Se questa è una conquista

di Luigi Sparapano

Sull’argomento il clamore è d’obbligo, ma la riflessione non può che essere pacata per la delicatezza di una dimensione che, viceversa, viene costantemente banalizzata dalla mentalità del nostro tempo. Le ragioni per cui a scuola (il primato va al liceo Keplero di Roma, ma abbiamo notizia di analoghi provvedimenti anche sul nostro territorio) si decide di ospitare i distributori per i preservativi, possono ricondursi ad una politica di riduzione del danno.

Con prezzi proporzionati alle disponibilità degli studenti – della serie prendi tre, paghi due – lo slogan che lancia orgogliosa l’iniziativa è: “Se vuoi amare fallo con la testa. Proponi al tuo preside l’installazione gratuita di distributori di preservativi e assorbenti nella tua scuola”.

Tutto ciò nella convinzione che basti adottare adeguate protezioni e strategie meccaniche per porre un filtro alle malattie sessualmente trasmissibili.

Il nostro punto di vista, e non soltanto in quanto cristiani, è ben diverso, lungi da moralismi e tabù anacronistici. è in gioco un’idea di amore e di sessualità che è quanto di più delicato e profondo ogni persona possa avere, un mistero immenso che non può subire una qualsivoglia riduzione materialistica, pena lo scadimento della dignità umana.

Non è in dubbio l’esigenza di mettere in atto un’azione preventiva, ma come genitori ed educatori non possiamo che convergere su quella che è la radice del problema: ancora una volta l’intenzionalità educativa e promozionale che guardi alla sessualità nella sua sfera globale. Vale a dire che la dimensione genitale non può essere isolata dalle altre sue componenti che sono culturali, psichiche, sociali, nonchè etiche.

Purtroppo, in alcune proposte che si conducono nelle nostre scuole, secondo il parere degli stessi interessati – gli studenti – prevale l’informazione, se non la mera istruzione, prescindendo talvolta anche dalla stessa valenza semantica delle parole con le quali si discute della questione.

Anche per questo l’iniziativa dei distributori a scuola è stata giudicata, da diversi pedagogisti, impropria e squallida; esaspera l’individualismo e il consumo di piacere e di emozioni, a prescindere dall’espressione relazionale dei sentimenti e dell’affettività. Questa scelta è in linea con il dare sempre più spazio alle parti inferiori del corpo umano – basti pensare alla pubblicità – bypassando quella delicata capacità di guardarsi negli occhi, di leggere gli sguardi… Insomma è un tema, quello della sessualità, che certamente va affrontato nelle scuole come nei contesti associativi, non nella logica del “pronto soccorso”, ma con l’impegno di contestualizzare in un orizzonte di senso più ampio di cui i genitori per primi dovranno farsi garanti, senza deleghe in bianco.

Fuori i crocifissi dalle scuole, dentro i preservativi…

è proprio questa l’idea di laicità che vogliamo riconoscere alla scuola?