L’annuncio della Verità dell’amore di Cristo

di Onofrio Losito

 

Certamente tanto è stato già detto sull’enciclica sociale di Benedetto XVI Caritas in veritate e peraltro non è agevole sintetizzare un documento ricco di prospettive pastorali, che si presenta come un’importante piattaforma per un rinnovato stile di vita dell’attuale complessa società mondiale.

Apparsa all’inizio del terzo millennio, si presenta, infatti, come la bussola necessaria per prendere il largo verso una nuova evangelizzazione del sociale, verso uno sviluppo integrale della famiglia umana, alla luce di una nuova civiltà dell’amore fraterno, in un contesto di globalizzazione.

Il tema prevalente della Caritas in veritate (CIV) è ‘lo sviluppo umano integrale’ (CIV n. 4) a partire da Dio, Amore e Verità, e approfondito nella continuità con le dinamiche della Populorum progressio di Paolo VI che rifletteva sulle prospettive dello sviluppo dei popoli.

Fin dall’incipit della nuova enciclica, risulta evidente il primato che il pontefice assegna alla carità sulla verità, rendendo chiara un’idea portante del suo magistero con riferimento al sociale. La città dell’uomo non realizza la sua verità senza la carità. Con essa, infatti, si possono elaborare riflessioni politiche più pertinenti, innalzare istituzioni veramente umane, promulgare leggi giuste poichè, grazie alla carità, si è in possesso di una visione corretta e non deforme della convivenza sociale. La carità, secondo Benedetto XVI, consente alla ragione di essere vera, in quanto, innanzitutto, ama cose e persone per quello che sono in se stesse, non strumentalmente o utilitaristicamente, rispettandone l’identità, non distorcendole. La ragione può essere veramente se stessa se si apre e si dilata nella direzione della fede e dell’amore. Solo così può incrociare la strada della verità sull’uomo e sulla società e così allargare la via del dialogo pubblico, vincendo qualunque egoistica ideologia fondata sul dominio. Lo sviluppo umano integrale infatti, nella Caritas in veritate, è reso manifesto attraverso: un multiculturalismo animato da profonda comunicazione e convivialità (CIV n. 26); un assetto di istituzioni economiche adeguate a fronteggiare le varie emergenze (CIV n. 27); l’apertura alla vita e il rispetto dovutole dall’inizio alla fine (CIV n. 28); il rispetto del diritto alla libertà religiosa, dono di Dio ‘garante di ogni sviluppo’ (CIV n. 29); l’interazione tra i diversi livelli del sapere umano, frutto di un amore intelligente (CIV n. 30); la dottrina sociale della Chiesa come sapere sapienziale (CIV n. 31); l’autonomia e l’apporto della ragione economica (CIV n. 32).

La CIV, inoltre, riconferma e rilancia la dottrina sociale della Chiesa introducendo anche una serie di nozioni e di realtà sinora ignorate nei maggiori testi del magistero sociale, come quelle di tipo finanziario-economico (speculazione finanziaria, microcredito, accantonamento di risparmio, azionista di riferimento, delocalizzazione, terzo settore, economia di comunione, ecc.). Per Benedetto XVI  la dottrina sociale della Chiesa illumina,  con una luce che non muta a partire dall’insegnamento di Gesù Cristo, i problemi sempre nuovi che emergono, non per fornire soluzioni operative ma per fornire chiavi interpretative, valori e obiettivi per operare nella storia. Il vero sviluppo umano integrale è impossibile senza un lavoro dignitoso per tutti, senza ‘uomini retti’, che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello al bene comune; uomini che si impegnino nella fraternità,  nella solidarietà e nella sussidiarietà attraverso programmi che vedano l’economia e la finanza finalizzate al sostegno di un vero sviluppo. Sviluppo che per Benedetto XVI ‘ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio’ (CIV n. 79) guidati da una visione integrale dell’uomo. E’ Dio che rinnova il cuore dell’uomo perché questi possa dedicarsi a vivere nella carità e nella giustizia. Perciò i cristiani non stanno semplicemente alla finestra a guardare o a protestare, contagiati dalla moderna cultura della denuncia, ma si lasciano convertire per costruire, in Dio, una cultura nuova.

In ultima analisi l’enciclica è rivolta a tutti, parla al cuore di ogni uomo, invita ogni credente alla responsabilità verso la costruzione della città dell’uomo, stimola ad intraprendere nuovi percorsi di ricerca, di impegno sociale e politico, invita a inventare nuovi modelli di trasformazione produttiva capaci di mettere al centro l’uomo. Non è la nuova enciclica che salverà il mondo, lo sappiamo bene. Tuttavia, se si riuscirà a viverla e a testimoniarla con fermezza a favore dei propri fratelli, essa potrà essere la luce che indicherà la strada non solo verso la civiltà dell’amore fraterno ma anche verso Colui che salva l’uomo con la sua Carità senza limiti. E’ da Cristo che occorre sempre ripartire per saper osare di più e mettersi come Lui al servizio della rivoluzione della carità nella verità.