Molfetta, senza Vescovo e adesso senza Sindaco

Dimessa Paola Natalicchio

Le dimissioni di Paola Natalicchio non sono più una notizia. Il tam tam giornalistico ha confermato quelle che fino a venerdì sera erano voci, cioè la volontà di dimettersi per l'impossibilità a continuare sotto la pressione insostenibile del PD. Le sue parole circolate in rete:
«È tutto vero: mi sono dimessa da sindaco di Molfetta. Non è un tradimento. Se l’ho fatto è proprio per non tradire il patto del 2013, messo in crisi da un Partito Democratico che dopo le dimissioni prima di un assessore e poi del presidente della commissione urbanistica ha dimostrato di volersi porre come elemento di destabilizzazione del nostro progetto.

Mi spiace di aver deluso la parte di città che ha creduto in me e nel nostro gruppo di lavoro, ma eravamo ormai immersi in un clima politico irrespirabile, basato sulla costante delegittimazione del sindaco e della giunta.

Ho amato con ogni mia cellula questo lavoro di servizio alla città. Ho stravolto la mia vita per 25 mesi indimenticabili in cui ho vissuto solo in funzione del bene di Molfetta. Spero di aver lasciato un umile segno di impegno civico e di aver seminato un po’ di speranza nella buona politica.

Ho fatto argine finché ho potuto. Credetemi: finché ho potuto. Grazie a chi mi ha insegnato, in questi mesi, a conoscere e ad amare questa straordinaria città. Non siate delusi da me: ci ho provato fino in fondo».

Solo pochi giorni fa il sindaco Natalicchio, nella gremita Cattedrale di Molfetta, rivolgeva il saluto finale al Vescovo don Gino, con parole che ben hanno interpretato i sentimenti dei presenti e che lasciavano intravedere ancora un futuro alla guida della città.
Poi tutto è precipitato.
Se le cose stanno così come sembrano, questa decisione segna un'ulteriore colpo demolitore alla politica, alla democrazia, alla città che ha eletto con ampia maggioranza il suo sindaco ed ora la vede tirare i remi in barca per non voler sottostare alle ataviche logiche partitiche di posti da spartire.
Venti giorni di tempo per revocare o confermare la scelta.
Venti giorni per decentrarsi, come singoli e come partiti, e tentare di guardare con obiettività al bene della città.

Luigi Sparapano

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