lasciare tutto: casa, padre, madre, beni, amici, per fare della propria vita un continuo atto di amore verso Dio e il prossimo.
Solo Gesù e lo Spirito Santo possono far luce nella nostra mente così piccola. A pensarci bene, proprio questa sera, il Signore ci dice che davvero non c’è amore più grande di chi dona la propria vita e “se la spende” a vantaggio dei fratelli.
Ciò che caratterizza però un dono, non è tanto la sua consistenza o il suo valore materiale, quanto il modo di dare, di offrire. Vale non il “quid (= “che cosa”), ma il “quomodo” (= “il modo…di dare”)!
Oggi, carissimo Dario, di te, della tua vita, Dio fa una vera ed autentica espropriazione: tu non ti appartieni più, è come se dessi le chiavi di casa tua, del tuo cuore, delle tue forze e della tua vita al Signore! Pertanto, tu manifesti, dinanzi a noi e alla Chiesa tutta, la volontà di essere solo del Signore e basta!
Sarà tuo compito esortare e istruire nella dottrina di Cristo i più giovani e quanti sono alla ricerca della fede; presiederai l’assemblea guidando la preghiera e amministrando il Battesimo; assisterai e benedirai il matrimonio; porterei il viatico ai moribondi e accompagnerai i fedeli di Cristo all’ultima dimora celebrandone le esequie.
Pertanto, tre sono le parole chiave della missione del Diacono: Parola, amore (= celibato), servizio.
In primo luogo, da oggi la tua preghiera acquista una dimensione universale. Tu, celebrando la Liturgia delle Ore, preghi per la Chiesa e con la Chiesa. “Se vuoi stare in piedi, devi saper stare in ginocchio”!
“Se noi preghiamo, crederemo. Se noi crediamo, ameremo. Se noi amiamo, serviremo” (Santa Teresa di Calcutta).
In secondo luogo, col diaconato entri a far parte del presbiterio diocesano. Tu ti incardini nella nostra Diocesi, fai promessa solenne di voler fare della tua vita, dei tuoi affetti e della tua esistenza, anche fisica, un dono totale ed irreversibile.
Comprendi, carissimo Dario, che se noi facciamo un dono ad un amico, non diamo semplicemente qualcosa, ma vogliamo dare tutta la nostra vita. Quanto più quella persona conta nella nostra vita, tanto meno ci pesa il dono che facciamo. Il celibato, che tu accetti liberamente e consapevolmente, non è il pedaggio (la tassa) da pagare, ma un segno del totale dono di te medesimo al Signore e al prossimo. Siamo chiamati ad amare non una o poche persone soltanto, ma tutti, indistintamente, specie i ragazzi e i giovani, con la medesima intensità e misura.
Da stasera non basta più che tu sia amico dei ragazzi, dei giovani, di un gruppo di persone soltanto: devi essere anche ministro del Signore. Non basta adunarli, bisogna far loro incontrare Gesù e farli crescere nella Sua amicizia, più che nella tua. Non ti servire mai di loro, ma poniti a loro servizio, perché ciascuno trovi quale sia il disegno di Dio su di sé e risponda con libertà e decisione.

Quale educatore nella Chiesa, fatti carico di quanti, specie giovani, si sentono “al bivio”, cioè alle prese della decisione importante della loro vita!
In terzo luogo, la forma più appariscente e visibile che tu esprimi con la tua consacrazione è il servizio (= diakonìa). Possa tu viverlo in modo generoso, totale ed universale a favore dei più bisognosi.
Siamo chiamati ad essere “diaconi per sempre”. “Una vita che non serve, non serve da vivere” (+ Tonino Bello).
In sintesi, ecco gli impegni che ti assumi:
a. non arrenderti mai dinanzi alle difficoltà della vita;
b. alimenta la fiaccola della tua fede, con l’olio della preghiera personale e con la tua gioiosa dedizione;
c. più che con le parole, dillo con la vita, che ami il Signore.
Non dimentichiamo che noi abbiamo un tesoro in vasi di creta (2Cor 4, 7)! Facciamo sì che le pareti di questo vaso siano trasparenti e terse, affinché si veda esternamente la gioia e la fede che sono nel nostro cuore.
“Da’ sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa; predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua con- dotta in contraddizione con la tua predica, tu perda ogni credibilità… Niente è così necessario quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni” (Card. Martini).
Suscita con la tua presenza un alone profumato, quello di Cristo, nel tuo cuore; servi il prossimo e i poveri specialmente, senza servirti di essi. Vivi senza rimpianti la tua vita. L’obbedienza al Vescovo sia consapevole e non servile. La tua sia una povertà dignitosa e non sciatta. Vivi continuamente un servizio ricco di fantasia e di gioia contagiosa.
Desidero, in ultimo, ringraziare i tuoi genitori, i tuoi cari, gli educatori e formatori del Pontificio Seminario Regionale da te frequentato, i parroci della tua Comunità di origine dell’Immacolata di Giovinazzo, don Giuseppe e don Gianni, e don Raffaele che con amorevole premura ti ha accolto e ti sta guidando nella famiglia parrocchiale di Sant’Achille.
A Maria, Madonna dei Martiri, affidiamo te carissimo Dario, i tuoi amici e i nostri amatissimi sacerdoti, affinché come Lei, noi tutti, viviamo per il Signore e del Signore. Così sia.

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo