Pastorale della famiglia

Natale…familiare

Piccoli impegni per ritrovarsi in casa e camminare insieme verso il Natale

fapresepe_1

Nell’ultima domenica di Avvento abbiamo ascoltato le bellissime parole della profezia di Natan fatta a Davide da parte di Dio: “il Signore farà a te una casa” (2 Sam 7,11). Come non pensare alle nostre “case”, alle nostre famiglie’? Come non pensare che la promessa fatta ai padri e concretizzata in Gesù, (Dio che ha fatto casa con noi), si compia oggi nella casa di ciascuno? Ovviamente quando parliamo di “casa” intendiamo parlare di famiglia. Ma quale casa, quale famiglia Dio vuole donare a noi? La prima risposta che ci diamo è che la famiglia non è solo un dono di Dio, è un nostro impegno, un nostro compito; Egli la vuole costruire con noi. Siamo chiamati tutti a fare la nostra parte e ad entrare in questo cantiere aperto della vita familiare per rendere concreto il dono di Dio. Di riflesso la domanda produce un controinterrogativo: e noi, oggi, da parte nostra, quale famiglia abbiamo costruito o vogliamo costruire? Per rispondere a questa domanda, fapresepe_1guardiamo il presepe che sicuramente ognuno di noi ha allestito nella propria casa. Sentiamo fortemente che la famiglia è il “segno” del Natale che ci provoca. Il Bambino di Betlemme appare nella mangiatoia accolto dall’amore immenso dei suoi genitori. Questo è il dono di Dio al mondo. Nel povero alloggio di fortuna, trovato provvidenzialmente perché Maria desse alla luce il suo bimbo, non troviamo solo un Piccolo “avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”, ma una famiglia che ha trovato accoglienza.

Oggi la famiglia bussa alle nostre porte perché sia accolta.  E oggi la famiglia chiede di essere ascoltata. E’ facile parlare di famiglia, ma far parlare la famiglia è la vera sfida. Bisogna che le famiglie siano ascoltate con i loro autentici problemi e con i loro bisogni, di ogni tipo: da quelli economici a quelli di senso, da quelli relazionali e valoriali a quelli lavorativi e assistenziali. Essere famiglia è la vera sfida dell’uomo contemporaneo. Per l’uomo e la donna della nostra era, tentati di autosufficienza e di autoreferenzialità, malati di egoismo e di solitudine, tentati da desideri di momentaneo benessere, la famiglia è il toccasana per riscoprire la vera identità dell’essere umano: quella dimensione relazionale che ci rende capaci di amare e che fa della comunione non solo un’esigenza ma la struttura di ognuno di noi, inserita in un quadro stabile di relazioni, che ci rende liberi. Tuttavia alcuni aspetti della famiglia non sono più compresi oggi. Siamo particolarmente grati a Papa Francesco perché quest’anno ha voluto puntare l’attenzione su S. Giuseppe, questo bellissimo protagonista della Natività, che ci rimanda un valore essenziale oggi: la paternità. Il mondo ha bisogno di padri, ha detto il Papa, e come gli si può dare torto? La paternità oggi è ridotta a ruolo, e perciò viene svuotata, mentre in realtà è una vocazione, tra l’altro una delle vocazioni più difficili da comprendere.

Quando si parla di atteggiamento “paterno” in genere si vuol intendere l’atteggiamento “bonario”, ma noi sappiamo che il padre è una figura alternativa e complementare alla madre, proprio in quanto rappresenta anche lo stacco educativo fermo e deciso. Il padre è colui che instrada, educa al lavoro e di solito, impone le regole. Questo almeno nello stile tradizionale di famiglia. Anche nella S. Famiglia è così: “tuo padre e io, angosciati ti cercavamo” dice Maria al figlio che si è allontanato, dopo averlo ritrovato nel tempio, dando a Giuseppe quella priorità educativa nel rispetto delle norme della buona educazione e del rispetto. Accanto a Giuseppe, il personaggio maschile per eccellenza del presepe è Lui, il Figlio. I sondaggi danno nel nostro Paese livello di crescita zero. Ma il problema non sono i figli. Sembra che tutto concorra ad una crisi generativa. Accanto alle difficoltà economiche e lavorative, che incidono notevolmente sulla scelta di fare famiglia da parte di tanti giovani, assistiamo ad un prolungarsi dell’adolescenza, negli atteggiamenti, negli stili di vita, nell’espressività delle relazioni. Possiamo provare a superare la crisi dell’adultità che ci caratterizza con una formazione familiare corretta, non trascurando tempi e modi. La cosiddetta “preparazione remota” al matrimonio, per esempio, manca nelle nostre comunità. Abbiamo tanti giovani che vivono esperienze di fidanzamento, ma ci riesce difficile far loro intravedere una meta che comporti un rapporto stabile con la bellezza della generatività.

Un giovane può dare la vita, perché la possiede in pienezza. Ma se i giovani non acquistano fiducia nel proprio potenziale e non diventano oggetto di fiducia da parte delle Istituzioni civili ed ecclesiali, sarà difficile avere famiglie giovani aperte alla vita. Infine la nostra attenzione va a Lei, la Madre. Insostituibile perno della vita familiare una mamma è essenzialmente una donna. Il ruolo della donna è unico nella società e nelle Chiesa. Le donne, oggi più che mai, hanno bisogno di vivere il loro ruolo in modo non concorrenziale con gli uomini e riscoprire lo stile che caratterizza la loro identità: quella espressività tipicamente femminile che rende la vita più umana.  Natale, scuola di vita familiare, dunque e banco delle riflessioni sulla famiglia. L’augurio di questo Natale è vivere la famiglia come loro tre, la Famiglia di Nazaret, giovane famiglia coraggiosa con una marcia in più: la fede.

 

don Raffaele Gramegna