Fratellanza e amicizia tra figli di Dio

Editoriale n. 7 del 17 febbraio 2019

Nel 1219, a Damietta, una città situata a pochi chilometri dal Cairo, avveniva qualcosa di impensabile. Ciò è talmente vero che l’episodio, seppur accaduto realmente, è avvolto ancora oggi da un’aurea di leggenda. Nonostante ciò i suoi effetti nella realtà sono ancora vivi tutt’oggi: quello che un esercito non aveva ottenuto con tutta la potenza dei suoi mezzi, un piccolo e povero religioso era riuscito ad ottenerlo solo con la forza della sua fede: Francesco d’Assisi aveva stretto amicizia con il Sultano di Egitto Malik al Kamil, ottenendo per i cristiani d’occidente la possibilità di visitare liberamente i luoghi che da allora saranno custoditi dai Frati Minori.
Papa Francesco, volendo onorare il santo di cui porta nome, ha attualizzato l’impresa che il poverello di Assisi, otto secoli fa, aveva compiuto. Allora come oggi questo avviene in un contesto storico di grande tensione fra Islam e Cristianesimo (o forse tra Medio Oriente e Occidente?). Sono quasi 30 anni che i conflitti lacerano i paesi a maggioranza islamica e oramai appare lampante come l’uso della violenza e delle armi non abbiano portato alcun frutto, se non a una spirale di odio e vendetta.
Proprio come il giullare di Dio, che ha intrapreso questa iniziativa nella piena consapevolezza dei rischi e delle critiche che avrebbe attirato su di sè, Papa Francesco, fedele interprete dei valori evangelici, armato solo della Croce di Cristo, si rivolge all’Islam sottolineando come la comune fede nell’unico Dio Creatore, renda tutti fratelli. L’iniziativa non è però stata promossa in modo unilaterale, molto si deve infatti al Consiglio Musulmano degli Anziani, un’organizzazione sostenuta dagli Emirati Arabi che si è presa carico di promuovere il dialogo e la pace.
La Dichiarazione sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, non è affatto un semplice gesto dal carattere simbolico, si tratta invece del vero e proprio tentativo di stabilire un orizzonte programmatico per la convivenza pacifica e costruttiva tra le grandi religioni. I temi trattati abbracciano le questioni più urgenti che l’umanità dovrà affrontare nel comune intento di custodire e coltivare, da fratelli, il giardino che Dio ci ha affidato (cfr. Gn 2,15). Oltre alla comune fede nell’unico Creatore, il Documento sulla fratellanza, sottolinea come la guerra non possa essere espressione di un’autentica religiosità, ma piuttosto la negazione dei suoi più profondi valori.
Alla diffidenza verso coloro che cercano Dio per vie diverse dalle proprie (cfr. LG 16), va sostituito il desiderio di conoscenza e condivisione reciproca. Ogni persona è portatrice della sua unicità ed ha un messaggio unico e irripetibile da dare al mondo; nel contempo anche le culture e le religioni possono rivelarci prospettive in grado di sorprenderci e arricchire, senza cedere a nessuna forma di sincretismo. La diversità è una risorsa, non una minaccia!
Vengono per questo incoraggiate tutte le iniziative che promuovono la pace e la fratellanza fra i popoli. Perché ciò avvenga è necessario che i luoghi di culto siano adeguatamente rispettati e protetti dalle istituzioni preposte: ancora tante sono le inaccettabili espressioni di odio alimentate dai vari fondamentalismi.
Molto interessante è il concetto di reciprocità tra Oriente e Occidente: se nel primo si può trovare ispirazione nel costruire una società meno ossessionata dal materialismo e più aperta al trascendente, dal secondo va preso l’entusiasmo per la difesa e la promozione della dignità umana.
Viene ribadita la necessità di impegnarsi nel permettere alla donne di poter accedere a tutte le possibilità sociali, economiche e civili. È inoltre indispensabile stabilire delle strategie comuni per la tutela dell’infanzia e la promozione dei diritti dei bambini (istruzione, salute, famiglia). Non ultime, devono essere salvaguardate le categorie a rischio: anziani, poveri. emarginati, disabili, ecc.
I due leader religiosi, Papa Francesco e il Grande Imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib (leader mondiale dell’Islam sunnita), si sono impegnati a diffondere i principi del documento presso tutti i popoli e le religioni, a partire dai loro leader.
L’accettazione reciproca di questo impegno implica una palese condanna della violenza e degli orrori del terrorismo e si rivela come una chiara e comune presa di posizione contro l’estremismo politico-religioso.
Saremo testimoni di un’altro miracolo? Un’altra volta l’umiltà e la coerenza evangelica prevarranno sull’illusione di potere dei potenti? Solo il tempo potrà dircelo.

Fra’ Umberto Panipucci – ofm