Nave Aquarius: “onore alla Spagna”, delusione per l’Italia

Nota dell'Ufficio Comunicazioni Sociali - Luce e Vita

La soluzione di chiudere i porti italiani alla nave Aquarius e alla Sea Watch 3, annunciata dal ministro Salvini, non può che essere inaccettabile. 629 migranti a bordo (tra cui bambini e donne incinte) che hanno vagato tra le acque del Mediterraneo, sballottolate da una parte all’altra, è a dire poco agghiacciante. A fronte di chi ha osannato sui social alla decisione del Governo italiano, tante le altre le voci che si sono levate per una scelta disonorevole per l’Italia che, a dire dell’Associazione studi giuridici immigrazione è oltremodo illegittima. Onore alla Spagna.

“Davanti a questi fatti drammatici provo tanta nostalgia di umanità, stiamo parlando di persone. Resistere oggi significa esistere. Non limitarsi ad assecondare il corso della storia ma assumersi la responsabilità di deviarla quando vediamo che sta prendendo una direzione contraria alla libertà e alla dignità delle persone e alla loro speranza di giustizia”. Lo ha affermato da Napoli don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera. “L’immigrazione non è un reato, essere contro la vita delle persone è un crimine di civiltà – sottolinea -. Non è un reato la speranza. La speranza è un diritto ma anche un orizzonte di una politica seriamente impegnata nella promozione del bene comune e nel rispetto della dignità di tutte le persone”. “L’operato dell’Europa e dell’Onu – osserva – è gravemente insufficiente, devono fare di più, dobbiamo essere tutti più responsabili. La sfida dell’immigrazione è una sfida cruciale del nostro tempo quella che più di altre ci pone davanti ad un bivio: da una parte diventare una società aperta e accogliente, dall’altra diventare una società chiusa dominata da aggressività e paura. Bisogna ricostruire i legami sociali e riempire di vita e di fermento un società segnata da solitudine e fragilità. La nostra speranza è dare speranza a chi ha perduta. Questo è un imperativo etico. La speranza va tradotta e declinata nella vita concreta, ad ogni giustizia patita corrisponde una speranza negata. La speranza serve a qualcosa solo se appartiene a tutti”.

“Aver negato il permesso all’Aquarius di attraccare e di sbarcare con centinaia di profughi a bordo, è stato un comportamento violento e disumano”. È il commento di mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia e vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. “È una vicenda che chiede ora, ma lo chiederà probabilmente ancora di più in futuro, una doverosa riflessione umana ed evangelica. Ascoltare le orgogliose parole di autocompiacimento di Ministri del nostro Paese per aver ‘alzato la voce’ è misera soddisfazione. È la stupida vittoria di chi pensa di affrontare in questo modo il dramma dell’immigrazione”. “Come ha già detto qualcuno – continua mons. Ricchiuti – è la sconfitta della politica, e aggiungo, rischia di essere anche la sconfitta dell’umanità. Unisco quindi la mia voce, (e penso di interpretare anche tutta Pax Christi) alle tante che invocano semplicemente ‘umanità e solidarietà’. In particolare al cardinale Gianfranco Ravasi, che ha ricordato il Vangelo: ‘Ero straniero e non mi avete accolto’ (Mt 25,43), va la mia, nostra, solidarietà e condivisione per i duri attacchi ricevuti anche sui social”. “Mi auguro che siano tante le voci a levarsi per scuotere le nostre coscienze. Non possiamo tacere – conclude – davanti a certi comportamenti e dichiarazioni”.

Alle loro voci e a quelle di tutta la comunità civile e religiosa che ha rigettato una simile scelta da parte dell’Italia, uniamo anche la voce della nostra comunità diocesana, forti anche delle visioni e delle azioni di accoglienza, di pace, di salvaguardia della dignità della persona umana che il Vescovo don Tonino Bello, del quale abbiamo da poco celebrato con Papa Francesco il 25° del dies natalis, ci ha trasmesso e ha testimoniato con gesti concreti e profetici.

L.S.

Luce e Vita