Dalle community alle comunità

Editoriale n. 4 del 27 gennaio 2019

Fra i primi appuntamenti della visita pastorale di Mons. Cornacchia, iniziata il 15 gennaio scorso, l’incontro con i direttori, giornalisti e operatori della comunicazione – giovedì 24 gennaio – che svolgono nelle quattro città della Diocesi la loro delicata funzione a servizio della collettività. Ambito nevralgico e strategico, quello delle comunicazioni, perchè trasversale ad ogni esperienza vitale, ancor più in questo nostro tempo di comunicazione digitale e globale.
«Siamo membra gli uni degli altri» (Ef 4,25). Dalle community alle comunità» è il tema per la prossima giornata che celebreremo il 30 maggio, reso noto il 24 gennaio, festa di San Francesco di Sales.
«Una riflessione – ha detto il Papa nell’ultimo Angelus – sulle comunità della rete e la comunità umana. Internet e social media sono una risorsa del nostro tempo; un’occasione per stare in contatto con gli altri, per condividere valori e progetti, e per esprimere il desiderio di fare comunità. La rete può aiutarci anche a pregare in comunità, a pregare insieme». Il messaggio sollecita la riflessione, soprattutto da parte di chi si occupa per professione o per vocazione di comunicazione, sullo stato attuale e sulla natura delle relazioni in Internet «per ripartire dall’idea di comunità come rete fra le persone nella loro interezza». Dobbiamo tutti interrogarci su quanto si possa parlare di vera comunità di fronte alle logiche che caratterizzano alcune community nei social network. Siamo sollecitati ad interrogarci, inoltre, su quanto siamo capaci di esercitare quella capacità di ascolto dell’altro, di dialogo e, di conseguenza, di uso responsabile del linguaggio.
Motivazioni che sono alla base del manifesto del giornalismo delle buone pratiche, denominato Carta di Assisi, promosso da Articolo 21 e Sacro Convento di Assisi assieme a Federazione nazionale della stampa, Usigrai, Ordine dei giornalisti e Tavola della Pace.
«La Carta di Assisi sarà strumento non solo dei giornalisti ma di chiunque operi nella comunicazione» aveva scritto nella sua relazione, Beppe Giulietti, presidente della Fnsi, illustrando i contenuti e il senso del decalogo, un’alleanza tra quanti credono nell’accoglienza e nei principi della Costituzione, passando «dall’indignazione all’azione».
Come giornale diocesano e ufficio comunicazioni sociali abbiamo fatto nostro il decalogo (già pubblicato nell’ottobre 2018) e vogliamo esortare a farlo tutti coloro che, sugli altri media operanti in Diocesi come sui profili social personali, hanno modo di esprimere le proprie opinioni. Tocca a quanti sono responsabili di pagine e profili giornalistici moderare con saggezza l’interazione sui post, arginare i cosiddetti leoni da tastiera, praticando non la censura del pensiero, ma la selezione degli stili comunicativi, anche in prospettiva educativa. Si può e si deve indignarsi e contestare, ma passando attraverso il filtro della buona educazione, della salvaguardia della dignità della persona. Non possiamo essere procacciatori di like o conteggiare visualizzazioni e commenti ad ogni costo. Occorre sempre un discernimento e la facilità del mezzo non deve indurre la facilità del giudizio.
Se ci fosse volontà fra le testate locali, l’ufficio diocesano può mettersi a disposizione per un costante confronto su temi di comune interesse.

Luigi Sparapano