Come don Tonino, papa Francesco a Sarajevo

don Renato Sacco (coordinatore nazionale Pax Christi)

Il Papa va a Sarajevo.
Si accavallano nella mente tanti ricordi, da quel dicembre ‘92 fino ad oggi. Persone, volti, nomi, storie, drammi, bombardamenti, croci, cimiteri…
Tante cose brutte, ma anche tante belle!
Cominciamo con le brutte che mi portano a pensare all’Italia di oggi.
Come è stato possibile una guerra così fratricida? La pulizia etnica? Un amico di Sarajevo, anni fa, mi disse: “preoccupatevi di quello che sta succedendo anche nel vostro Paese”. E infatti oggi in Italia si respira un’aria razzista. Da pulizia etnica? Non so. Certo è che si fanno le campagne elettorali criminalizzando, ad es, i Rom. La violenza verbale, e a volte non solo, nei confronti di profughi, stranieri ecc. è sotto gli occhi di tutti. Almeno di chi vuol vedere. E l’uso del termine ‘clandestino’ è già di per sé violenza!
Anche in Bosnia la guerra è iniziata criminalizzando qualcun altro: serbo, croato, bosniaco…
E i giornali e Tv hanno avuto un ruolo fondamentale nel soffiare sul fuoco per indicare di quali reati fosse colpevole ‘il nemico’. 
Oggi in Italia i mass media cavalcano molto questo clima. Pare che l’unico incidente stradale mortale avvenuto nelle ultime settimane sia quello di Roma. Altri incidenti dove i responsabili siano italiani? Nessuno! Stando ai grandi Tg e giornali. E questo non è poco!! Lo stesso vescovo ausiliare di Sarajevo, Pero Sudar, diceva provocatoriamente, tempo fa, che i mezzi d’informazione sono così importanti che se lui avesse a disposizione i mass media potrebbe far scatenare una guerra ad es. tra Francia e Germania, cosa che parrebbe impensabile. Sono parole che ci devono far pensare!
Troppe volte si sorride sulle affermazioni razziste non solo di Salvini o Buonanno, ma anche di tanta gente comune. Se l’altro diventa un nemico, lo straniero diventa colpevole di tutto, il terreno è pronto per passare ai fatti.
Ma no dai, cosa dici? L’Italia non è la Bosnia! Non ha senso il tuo ragionamento. In Italia non potrà mai succedere.
Anche tanti miei amici di Sarajevo non avrebbero mai pensato di vedere la loro città e la Bosnia travolta da una guerra così assurda. Lo avevo già scritto all’On. Cota nell’agosto 2009, senza aver l’onore di una sua risposta: “Sappiamo cosa è successo in Bosnia! Anche in quella terra c’era qualcuno che per anni ha soffiato sul fuoco, le sparava grosse, ma tutti ridevano pensando fossero delle affermazioni paradossali. E invece sono diventate tragedia, pagata da migliaia e migliaia di persone. Questa paura ultimamente mi accompagna sempre di più come un incubo. Perchè l’altro diventa un nemico. Cresce il razzismo e la xenofobia. E Dio non voglia che…” 
Le guerre, l’odio razziale non nascono mai come un fungo. Sono cose che crescono piano  piano. Cullate nell’indifferenza o in un clima di quasi consenso.
Famiglia Cristiana aveva fatto una ricerca anni fa, sul legame tra parrocchie, oratori e Lega Nord. Forse una riflessione seria la dobbiamo fare anche come comunità cristiane. L’on. Buonanno, Parlamentare Europeo ed esponente della Lega, noto per le sue affermazioni razziste anche in Tv, si è sempre vantato, anche con il sottoscritto, di aver distribuito centinaia di crocifissi, per difendere le ‘radici cristiane’. Forse sorridere non basta più!
E ricordiamo anche le affermazioni di Bossi sul Tricolore d’Italia, che lui avrebbe usate per pulirsi…
E abbiamo appena visto la parata militare del 2 giugno: l’orgoglio, la forza e le armi. 
Anche in Bosnia c’erano spinte di autonomia e separazione, esercito in mano allo Stato centrale. Le premesse ci sono. Sul Piave dopo 100 anni qualcuno ha cantato ancora ‘non passa lo straniero’.
E tutti, Lega e Governo, sono d’accordo sulle spese militari per gli F35.
Le armi sono un grande affare. Appunto, come in Bosnia. Se sono  ‘made in Italy’ meglio ancora!
Cosa succederà! Non lo so. Spero di sbagliarmi su tutto. Sarei il primo ad essere contento. Ma mi basta guardare a quanto succede oggi: è già molto preoccupante.
E le cose belle?
Dopo aver ricordato tante cose brutte, pensando a quanto è successo in Bosnia e guardando all’Italia, avevo promesso di ricordarne alcune belle.
Sicuramente in quegli anni di guerra tante persone, rimaste anonime, non hanno scelto l’odio, gli stupri etnici, l’uccidere, ma la condivisione, l’accoglienza, il portare, ad. es.,  acqua e pane al vicino di casa e mille altre cose. Di queste persone la cronaca non si è occupata. Eppure la vita, la speranza non è morta e non muore proprio grazie a loro.
Penso alle donne di Srebrenica, ieri e oggi. Alle tante donne che, anche in Italia, si battono anima e corpo per non farsi travolgere da una mentalità razzista, escludente, guerrafondaia, corrotta e violenta. E penso alle infinite iniziative di solidarietà con la Bosnia partite proprio dall’Italia. Forse non hanno fatto notizia, ma hanno segnato la vita di tante persone, giovani soprattutto.
Penso a Sarajevo e non posso dimenticare un gran numero di donne e uomini, di nomi, di volti incontrati fin dal dicembre ’92, durante l’assedio. Persone splendide, coraggiose e pacifiche! A loro devo un grazie grande e sincero!
Penso anche a chi è stato ucciso. Oltre alle migliaia di persone bosniache, croate, serbe, agli amici italiani: Guido, Fabio, Sergio, Marco, Gabriele, Moreno…
Penso al pellegrinaggio (hodočašće) che abbiamo fatto con la mia Diocesi di Novara e il Vescovo Renato Corti, nel 2000, Anno Santo, proprio a Sarajevo: non una città santa, né cattolica, ma martire! Un’esperienza indimenticabile per oltre 80 partecipanti ospiti nelle famiglie.
Ma soprattutto penso alla marcia promossa dai Beati Costruttori di pace, nel dicembre ’92, a nove mesi dall’inizio dell’assedio di Sarajevo, con 500 persone tra cui anche don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta e Presidente di Pax Christi.  Siamo entrati a Sarajevo di notte, con 10 pullman. E la mattina del 12 dicembre, don Tonino improvvisò un discorso che ancora oggi tocca ognuno in profondità, anche per la grande vicinanza a quanto va dicendo papa Francesco.
“Io vorrei che tutti quanti, – è don Tonino che parla nel cinema Radnik, al buio e al freddo – tornando nelle nostre comunità, potessimo stimolare le nostre comunità, noi credenti soprattutto, stimolare i nostri Vescovi ad essere più audaci, a puntare di più sulla Parola del Vangelo. Perchè, vedete, questa esperienza è stata una specie di ONU rovesciata: non l'ONU dei potenti è arrivata qui a Sarajevo mal'ONU della base, dei poveri. … Allora io penso che queste forme di utopia, di sogno dobbiamo promuoverle, altrimenti le nostre comunità che cosa sono? sono soltanto le notaie dello status quo e non lesentinelle profetiche che annunciano cieli nuovi, terra nuova, aria nuova, mondi nuovi, tempi nuovi… Quanta fatica si fa in Italia…, ma  abbiamo fatto fatica anche qui, anche con i rappresentanti religiosi… perché è difficile questa idea della difesa nonviolenta… Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati!”.
E racconta dell’incontro avuto qualche giorno prima sulla strada verso Sarajevo: “la gente del posto viene sul pullman a offrirci un the caldo. Una signora serba ha visto gli autisti intirizziti dal freddo e, benché fossero tutti croati, li ha portati a casa e ha offerto un pranzo per loro. Sono entrato a salutarla: si è messa a piangere. Poi si è avvicinato un uomo e mi ha invitato a casa sua, dove si faceva un banchetto funebre. Sono entrato e mi ha detto ‘Io sono serbo, mia moglie è croata; queste mie cognate sono musulmane, eppure viviamo insieme da tempo, senza problemi: ma chi la vuole questa guerra?’Ho pensato… ecco la convivialità delle differenze.”
E quando arriviamo ad Ancona, la sera del 13 dicembre, sempre don Tonino annota sul suo diario: “Poi rimango solo e sento per la prima volta una grande voglia di piangere. Tenerezza, rimorso e percezione del poco che si è potuto seminare e della lunga strada che rimane da compiere. 
Attecchirà davvero la semente della nonviolenza? Sarà davvero questa la strategia di domani? È possibile cambiare il mondo col gesto semplice dei disarmati? (…) E qual è il tasso delle nostre colpe di esportatori di armi in questa delirante barbarie che si consuma sul popolo della Bosnia? 
Sono troppo stanco per rispondere stasera. Per ora mi lascio cullare da una incontenibile speranza: le cose cambieranno, se i poveri lo vogliono”.
 
Buon viaggio papa Francesco. Sretan put.