Liturgia della Parola di domenica 22 luglio

di Angelo Sceppacerca

Ger 23,1-6; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34

Fra poco il grande miracolo del pane moltiplicato. Prima, la scena degli apostoli che tornano dalla missione: Gesù si ritira con loro in un posto solitario per farli riposare, sospendendo per un momento l’attività in mezzo alla gente e ritrovare la pace nella comunione col Signore. Infatti gli apostoli più che stanchi per la fatica, lo sono per la delusione, la percezione di vagare a vuoto, proprio come le pecore senza il pastore.

La coscienza del proprio smarrimento attira le folle a Gesù e al suo insegnamento; intuiscono che con lui la vita è diversa, è la vita nuova secondo il Vangelo. Anche gli apostoli hanno bisogno di stargli vicino, di essere confortati e riposare perché spesso non c’è tempo neanche per mangiare, assaliti dalla folla in ogni momento; Gesù li porta in luogo riservato, ma la gente lo intuisce e arriva prima; e Gesù, davanti a quella povera gente, si commuove a compassione. E si mise ad insegnare. Da questa Parola scaturisce tutto il resto. Il Vangelo non riporta il contenuto di questo insegnamento, perché esso è la persona di Gesù.

La missione – quella alle genti lontane e quella quotidiana lì dove ci troviamo – ha bisogno di parole, annuncio e testimonianza; anche di preghiera e contemplazione. Ci vuole il silenzio del deserto per cogliere ciò che solo è essenziale; senza le parole degli uomini è più facile riascoltare la voce di Dio. Non si tratta di parlare o di tacere, di fare o di non fare; si tratta di decidere con chi parlare, per chi agire. Madre Teresa di Calcutta fece questa scelta per sé e per le sue suore: “Per essere in grado di realizzare la pace parleremo molto a Dio e con Dio, e meno con gli uomini e agli uomini”. Lo aveva capito anche il piccolo principe quando, al mercante di pillole che calmavano la sete (ne bastava una alla settimana per togliere il bisogno di bere) e che, in questo modo, permettevano di risparmiare ben cinquantatré minuti alla settimana, chiese: “E cosa ne fai di questi cinquantatré minuti?”. “Se ne fa quel che si vuole…”. “Io”, disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatré minuti da spendere camminerei adagio adagio verso una fontana…”.