8 marzo: donne e possibilità

Susanna M. de Candia

La Giornata Internazionale della Donna è occasione di riflessione per tutti. L’8 marzo, al di là degli eventi storici a cui è stato o viene collegato, lascia spazio e tempo alla figura della donna nella società, anzi, nelle società.

Cambiano i modi, ma ancora tante società sono maschiocentriche, dall’Occidente all’Oriente. Non si tratta tuttavia di spostare il focus sulla donna, ma allargare la prospettiva e abbracciare entrambe le dimensioni: quella maschile e quella femminile. Troppo spesso cadiamo nell’errore della contesa atta a stabilire il vincitore o la vincitrice; vogliamo a tutti costi dare spazio alla logica della supremazia, talora maschile e talaltra femminile. Ancora non ci è chiaro che è nella sintesi, nella fusione, nella complementarietà la vera strategia esistenziale.

Finché vorremo che l’uno o l’altro approccio alla vita sia il migliore, escludendo quello meno convincente o forte o conveniente, perderemo: le energie, la pazienza, la voglia di metterci in gioco, le possibilità, le visioni. Il punto di partenza e arrivo al contempo dovrebbe essere la parità tra donne e uomini, in ogni ambito della vita (professionale, familiare, sociale, culturale, sportiva…). Inutile elencare i campi in cui eccelle la donna o l’uomo, quelli in cui sarebbe preferibile la presenza dell’una e dell’altro. Parole-chiave sono: possibilità, volontà e libertà. Sono la base della civiltà e dell’umanità.

Celebrare la Giornata Internazionale della Donna ricorda a ciascun essere umano quanta strada ancora c’è da fare per consentire a tutte le donne del mondo di vivere la loro essenza pienamente, senza restrizioni, senza paure, senza minacce e maltrattamenti. Che la vera forza non è quella esercitata dalle mani o dalle armi, ma quella della comprensione reciproca.

Laddove è possibile esultare ed essere orgogliosi dei passi in avanti compiuti dalle donne, che soprattutto negli ultimi 70 anni hanno preso consapevolezza degli spazi e delle occasioni loro negate (durante la Seconda Guerra Mondiale, sono state le donne a tenere in piedi le industrie e l’economia del Paese, dato che gli uomini erano impegnati al fronte), non ci si può dimenticare di tanti Stati in cui le libertà delle donne sono ristrettissime se non nulle.

E non c’è niente di più forte ed esemplare di una donna che ce l’ha fatta. Non a superare l’uomo, ma ad essere se stessa.

Se anagrammassimo la parola donna, otterremmo l’espressione “non da”:

Non da te, uomo, devo sentirmi gratificata. Però riconosciuta sì, perché sei una forma dell’altro da me.
Non da lavoro e studio devo tenermi lontana. Perché la consapevolezza parte dalla conoscenza.
Non da opportunità e scelte devo discostarmi. Perché così posso realizzarmi.
Non da sogni e aspirazioni devo separarmi. Perché se no, vivo a metà.

La Giornata della Donna sia allora occasione per sperimentare prospettive nuove, lanciare ipotesi possibili e insistere sugli obiettivi perseguibili.

Ritratto di donna  della poetessa polacca Wisława Szymborska, Premio Nobel 1996, è un buon punto di partenza per questa impresa da compiere, donne e uomini insieme.

Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.
Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.
Dorme con lui come la prima venuta, l’unica al mondo.
Gli darà quattro figli, nessuno, uno.
Ingenua, ma è un’ottima consigliera.
Debole, ma sosterrà.
Non ha la testa sulle spalle, però l’avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serve questa vite, e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l’ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.
Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama, o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l’amor di Dio.