“La dottrina cattolica sul matrimonio non è stata toccata”

M.Michela Nicolais

“La dottrina cattolica sul matrimonio non è stata toccata, messa in questione nell’assemblea precedente del Sinodo”, nei confronti del quale il Sinodo attuale si pone in continuità. È uno dei “due punti” toccati da Papa Francesco nel suo “breve intervento” alla terza Congregazione generale di questa mattina (6 ottobre). Lo ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, nel briefing odierno, aggiungendo che il Papa ha detto che “non dobbiamo lasciarci condizionare e ridurre il nostro orizzonte di lavoro al Sinodo come se l’unico problema fosse quello della comunione ai divorziati risposati o no”. L’invito di Papa Francesco, ha proseguito il portavoce vaticano, è quindi a “tener presente l’interezza delle questioni di cui l’Instrumentum laboris dà un’ampia prospettiva”. Dopo l’intervento del segretario generale del Sinodo, cardinale Lorenzo Baldisseri, che ha “rispiegato e messo a punto alcuni aspetti della metodologia del Sinodo”, soprattutto per i padri che partecipano all’assise per la prima volta, Papa Francesco ha fatto notare che “il Sinodo è da vivere in continuità con quello straordinario dell’anno scorso, e che i documenti da ritenere ufficiali sono i due discorsi del Papa, all’inizio e alla fine, e la Relatio Synodi, studiata dal Consiglio del Sinodo e alla quale sono stati aggiunti i contributi giunti tra le due assemblee: così si è ottenuto l’Instrumentum laboris, approvato come documento dei lavori del Sinodo che si celebra ora”. Il Papa ha inoltre detto che “ora si continua con l’apporto dei Circoli Minori, che contribuiscono a far procedere i lavori verso la Relazione finale”. E chissà che non dobbiamo aspettarci qualche altra sorpresa dal Papa, che “normalmente non partecipa ai Circoli Minori, ma è libero: oggi pomeriggio vedremo”, ha detto Lombardi a proposito del lavoro per gruppi linguistici che comincia questo pomeriggio.
Nelle due Congregazioni generali di ieri (5 ottobre) hanno preso la parola 72 padri: 10 dall’America Latina, 7 dall’America del Nord, 26 dall’Europa (Italia compresa), 12 dall’Africa, 8 dall’Asia e Oceania, 6 dal Medio Oriente. Tra i temi affrontati, “la rivoluzione culturale epocale che stiamo vivendo; la riflessione su quale sia il linguaggio appropriato, da parte della Chiesa, per descrivere le situazioni ed evitare l’impressione di un giudizio negativo nei confronti di situazioni e persone” e su “come la Chiesa può essere comunità accogliente che sostiene le famiglie in difficoltà”, le “problematiche connesse alle migrazioni”, soprattutto da parte dei padri e patriarchi orientali, la violenza nelle famiglie e nella società, in particolare sulle donne, il lavoro minorile, le situazioni di difficoltà legate a grande povertà o conflitti, il “matrimonio a tappe” e la poligamia in Africa.
Sulla questione dei divorziati risposati, come su tutto il resto, quello del Sinodo è un “panorama totalmente aperto”, ha detto monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali e della Commissione per l’informazione del Sinodo, intervenuto al briefing di oggi (6 ottobre) insieme a monsignor Paul André Durocher, già presidente della Conferenza episcopale del Canada. Il discorso sui divorziati risposati “è molto aperto” e l’atteggiamento della Chiesa è “profondamente pastorale”, ha precisato Celli. Il Papa, però, “ha detto in maniera molto esplicita” che questo è solo “uno dei punti” del Sinodo, la cui “visione rimane aperta pastoralmente”, ma “rimane ferma l’affermazione del Papa su quella che è la dottrina cattolica sul matrimonio”. “L’insegnamento della Chiesa è un dono per il mondo, non per pochi eletti”, ha fatto notare Durocher, riferendo che al Sinodo “c’è grande unanimità sulla constatazione della crescente distanza tra la visione culturale della vita di famiglia e ciò che la Chiesa propone”. Rispetto a questo, “sono possibili differenti reazioni: la prima è enfatizzare l’insegnamento della Chiesa, l’altra è enfatizzare il dialogo con il mondo”. In realtà, ha ricordato Durocher, la Chiesa ha da sempre tenuto insieme questi due aspetti. “Il Sinodo è tutto meno che un ghetto”, ha concluso Celli: “Non siamo ghetto, si respira una Chiesa che è guidata dallo Spirito”.