Caritas diocesana

Report dal Coordinamento nazionale Immigrazione di Caritas Italiana

Roma 1 – 3 Luglio 2019

Convegno nazionale Caritas

Si è svolto a Roma dal 1 al 3 luglio il Coordinamento Nazionale Immigrazione di Caritas Italiana. Promosso da anni, il CNI garantisce alla rete delle Caritas un confronto continuo sui temi collegati alle migrazioni al fine di monitorare costantemente quanto accade a livello nazionale, internazionale e territoriale. Il quotidiano impegno di Caritas Italiana su temi così attuali, come i corridoi umanitari, lo sfruttamento lavorativo e la tratta, ha spinto la nostra Caritas Diocesana Molfetta-Ruvo-Giovinazzo- Terlizzi a prendere parte al CNI ed a tutti i workshop tematici. Una partecipazione importante considerato che da tempo la nostra la Diocesi, accogliendo le spinte del Santo Padre, sta concentrando una serie di iniziative inerenti l’area Mondialità, promuovendo attenzioni nei confronti dei fratelli migranti ed in particolare per quelli residenti nel nostro territorio.  I progetti allo studio in campo sono Presidio, nel quale la nostra Caritas Diocesana sta strutturando iniziative concrete per il contrasto allo sfruttamento in agricoltura, ed il progetto “A braccia Aperte” promosso nell’ambito della campagna “Liberi di partire, Liberi di restare” promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana in risposta al fenomeno migratorio. Da qui l’ingresso della Caritas Diocesana nel Coordinamento Nazionale per l’Immigrazione, a cui hanno partecipato Edgardo Bisceglia (Responsabile Caritas Terlizzi e membro di Equipe Diocesana), Tommaso Parisi (Operatore Area Mondialità) e Francesca dell’Aquila (Operatrice di Servizio Civile nella Città di Giovinazzo).

La tre giorni ha avuto inizio presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, dove si è tenuto l’incontro “Corridoi umanitari per un’Europa solidale” i cui lavori sono stati aperti dal presidente della Camera Roberto Fico. Nel corso dell’incontro, sono state ascoltate le testimonianze di alcune persone arrivate in Italia grazie ai corridoi umanitari e di alcune famiglie italiane che hanno offerto accoglienza. In particolare Martin Doucet, consigliere e capo sezione Immigrazione dell’ambasciata del Canada in Italia, ha illustrato il modello della private sponsorship per i rifugiati in vigore in Canada, mentre Petra Hueck dell’International Catholic Migration Committee/Share Network, ha parlato dei programmi di sponsorship in Europa con uno sguardo al futuro. L’appuntamento è stato promosso dal presidente Brescia in collaborazione con le realtà che hanno reso possibile il modello positivo dei corridoi umanitari, Caritas, Comunità di Sant’Egidio e Federazione delle Chiese evangeliche in Italia.

Per Caritas Italiana, rappresentata dal Responsabile Immigrazione Olivero Forti, l’esperienza dei corridoi Umanitari e delle altre vie legali e sicure d’ingresso, dimostrano come sia possibile accedere alla Protezione Internazionale senza essere costretti a rivolgersi ai trafficanti di esseri umani e intraprendere così viaggi pericolosi, talvolta mortali. Si tratta di programmi umanitari che garantiscono ulteriori opportunità di protezione ai beneficiari e nel contempo incentivano le migrazioni legali. Caritas Italiana evidenzia però la necessità d’incrementarne il numero, e di uniformare le numerose esperienze implementate in vari Paesi al fine di evitare confusione tra status e diritti a livello europeo e nei confronti dei beneficiari stessi.

Concluso l’evento presso la Camera dei Deputati, i lavori del CNI sono proseguiti presso la Cittadella della Carità, sede di Caritas Roma. I lavori sono stati aperti con la presentazione della Campagna “Io Accolgo”, iniziativa promossa da Caritas Italiana e altre organizzazioni sociali italiane ed internazionali del Terzo settore. La campagna vuole dare visibilità a tutte quelle esperienze diffuse di solidarietà che contraddistinguono il nostro Paese. Contro il linguaggio dell’odio e contro la retorica dei porti chiusi, avviando un dialogo con quei cittadini che non sposano esplicitamente le politiche anti-migranti. Le azioni previste dal progetto vedono anche attività di mobilitazione utili ad aprire vertenze e indurre le istituzioni ad assumersi la responsabilità dell’accoglienza e dell’integrazione, cancellando le scelte discriminatorie e superando gli effetti perversi del Decreto Sicurezza.

Presentata anche la Campagna di Caritas International “Share the Journey”, nata con l’obiettivo di promuovere la “cultura dell’incontro” nelle comunità da cui i migranti partono o ritornano, in quelle in cui transitano e in quelle in cui scelgono di stabilire le loro case. Attraverso questa iniziativa si vuole capire e contribuire a far capire perché così tante persone stanno lasciando la loro terra in questo momento storico. Si vogliono anche stimolare le comunità a costruire relazioni con rifugiati e migranti, accendere una luce e illuminare la strada. La migrazione è una storia molto antica, ma questa campagna mira ad aiutare le comunità a vederla con occhi nuovi e un cuore aperto.

Il CNI ha dedicato un convegno di approfondimento sulla Tratta, con un focus sugli aggiornamenti sul fenomeno e le iniziative del Governo. All’iniziativa sono intervenuti Ivana La Trofa, del Consorzio Nuovi vicini Onlus, Anna Pozzi, rappresentante Caritas Italiana, Annaclaudia Servillo, del Dipartimento Pari Opportunità, Maria Silvia Olivieri, SIPROIMI.

Tra gli aspetti più deteriori del fenomeno migratorio contemporaneo c’è sicuramente la tratta di esseri umani e il grave sfruttamento lavorativo e sessuale. Dati alla mano mostrano che nel mondo sarebbero circa 40 milioni le vittime di tratta, di cui il 72% rappresentato da donne e bambine. Numeri significativi, ma sicuramente più alti, poiché molte vittime non vengono rilevate. Inoltre si è evidenziato un aumento della tratta di esseri umani all’interno degli Stati membri e un target di vittime giovani e con disabilità.

In Italia il fenomeno è ancor più accentuato, infatti è stato definito il Paese di origine, transito e destinazione delle vittime di tratta. Purtroppo il lavoro del Governo Italiano pare non soddisfare gli standard minimi per l’eliminazione della tratta. Nonostante l’impegno per contrastare il traffico in Italia, c’è stato un calo nel numero di arresti e di indagini sulla tratta. A questo si aggiungono una scarsa valutazione dei rischi per le potenziali vittime prima delle procedure di rimpatrio forzato e di espulsione, nonché una mancanza di protezione legale per atti illeciti che le vittime hanno commesso sotto costrizione dei trafficanti.

Relativamente allo sfruttamento sessuale, le vittime sono in gran parte donne immigrate con una presenza significativa di giovani nigeriane, ma anche di donne provenienti dall’Est Europa, America Latina, Nordafrica e Cina. Si tratta insomma di persone molto giovani, con un livello d’istruzione molto basso ed estremamente vulnerabili.

Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni si è alzato notevolmente, sulle coste italiane, il numero di donne nigeriane destinate alla prostituzione, le quali già durante il viaggio si trovano in una condizione di semi-schiavitù. Donne che subiscono violenze e che vengono obbligate a prostituirsi. Il fenomeno le vede costrette a lavorare in bordelli in Libia e poi inviate in Italia dai loro aguzzini. Molte di loro, prima di partire, devono sottoporsi a una cerimonia “voodoo”. Purtroppo a causa di questa manipolazione psicologica, diventa sempre più complicato far capire loro come sia possibile liberarsi da questo debito e dagli sfruttatori. Per trafficanti e sfruttatori la tratta di persone è una delle attività illegali più lucrative al mondo. Si tratta di un vero e proprio business, insieme al traffico di droga e di armi.

Ulteriori elementi di problematicità sono stati introdotti con l’approvazione del Decreto sicurezza: l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari che veniva riconosciuto alla maggioranza delle donne potenziali vittime di tratta, ma anche la precarizzazione dei permessi di soggiorno e delle difficoltà di conversione. Problematica anche l’impossibilità di iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo e tra questi molte vittime di tratta, che si ritrovano in una situazione di ulteriore precarietà e vulnerabilità nonché di negazione di alcuni diritti fondamentali. Infine, con la trasformazione degli Sprar in Siproimi, stiamo  ha della presa in carico e della gestione del progetto di accoglienza delle vittime.

L’impegno delle Caritas diocesane sul fronte della tratta è più che decennale e molte di esse hanno contribuito alla costruzione del modello d’intervento a favore delle vittime di tratta delineato dall’art. 18 del testo unico sull’immigrazione. La complessità del fenomeno richiede l’adozione di un approccio multidisciplinare, nonché un necessario e continuo aggiornamento per comprenderlo, capirne le cause e identificare i processi d’aiuto. Alcune Caritas aderiscono al Piano nazionale anti tratta con progetti finanziati dal Dipartimento delle Pari Opportunità, quindi sono già inserite in una rete di locale di collaborazione e confronto con varie realtà del pubblico e del privato; altre invece operano anche con fondi propri, talvolta in collaborazione con congregazioni religiose femminili.

Le attività del CNI si sono conclusi con i gruppi di lavoro collegati ai progetti nazionali (Presidio, Corridoi Umanitari, Tratta e Salute). Sono emerse nuove proposte, da parte dei partecipanti, mirate a migliorare il lavoro futuro. Tra queste la necessità di creare un confronto sistematico a livello nazionale, attraverso tavoli di lavoro; maggiori finanziamenti e/o collaborazioni; la promozione di un sistema anti tratta e anti-caporalato che non dipenda solo dai bandi pubblici; il bisogno di una formazione continua e sempre aggiornata; nuovi stimoli per una collaborazione più costruttiva con altre agenzie del territorio che si occupano di tratta e sfruttamento lavorativo.

a cura di Tommaso Parisi

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