Luce e Vita

La Vita, ultima parola. Messaggio pasquale di Mons. Cornacchia

Editoriale n.15 del 12 aprile 2020

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Ringrazio cordialmente gli amici della redazione di Luce e Vita che mi danno l’opportunità di giungere nelle vostre case con un messaggio augurale per la prossima Festa di Pasqua. Lo faccio con una forte stretta nel cuore, sapendo che tutti insieme stiamo vivendo una vera passio intrisa di dolore, di lacrime e di privazioni di ogni tipo.
Molti di noi, fortunatamente, non hanno vissuto né il tempo bellico e neppure quello post-bellico ma, di riverbero, abbiamo conosciuto ciò che accadeva allorquando veniva dato l’allarme del coprifuoco. Chi poteva scappava, si nascondeva, proteggeva i più fragili e bisognosi, specie anziani, malati e bambini. Il terrore, invece, oggi è più pesante perché non sappiamo né quando, come o dove, il terribile nemico possa essersi insediato tra noi. Ci sentiamo inerti, inadeguati e perciò facilmente vulnerabili. Tuttavia, miei cari, armiamoci di fiducia e di buon umore.
Guardiamo la realtà con ottimismo, soprattutto consapevoli che la mano divina è accanto a noi per risollevarci, proteggerci e metterci in salvo. Certo non possiamo capire, cioè, avere piena consapevolezza di tanta sofferenza. Non si tratta di scovare ed additare il responsabile, colpevole di tutto ciò. “Non possiamo che arrenderci, dinanzi a Dio!” (A. Manzoni). Dove arrendersi significa rifugiarsi, ovvero, trovare scampo e mettersi al sicuro.
La fede ci aiuta nell’entrare in questa non-logica di vivere l’emergenza di questi mesi.
Stiamo per celebrare il mistero pasquale per eccellenza. La logica della Passione e Croce del Signore Gesù è logica amoris. Quel dolore però ha generato la Vita, ha dato valore a ciò che era caduto in oblio. Non è forse vero che tante cose risultano belle ed attraenti dopo l’esperienza di dolore e di sacrificio? Dopo il passaggio del guado, potremo e dovremo rileggere la nostra vita quotidiana, facendo la tara di tante cose che ritenevamo indispensabili, impossibili, ed invece… Pensiamo alle tante ore che stiamo trascorrendo tra le mura domestiche: quanto poco tempo, in passato, abbiamo dedicato ai nostri piccoli, ai genitori, a noi stessi…
La fase della passio, della morte, della solitudine, del silenzio, passerà!
A tutti auguro di poter gridare a squarciagola, con uno sguardo nuovo e luminoso: l’ultima parola non è la morte, ma la Vita! Con Gesù, che risorge, il sepolcro deve rimanere vuoto! Così il virus, lo chiameremo virtus! La forza della fede, l’amore, la luce e la comunione tra noi vinceranno. Auguri!

+ don Mimmo, vescovo