Don Gianni de Robertis a Ruvo. Cronaca dell’incontro

di Katia Scarimbolo*

Lunedì 3 luglio, nel centro Linea Comune di Ruvo di Puglia, si è svolto un incontro, aperto a tutta la cittadinanza, con don Gianni De Robertis, direttore nazionale della fondazione Migrantes, organizzato dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Ruvo di Puglia.
Presenti all’incontro, oltre a don Gianni, c’erano l’assessore alle Politiche Sociali, Monica Montaruli, il sindaco Pasquale Chieco, i rappresentati dell’associazione Etnie ente gestore della struttura, e della cooperativa sociale Oasi 2 che si è aggiudicata a Ruvo il bando SPAR, di prossima attuazione.
Il tema dell'incontro era l’attuale situazione migratoria verso l’Europa, il dovere di accoglienza e di rispetto dell’altro e la convivenza tra le culture diverse.
Dopo essersi presentato ed aver presentato la sua parrocchia, San Marcello di Bari, don Gianni ha parlato della fondazione Migrantes come di un organismo pastorale della CEI dedicato alle questioni delle migrazioni e dell’accoglienza.
L’umanità sta vivendo un momento drammatico, il numero dei rifugiati aumenta di anno in anno, a causa di guerre e persecuzioni.
Il primo passo da fare “per noi”, è quello di prendere coscienza di ciò che sta accadendo e poi decidere se farsi coinvolgere o restare indifferenti.
Don Gianni continua dicendo che l’estate scorsa a Lampedusa, durante il “Summer camp” di Migrantes, ha ascoltato la vicenda di un pescatore che, il 3 ottobre del 2013, si era imbattuto casualmente in un barcone incagliatosi ed aveva cercato di soccorrere quegli uomini che, sporchi di catrame, era impossibile tirare su.
Molti di essi erano morti davanti ai suoi occhi, e lui non riusciva, nonostante fossero passati tre anni, a dimenticare quei volti disperati e soprattutto, non riusciva a smettere di piangere per loro.
Sono sconvolgenti anche i racconti delle mutilazioni, delle violenze sulle donne che il sacerdote continua a raccontare come fosse un fiume in  piena.
“È l'incontro con l’altro, con le singole persone, con le loro storie e le loro vicissitudini che cambia le anime e scuote le coscienze” – dice, sottolineando questa frase con convinzione.
Dopo questa introduzione così vera e partecipata sulla realtà dei rifugiati, don Gianni prosegue ricordando l’invito di Papa Francesco rivolto ad ogni comunità religiosa, parrocchia e comune, di accogliere dei fratelli che vivono questa realtà.
Da ciò lo stimolo verso la sua comunità parrocchiale a prendere sul serio questo invito.
Il passo successivo è stato quello di affittare un appartamento, seguito però dalla difficoltà di trovare famiglie di rifugiati.
Perciò hanno pensato di rivolgere la loro attenzione verso i ragazzi appena maggiorenni non accompagnati, perché molti ad intraprendere questi viaggi della speranza, sono proprio loro che, finchè minorenni, vengono accolti in strutture dello Stato, ma superata la maggiore età devono lasciarle.
Nella comunità hanno accolto così sei ragazzi, tutti musulmani, che sono guidati da adulti che fanno loro da tutor nel ricordargli i loro doveri e lo stile di convivenza rispettoso dell’altro. La diffidenza della gente e degli stessi condomini è stata una difficoltà che pian piano hanno superato grazie alla conoscenza personale, fatta anche di piccoli aiuti reciproci.
Tra i ragazzi e la comunità, continua don Gianni, c’è un patto: “Noi ci impegnamo a realizzare i vostri sogni, ma voi fate un po’ di volontariato e ci aiutate a creare nel quartiere un clima di rispetto e fiducia”. Infatti in molti incontri su queste problematiche porta con sé proprio i ragazzi che, come lui stesso dice, raccontano la vita con un’efficacia disarmante.
A questo punto, ricorda una frase di don Pino Puglisi, che ha visto scritta al Brancaccio quando, con il gruppo dei giovani della parrocchia, ha fatto volontariato lì,: “Se  ognuno di noi fa qualcosa, insieme si può fare molto” e conclude dicendo che questa esperienza di accoglienza ha arricchito tutta la comunità e paesi quali il Senegal, Bangladesh, Kosovo, Afghanistan, Niger ed Egitto per il volto di questi sei ragazzi.
L’incontro organizzato con la formula del “circle time” ha dato la possibilità anche ai partecipanti di parlare di piccole esperienze di accoglienza vissute negli oratori o nei centri di ascolto e ci ha fatto sentire tutti a proprio agio. Fruitori, ma allo stesso tempo autori di una condivisione di esperienze significative.
L’intervento del sindaco Chieco ha poi evidenziato l’impegno del Comune di Ruvo ad attivarsi nella partecipazione a progetti SPRAR verso 36 rifugiati e l’accoglienza di 16 rifugiati minori con progetti ben strutturati che hanno come finalità l’inclusione nel tessuto sociale dei migranti e la partecipazione di tutta la comunità a questi processi.
La serata vissuta in compagnia di don Gianni è stata l’occasione per ricordare la drammaticità della realtà dei migranti, ma soprattutto per suscitare la consapevolezza che non si può rimanere indifferenti e che “il poco di ognuno insieme fa molto” come lui stesso ha ribadito più volte.

* Coordinatrice cittadina dell'Azione Cattolica