Dalle periferie al centro e viceversa

di Mons. Luigi Martella

Venticinque anni di Accoglienza. La Casa ‘don Tonino Bello’ di via Pisacane in Molfetta, è diventata ormai un luogo di riferimento per tanti uomini e donne di passaggio. Correva l’anno 1989, proprio nel giorno della festa di san Corrado (9 febbraio), quando il Servo di Dio Mons. Bello inaugurava questo Centro di solidarietà Caritas, destinato ad ospitare i ‘senza dimora’, per offrire loro la possibilità non solo di un letto, ma anche un pasto caldo ed un ambiente il più possibile familiare. Cinque anni prima, a Ruvo, lo stesso don Tonino aveva aperto la ‘Casa di Accoglienza’ per i tossicodipendenti, volendo porre un ‘segno’ concreto di carità in favore di giovani ‘perduti’ nei falsi paradisi della droga. Con lo stesso entusiasmo e fervore apostolico ha voluto creare quest’altro ‘segno’ nel cuore della città di Molfetta. Era nel suo stile richiamare l’attenzione di tutti verso le periferie esistenziali e portare queste ultime al centro, evitando che la carità si svuotasse con discorsi inutili e parole sterili.

Oggi noi ricordiamo, con comprensibile soddisfazione, questo quarto di secolo di attività del Centro che, nel frattempo, ha conosciuto sviluppi e adeguamenti non soltanto nelle strutture, ma anche nel servizio. Centinaia e centinaia di persone hanno sostato in questo Centro, per periodi più o meno lunghi, soprattutto immigrati da paesi del ‘sud’ del mondo. Qui hanno avuto risposta ai loro bisogni primari e soprattutto l’aiuto ‘a fare chiarezza nelle loro situazioni per poter tornare ad essere protagonisti della propria vita’ (dal Progetto del Centro di solidarietà Caritas di Molfetta).

Il percorso compiuto, tuttavia, mentre ci fa rendere grazie al Signore della vita e della storia, non autorizza ad adagiarci, compiaciuti per i risultati ottenuti, ma ci sprona a volgere lo sguardo sulle nuove povertà, sui nuovi bisogni e sulle nuove emergenze. Tanti altri fratelli e sorelle sono in difficoltà e bussano alla porta del nostro cuore, oltre che ai battenti dell’ingresso del Centro.

Ormai quelle pareti e quelle stanze sono testimoni di tante sofferenze, intrise di tante lacrime, gravide di tante pene ma, nello stesso tempo, possono raccontare splendide storie di ‘risurrezione’, di affetto, di vicinanza, grazie alla disponibilità di volontarie e volontari, senza i quali non sarebbe stata possibile la sopravvivenza di questa significativa ‘struttura di carità’. Essa si pone nell’ambito della città e della diocesi come prova tangibile di pedagogia dei fatti.

Intanto la porta rimane aperta e l’attività continua, confidando nell’impegno e nella generosità di molti, poiché facile profezia è quella di immaginare altre situazioni di povertà nel futuro, a conferma di quanto già il vangelo ci ricorda: «i poveri li avete sempre con voi» (Mt 26, 11). Non dimentichiamo quanto don Tonino, proprio in occasione dell’inaugurazione della Casa, scriveva.

Egli sollecitando ad annunciare il vangelo con le opere, concludeva: «Forse è l’ultima predica che il mondo contemporaneo è disposto ancora ad ascoltare fino in fondo».