La Puglia non tratta e nemmeno il cristiano

Editoriale n.1 del 7 gennaio 2018

“La Puglia non tratta. Insieme per le vittime” è il progetto finanziato dal Dipartimento per le pari Opportunità, promosso e cofinanziato dalla Regione Puglia, finalizzato a contrastare la tratta e ad assistere le persone vittime di tratta. “E nemmeno il cristiano” è l’obiettivo di questa inchiesta che la redazione ha realizzato per contribuire a sdoganare il tema dello sfruttamento della prostituzione, a parlarne sia dalla parte delle vittime sia da quella degli “utenti” che, forse ignari, si rendono complici di una tragica e disumana azione di schiavismo. Perché fermarsi sulle complanari o altrove, con ragazze nigeriane o colombiane o di altra etnia, non è solo un atto moralmente inammissibile – anche se la prostituzione non è un reato – ma una forma più depravata di sfruttamento umano. Se poi questo è ad opera di clienti che magari si riconoscono cristiani o frequentano ambienti religiosi, di ogni età ed estrazione sociale, talvolta conosciuti in città, allora diventa urgente sensibilizzare, prevenire, disseminare informazioni che infrangano un certo perbenismo strisciante, che nasconde pesanti situazioni di disordine psichico, morale e sociale.
La redazione ha incontrato più volte le operatrici della Comunità Oasi2 San Fancesco che quotidianamente incrociano le vite e le storie di centinaia di ragazze, soprattutto nigeriane, con un servizio di prossimità come l’unità di strada e le case di accoglienza. In una dinamica di giornalismo di prossimità, ha conosciuto più da vicino storie assurde e disperate di ragazze, anche minorenni, partite per inseguire sogni, presto trasformati in incubi bestiali. In questo mese di gennaio, dedicato alla pace e, in particolare, ai migranti e rifugiati, racconteremo in più riprese questa particolare fascia di migranti: i numeri, le storie, il viaggio, gli utenti… ma anche la legge, le opportunità, i cambiamenti, fino ad uno sguardo più poetico per narrare la speranza, anche se difficile, di rompere questo cerchio perverso. A partire da noi.
Chiediamo ai gruppi giovani e gruppi famiglia delle comunità parrocchiali, ai docenti di scuole medie e superiori, di affrontare l’argomento, di avere un quadro più reale della situazione, superando luoghi comuni, battute e sorrisi. Soprattutto di compiere un’azione educativa e preventiva.
Anche queste ragazze sono giovani delle quali interessarsi nel cammino verso il Sinodo.
Ci fa piacere dire anche che una comunità parrocchiale, in diocesi, ha dato disponibilità per offrire un posto “di fuga”, cioè un posto dove una ragazza che volesse scappare dalla sua schiavitù può rifugiarsi, a diverse centinaia di chilometri, in attesa di accoglienza stabile nelle poche case disponibili. Soli 49 posti in Puglia in seconda accoglienza, mentre soli 30, su una richiesta di 50 annui, i posti di fuga. Chissà che non si possa fare di più.
Come giornale terremo più aggiornati i lettori sulla situazione. Una finestra che di tanto in tanto apriremo. Perchè, come dice il Papa nel messaggio per la 51ma giornata mondiale della Pace Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace «le persone migrano anche per altre ragioni, prima fra tutte il «desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la disperazione di un futuro impossibile da costruire». E prosegue: «Offrire a richiedenti asilo, rifugiati, migranti e vittime di tratta una possibilità di trovare quella pace che stanno cercando, richiede una strategia che combini quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare».
Tocca anche a noi «riconoscere e tutelare l’inviolabile dignità di coloro che fuggono da un pericolo reale in cerca di asilo e sicurezza, di impedire il loro sfruttamento». Di queste ragazze e ragazzi, trattati da merce, vogliamo farci voce. Con rispetto e senza facili giudizi.

 

Luigi Sparapano

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