Luce e Vita - Scuola

Custodi del presente, coltivatori del futuro #4

di Francesca Amato

La maturità non si scorda mai, soprattutto in tempi di pandemia. Ultimi mesi con lezioni da casa, incertezza sullo svolgimento degli esami, contatti solo virtuali con i prof, ma tante emozioni il giorno della prova orale. Francesca condivide il racconto della sua maturità, tra panico e sicurezza di sé.

Sono Francesca Amato e ho da poco concluso il quinto anno di scuola superiore presso l’Istituto Commerciale di Molfetta. Chi avrebbe mai immaginato di vivere lʼultimo anno di scuola in questo modo così anomalo, eppure non é stato facile come molti magari credono.

Il giorno in cui siamo venuti a conoscenza della chiusura delle scuole è stato uno shock per tutti, tralasciando quei pochi contenti di non andare a scuola, ma nessuno si aspettava tutto quello che abbiamo passato, incominciando dallʼannullamento del “pranzo dei cento giorni”, traguardo importantissimo per i ragazzi di quinta che come me, aspettavano dal primo anno.
Subito dopo viene annullata anche la gita allʼestero, proprio quella dell’ultimo anno che rimane sempre un ricordo indelebile nei ragazzi. Ma dopo tutto ciò, il bello doveva ancora arrivare. Dopo una prima settimana di totale assenza dopo la chiusura delle scuole dei nostri professori, iniziamo a ricevere messaggi su Telegram, Whatsapp e chi più ne ha più ne metta, in cui invitano a scaricarci Zoom per iniziare la didattica a distanza. Ed é qui che inizia il nostro inferno.
Ricordo la prima videochiamata con la prof. di francese in cui eravamo un poʼ tutti disorientati e confusi, fino a quando ci ha spiegato che dʼora in poi avremmo fatto videochiamate ogni giorno in cui loro avrebbero spiegato e anche interrogato. Spiegato così sembra bello e divertente, in realtà per me non lo è stato affatto.

Trovo nella didattica a distanza tanti difetti e pochissimi lati positivi. Sicuramente il primo problema della DAD comune a tutti gli studenti di questʼanno è la poca concentrazione mentre i prof spiegano, non perché mancasse la voglia di ascoltarli, semplicemente perché è impossibile concentrarsi davanti a un telefono, stando a casa, e per alcuni anche stando nel letto, con la connessione che cadeva ogni due per tre e il prof che doveva ripetere tutto da capo.
Un altro difetto è sicuramente la necessità di possedere una rete internet da parte sia degli studenti che degli insegnanti, e in casa non tutti la possiedono; di conseguenza coloro che non dispongono di strumenti adatti e una buona connessione sono svantaggiati e finiscono per non capire più nulla.
Ma la cosa più importante, secondo me, che è venuta a mancare in tutti questi mesi è stato un vero dialogo con i prof che ci hanno accompagnato per cinque lunghi anni, unʼimmediata comunicazione tra studenti e insegnanti che, soprattutto per gli studenti di quinto, è fondamentale. Come posso chiedere dei chiarimenti, delle informazioni in più riguardo un argomento tramite una web? Lʼunico mezzo per comunicare realmente, oltre che durante le videolezioni, sono le mail e non sempre si riesce a leggerle tempestivamente. Penso che lʼunico lato positivo nel nostro caso sia stata la possibilità di scegliere quando fare le videolezioni, naturalmente nessuno poteva pretendere di fare 6 ore di lezione come in classe per una serie di motivi, in primis la scarsa concentrazione e la stanchezza che si ha davanti ad un telefono, quindi gli orari delle lezioni sono stati molto agevolati.
Fino a maggio, nessuno di noi si preoccupava per gli esami di maturità, ma piano piano il 17 giugno si avvicinava; negli ultimi giorni di maggio fino al 18 giugno non si è capito più nulla. In 4 siamo stati scelti per una simulazione al fine di capire come sarebbe stato lʼorale… panico più totale, non vedevo lʼora di farla così da togliermi questo enorme peso. Dopo la simulazione però, bisognava concentrarsi al 100% sugli esami, lʼunico obiettivo era quello.

Viene estratta la lettera S, a me toccava il secondo giorno, nuovamente panico. Panico perché credevo che essere lʼultima mi avrebbe permesso di ripetere ancora (naturalmente mi sono ricreduta!).
Arriva il mio giorno: il 18 giugno alle 9.30 toccava a me, unʼemozione unica.
Per fortuna non ero sola, cʼera il mio ragazzo che mi tranquillizzava in ogni modo, in realtà non ero molto agitata, ero sicura di me e di quel che avevo studiato. Appena entrati, cʼerano volontari muniti di mascherine e termometri… e chi lʼavrebbe mai detto che saremmo tornati a scuola dopo 3 lunghissimi mesi solamente per lʼesame orale e soprattutto vedere i prof. Dopo così tanto tempo è stata una grande emozione!
Dopo circa unʼora il mio esame finisce. Finalmente libera. La prima persona che chiamo è mia madre, io ero al settimo cielo. Non ci credevo e forse non ci credo tuttora di non esser più una studentessa. Mi sentivo bene, ero felice di quel che avevo dato dopo tutte le difficoltà che abbiamo affrontato.

Chi ha detto che la maturità non si scorda mai ha proprio ragione. Gli esami di questʼanno resteranno un ricordo indelebile non solo per chi li ha dovuti sostenere. Già trascorrere tutti quei mesi nellʼincertezza più totale ha messo a dura prova i nostri nervi, per non parlare dellʼultimo giorno di scuola che si è concluso con un “chiudi la chiamata” su Zoom. Non dimenticherò mai questi mesi così difficili e interminabili, questa maturità 2020 così surreale e non scorderò neanche questi cinque anni, accompagnati da tante belle emozioni e ricordi incancellabili.
Alla fine di questo lungo percorso mi ritengo soddisfatta dei risultati, adesso però è arrivato il momento di svestire i panni della studentessa, per introdursi nel mondo del lavoro, e come ha detto una mia prof in sede dʼesame: in bocca al lupo e buona vita!

Francesca Amato