Luce e Vita Giovani

“Il pianeta è uno, abbiamone cura”. I giovani della diocesi tra ecologia e giustizia sociale e ambientale

Percorso sulla Laudato si'

Appropriarsi del futuro. È una delle missioni che i giovani hanno preso fortemente a cuore negli ultimi anni. «Se non operiamo adesso, quando farlo? Noi adulti siamo poco operativi, andiamo stimolati» è l’ammissione di colpa di Pierluigi Colangelo, avvocato e ambientalista impegnato nel sociale come testimonia l’azione concreta operata in Legambiente Puglia.

Aiutati dagli ospiti della serata, i giovani della diocesi si sono interrogati sul tema del rapporto tra la giustizia sociale e l’ecologia, prendendo ispirazione dal terzo capitolo dell’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, file rouge dell’intero percorso.

La questione ecologica e ambientale, troppo spesso sottovalutata negli anni, è divenuta cuore pulsante di un nuovo modo di divere. I Fridays for future, da un punto di vista laico, e la Laudato Si’, con il suo apporto spirituale, hanno fatto luce nel buio di un mondo che consuma, sperpera e sfrutta il suo stesso pianeta.

Strettamente collegata all’ecologia c’è il problema dello spreco alimentare che spesso diventa frutto di carità verso il povero. «Unire il problema della fame, quindi della povertà, con lo spreco alimentare è un modus operandi sbagliato. C’è spreco perché abusiamo delle risorse della terra e abbiamo sovrapproduzione» spiega l’avvocato Cosimo Matteucci di Legambiente Puglia. «Donare cibo al povero senza preoccuparsi di emanciparlo è una pratica mutualistica ma non lo toglie dallo stato di esclusione. Risolviamo il problema del povero oggi, lo sfamiamo oggi ma non lo stiamo educando e non lo inseriamo in un contesto ecologico. La povertà non è gentile, morde e per cercare di entrare nelle vite delle persone si ha bisogno di tempo e di conoscere i bisogni primari. Donare l’eccesso della produzione dei ricchi non è la via giusta».

Ma non solo. Non può esserci giustizia ambientale senza giustizia sociale. «Se il Paese ricco è dotato del brevetto per un’autovettura poco inquinante e pensa al suo orticello, sbaglia. Penso ad un’esperienza in Albania» commenta Pierluigi Colangelo, «avevano tecnologie retrograde, i cui scarti finivano in mare. Quel mare e quell’ambiente sono anche i nostri. La soluzione è che il paese ricco deve donare il brevetto di una tecnologia avanzata per equilibrare la giustizia sociale e ambientale. Il mondo è uno e va tutelato e i poveri pagano due volte il problema: vengono sfruttate le risorse che sorgono sui loro territori e non hanno i mezzi economici per curare se stessi e la terra».

Lo sfruttamento della terra e delle risorse diventa fulcro di un modo di vivere da rivedere. Ma anche lo smaltimento delle risorse esauste non è da sottovalutare. «Ci lamentiamo del Parco dell’Alta Murgia che potrebbe ospitare scorie molto meno dannose di quelle che noi produciamo e parcheggiamo in Africa. Non possiamo rimediare ai nostri rifiuti dislocandoli in altri territori. Il pianeta, ricordiamo, è uno» ribadisce l’avvocato Colangelo.

Se i Fridays for future rappresentano un modello a cui tanti giovani si stanno ispirando e se la Laudato Si’ è un monito al mondo cristiano (e non solo) che qualcosa si è sbagliato negli anni, la realtà di tutti i giorni è la reale sfida. Ai giovani e ai volontari, troppo spesso, viene lasciato il compito di avere il coraggio e la forza di riunirsi e discutere del tema. Una sfida che PuliAmo Terlizzi ha accolto e fatto propria nel territorio cittadino.

Nata per contrastare le strane habituè tipicamente umane, come ad esempio bruciare rifiuti di ogni tipo nell’agro, l’associazione terlizzese è una realtà che da cinque anni ha alzato la voce. Tutti conoscono la “terra dei fuochi” e le malattie che ha generato. E se alcune province campane sono le capitali dello smaltimento di rifiuti in modo criminale, nelle nostre terre è la superficialità a farla da padrone.

Motivazioni che hanno spinto PuliaAmo Terlizzi a far nascere il progetto “Che aria tira”. «Il compito è quello di monitorare il fenomeno, segnalare reati, informare e sensibilizzare in piazza e sui social. Attraverso un gruppo Whatsapp arrivano le segnalazioni e si comunica con le forze dell’ordine» spiega il volontario Francesco Paolo Barile.

E per fare questo l’associazione terlizzese si è dotata di un drone di ultima generazione. «Acquistato con raccolta fondi tramite il sistema del crownfunding, il drone sorvola la città e monitora il territorio» racconta il quindicenne Giuseppe de Nicolo.

Il terzo appuntamento di “Ri-Generazioni Giovani” regala una botta di energia, fresca e pulita, rinnovabile e testimoniabile. Ai giovani il compito di alimentare la fiammella verso il problema ecologico e di essere una goccia in un mare, magari pulito, di spunti che ci vengono forniti dal mondo laico e dal mondo cattolico.

Angelo Ciocia, LeV Giovani