Profughi della stessa terra. Un brano dei liceali fra scuola e lavoro

di Domenico de Stena


Fabrizio, Jacopo, Luigi, Emma, Nicolò, Antonio, Vito, Alberto, Gianpiero, Alberto, Maria Consiglia, Michele Mario e Antonio. Nomi propri di persone, nomi comuni di normali studenti, nomi che hanno dato voce, suoni e volti ai profughi di una stessa terra. All’interno del percorso di alternanza scuola-lavoro organizzato dall’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore Liceo “L. da Vinci” e Liceo “A. Einstein” di Molfetta e svolto presso la casa discografica “Digressione Music” di Molfetta, questi ragazzi hanno scritto e realizzato questo brano sotto la supervisione del musicista Giovanni Chiapparino.

Nel ritornello si annientano tutte le differenze fra ciò che è l’idea di profugo nella testa di ognuno di noi, un’idea fatta di uomini e donne per mare, magari estremizzata ad un concetto profondamente negativo e violento del concetto stesso di rifugiato.

“Siamo ancora qui, profughi della stessa terra. Resistiamo tutti così, vittime nella stessa guerra. Scalzi e fragili, senza meta camminiamo nel limbo, soli e invisibili, dietro l’orizzonte delle fantasie di un bimbo”

A pensarci bene analizzando l’etimologia di profugo scorgiamo come significato il “cercare scampo”. Una fuga che spesso avviene geograficamente lontana dalla nostra terra natia. E allora, resta da chiedersi quanti giovani delle nostre terre sono profughi al nord o all’estero, allargando la domanda anche ai nostri genitori, nonni o discendenti. C’è differenza tra questi e “quei” profughi additati come portatori di malattie e di violenza? Quanti pregiudizi abbiamo in base al colore della pelle o all’abbigliamento –leggi condizione economica- di una persona, straniera o meno, che ci si manifesta difronte?

“Profughi della stessa terra” arriva da ragazzi che si affacciano alla parte migliore della vita, si apprestano a diventare adulti. E’ un brano che parte da un desiderio di scrivere e di diffondere attraverso la musica questo genere di messaggi e arriva a tutti, dai loro coetanei sino a chi, avanti con l’età, cade nelle facili tentazioni generalizzanti e giudicanti, magari condizionato dagli eventi socio-politici recenti.

Dunque un peso alle parole, alla musica. Un peso specifico acquisisce anche l’attività di alternanza scuola-lavoro che, come si legge sul sito del MIUR, rappresenta “un’esperienza formativa che unisce sapere e saper fare, orienta le aspirazioni dei giovani e apre la didattica al mondo esterno”.

Soli e invisibili cantano i liceali, Da oggi grazie alla mole di messaggi che arrivano dalla musica, la speranza è quella di essere più visibili e più in compagnia.