Luce e Vita - Attualità

I fatti di Bibbiano e la necessaria custodia dei piccoli

di Alessio Magoga*

Prima che altri gravi fatti di cronaca prendessero completamente la scena, nei giorni scorsi i riflettori erano tutti puntati sui “fatti di Bibbiano”, il piccolo Comune in provincia di Reggio Emilia, nella Val d’Enza. Qui, secondo l’accusa, si sono registrati degli episodi in cui alcuni bambini, in forza di una viziata lettura della loro condizione familiare da parte delle istituzioni deputate, sono stati tolti ingiustamente alle loro famiglie “naturali” e sono stati affidati a famiglie affidatarie. Il fatto ha assunto una connotazione fortemente politica, visto l’orientamento della giunta comunale di Bibbiano. Tuttavia, non è questo il punto che ci interessa ora, se non per rilevare, ancora una volta, che in Italia qualsiasi problema viene interpretato con le “gabbie” ideologiche della propria inclinazione politica. È più forte di noi, ma non è affatto una cosa di cui andar fieri. La magistratura sta ancora procedendo con le indagini, ma alcune dinamiche sembrano sufficientemente chiare. Il minimo che si possa dire è che, in alcuni di questi casi, i racconti dei bambini sono stati manipolati o in qualche misura condizionati da chi aveva il compito di verificare gli eventuali abusi: vale a dire, gli operatori che dovevano valutare la capacità dei genitori “naturali” di prendersi cura dei loro figli ed avviare, in caso negativo, i procedimenti di affido ad altre famiglie. Allo stato attuale non sono ancora state appurate in modo univoco le responsabilità dei vari soggetti chiamati in causa, né le motivazioni che stanno alla base di un meccanismo perverso che ha condotto alla separazione traumatica dei figli dai propri genitori e che ha scosso le coscienze. Si parla di interessi economici oppure di “favori” resi a famiglie amiche, desiderose di avere un figlio…
Sembrano, però, emergere anche motivazioni di carattere ideologico: nella fattispecie, la volontà di favorire alcune famiglie “omogenitoriali” – quelle cioè in cui la coppia è costituita da persone dello stesso sesso – a scapito delle famiglie di origine, per lo più “naturali”, cioè costituite da un padre (uomo) e da una madre (donna). Mons. Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia, ha commentato i fatti di Bibbiano esprimendo da un lato la sua fiducia nel lavoro della magistratura, che ha il merito di aver fatto emergere il caso, ma dall’altro ha anche manifestato tutta la sua preoccupazione: “Salvo restando le responsabilità dei singoli, oggi esiste una cultura molto invadente che vede nella famiglia (padre, madre e figli) un luogo potenzialmente oppressivo e perciò da colpire”. L’impressione è che esista in alcuni settori della cultura (e delle istituzioni) una concezione che considera la famiglia “naturale” un retaggio del passato, se non addirittura un’istituzione violenta e da superare, nel nome di altre forme di famiglia, più libere e “aperte”. Gli episodi di Bibbiano non devono far concludere che l’istituto dell’affido sia inadeguato o che sia sempre inficiato da errori di valutazione. Non è affatto così. L’affido è stato pensato proprio per proteggere i minori da genitori inadatti – almeno momentaneamente – al loro ruolo parentale. In questo modo, insieme ai bambini, si proteggono i genitori stessi da azioni che potrebbero avere effetti negativi sui figli ma anche su di loro. Va inoltre riconosciuta l’oggettiva complessità e delicatezza di un ambito – quello della tutela dei minori – in cui i confini delle responsabilità non sono sempre così nitidi ed è difficile fare un adeguato discernimento. Tutto ciò, a maggior ragione, impone a quanti operano in questo settore una grande vigilanza. A loro è chiesto di avere come obiettivo il bene dei bambini, innanzi tutto, ma anche quello dei genitori naturali. Ciò richiede una grande competenza, un profondo spirito di dedizione e il fedele rispetto dei legami affettivi tra figli e genitori. In questo delicatissimo contesto, qualsiasi forma di interferenza, dettata da interessi personali o da motivazioni ideologiche, conduce a veri e propri drammi.

(*) direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)