Il Card. Menichelli e la “Gaudete et exsultate”

di Giuseppe Gragnaniello

Il Cardinale Edoardo Menichelli ha colpito ancora! Dopo le interessanti riflessioni sulla “Amoris laetitia”, passati due anni, è tornato presso la Fraternità Francescana di Betania di Terlizzi (il 15 giugno scorso, ndr) per presentare l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Gaudete et exsultate” sul significato della santità nel mondo contemporaneo.

Ha iniziato quasi schernendosi (“per parlare di santità bisogna essere santi…”) e poi con la verve che gli è propria ha piacevolmente intrattenuto i numerosi astanti per oltre un’ora, illustrando ampiamente il documento che considera come il grido dell’anima, oggi piuttosto anoressica, soffocata dallo stile di vita che soddisfa il corpo, ma non conferisce armonia alla persona.

Invece il cammino verso la santità non può essere possibile se non ci si consegna anima e corpo a Cristo. Una santità che Dio elargisce a tutti come un dono, ma che è anche una chiamata, a partire dal Battesimo, di cui occorrerebbe recuperare il senso. Una santità di ogni individuo, di tutto il popolo di Dio, non solo quella dei “professionisti” che veneriamo sugli altari. Essi ci possono aiutare a raggiungerla, come tutti quelli che già la vivono accanto a noi, e che possiamo riconoscere come i santi “della porta accanto”.

Una santità del feriale, ciascuno secondo la propria vocazione, che profonde nell’assolvere agli impegni della vita quotidiana, senza però prescindere da un senso evangelico che porti ad identificarsi sempre più con Gesù Cristo, che non dobbiamo mai trascurare e tanto meno dimenticare. Nasciamo configurati a Cristo e dobbiamo tendere a conformarci a Cristo. Ma se la configurazione è un dono, la conformazione è un impegno.

Per arrivare alla santità le Beatitudini costituiscono un prezioso viatico. Ecco perché, dopo averle richiamate a mo’ di esempio e averci dato una sua lettura, Francesco conclude ogni riflessione con la frase “Questa è santità”. La santità è un impegno ed una necessità, non un optional. Senza di essa saremmo tutti rovinati. Senza un cammino di santità il cristiano non può realizzare la propria missione, che è poi la vita stessa.

La santità è l’unica carta di identità che distingue il discepolo di Cristo. Avendo come guida la Parola, il Vangelo, che rappresenta il progetto divino, come regola egli deve vivere sempre alla presenza di Dio, ogni momento in sua adorazione, non necessariamente in preghiera. É la spiritualità che deve impregnare tutta la sua vita.

Ecco allora l’invito ad accondiscendere senza riserve il volere di Dio, secondo l’insegnamento di Francesco: “Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente.”. “Proviamoci! E la vita cambierà!” ha concluso il Cardinale, molto apprezzato dai presenti.

Considerazione finale: si notava l’assenza dei sacerdoti della Diocesi, ad eccezione del Vescovo che ne ha porto il doveroso saluto. Che la santità non sia un problema loro?