Braccianti agricoli nella Basilica di San Nicola a Bari. L’incontro con Mons. Cacucci

a cura di Roberta Carlucci

Il gruppo di braccianti, proveniente dalla provincia di Foggia e, in particolare, da Borgo Mezzanone, ha ottenuto di incontrare l’arcivescovo insieme ad Aboubakar Soumahoro dell’USB.

 

Questa mattina qualcosa di imprevisto è accaduto a pochi chilometri dalla nostra diocesi. Alle 11.30 circa iconsueto clima di raccoglimento della Basilica di San Nicola di Bari è stato interrotto da un gruppo di 60 braccianti provenienti dalla provincia di Foggia e, in particolare, da Borgo Mezzanone, guidati da Aboubakar Soumahoro, dirigente dell’Usb – Unione sindacale di base. Con il loro gesto hanno voluto denunciare lo sfruttamento dei braccianti in Puglia. Neanche un anno fa due tragici incidenti, il 4 e il 6 agosto 2018, che causarono in Capitanata la morte di 16 braccianti migranti, e oggi si apprende anche della sassaiola contro alcuni di loro avvenuta ieri mattina in via Manfredonia alla periferia di Foggia, con ferimenti e l’intervento del 118.

L’azione di questa mattina nella Basilica di San Nicola è stata annunciata via facebook e twitter da Soumahoro, volto noto della lotta per i diritti dei lavoratori sfruttati, autore del libro Umanità in rivolta. La nostra lotta per il lavoro e il diritto alla felicità, con un video nel quale ha dichiarato “Papa Francesco dice che il lavoro conferisce dignità all’uomo, però quello dei braccianti è un lavoro privo di dignità e diritti. Chiediamo un confronto con l’arcivescovo, perché la Regione e il governo latitano in totale indifferenza”.

I braccianti avevano con loro cartelloni e bandiere e questo ha creato qualche tensione con la polizia locale che ha chiesto di abbassarli. La situazione è rientrata subito e, in poco tempo, è arrivato sul posto l’arcivescovo Mons. Francesco Cacucci che ha interloquito con il dirigente USB e i 60 migranti. Gli è stato consegnato un documento di dieci punti contro lo sfruttamento dei lavoratori nei campi. “Stiamo parlando di braccianti, non di rifugiati e profughi, ma di gente che non vuole essere assistita, sia stranieri che italiani “, ha dichiarato Soumahoro. “Chiediamo all’arcivescovo Cacucci di farsi interprete tra noi e Regione Puglia. Se abbiamo scelto una chiesa per la nostra protesta è perché il mercato ha preso il sopravvento sulla dignità umana. Per questo siamo venuti con la certezza che qui c’è ascolto”. Nel documento ci sono dieci proposte su lavoro ed eticoltura, “una agricoltura che possa dare dignità alla dimensione etica” e si avanzano specifiche istanze su eguale dignità e uguale salario, rispetto degli oneri (salariali e previdenziali) a carico dei datori di lavoro, regolarizzazione di migranti e profughi, abrogazione della legge Bossi-Fini. Inoltre, nel documento si avanza la proposta di inserimento abitativo per i lavoratori stagionali o stanziali, “fuori da ogni forma e logica di ghettizzazione sociale e spaziale”, consolidamento del “Tavolo permanente interministeriale e interistituzionale”, lotta autentica al caporalato “anche quando mascherato da agenzie di intermediazione”, gestione pubblica e trasparente dei reclutamenti e delle procedure di certificazione e di controllo. Infine, si propone l’ammissibilità delle aziende agricole ai contributi europei sulla base del rispetto documentato dei doveri dei datori di lavoro verso i lavoratori e l’iscrizione all’anagrafe per i titolari di permessi di soggiorno.

Dopo aver ricevuto il documento, l’arcivescovo ha salutato il gruppo guidato da Soumahoro impegnandosi a contattare i vescovi di Puglia e il presidente della Regione Michele Emiliano per riflettere con loro sulle istanze portate dai lavoratori, i quali hanno mostrato sincera gratitudine per l’ascolto ricevuto.

Mons. Cacucci ha voluto, inoltre, sottolineare che “la dignità umana va difesa senza se e senza ma. Va superato il concetto di accoglienza incentrato sul mero assistenzialismo. Bisogna restituire dignità all’accoglienza. Solo così si potrà superare l’idea di invasione. La denuncia da sola non è sufficiente, servono proposte concrete”.

In questi anni non è mancata, comunque, l’opera silenziosa e concreta della Chiesa al fianco degli uomini e delle donne sfruttate.

In Capitanata, Caritas Italiana, grazie all’impegno di diverse Caritas diocesane, porta avanti il progetto Presidio, che per i lavoratori impiegati nel settore agricolo e per i migranti è strumento di ascolto, orientamento e tutela giuridica, sanitaria e lavorativa. In tutta la Puglia, invece, è presente il progetto “La Puglia non Tratta 3”, che è impegnato nella difesa delle vittime della tratta ai fini dello sfruttamento sessuale e lavorativo.