Sea Watch 3: card. Parolin, “salvare vite è stella polare”

Solidarieta alla Rackete

Sea Watch

“Io credo che la vita umana va salvata in qualsiasi maniera, ecco. Quindi quella deve essere la stella polare che ci guida, poi tutto il resto è secondario”. Lo ha detto il segretario di Stato della Santa Sede, il card. Pietro Parolin, rispondendo ai giornalisti, a Potenza, a conclusione della messa celebrata nell’ultima giornata della Festa del quotidiano “Avvenire”, riferendosi alla vicenda della nave Sea Watch 3 della ong tedesca.

Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) esprime “soddisfazione” per lo sbarco delle persone a bordo della Sea Watch 3 e “gratitudine” a tutti coloro che, “ponendo in primo piano la salvaguardia della vita delle persone, hanno consentito tale risultato”. Lo fa in una nota in cui ritiene “necessario” ribadire “l’erroneità e la miopia della politica del governo italiano, di ottusa ostilità nei confronti delle imbarcazioni delle ong che conducono attività di ricerca e soccorso nel mare Mediterraneo centrale e di criminalizzazione di coloro che supportano il diritto alla vita ed alla libertà di circolazione delle persone”. A proposito della vicenda della Sea Watch 3, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione “esprime solidarietà e vicinanza alla comandante della nave Sea Watch 3, Carola Rackete, sbeffeggiata senza pudore da chi dovrebbe rappresentare le più alte istituzioni italiane, con un accanimento che trova spiegazione nella bassa cultura della violenza, anche solo verbale, rivolta ad una donna, svilendo il ruolo pubblico che ella riveste”. È così che Asgi auspica che “la magistratura italiana inquadri la posizione giuridica della comandante della Sea Watch3 e sappia adeguatamente considerare la responsabilità che la stessa, per 17 giorni, ha dovuto accollarsi per fare fronte alle carenze degli Stati dell’Unione europea: Carola Rackete ha salvato delle persone destinate ad affogare e dunque ha rispettato un obbligo giuridico universale”. Infine, l’associazione sollecita “l’avvio di una rigorosa inchiesta sulle eventuali responsabilità, anche in sede penale, della condotta tenuta, a diversi livelli, dalle autorità italiane in relazione al rispetto delle norme internazionali in materia di soccorso in mare” e “per avere rallentato ed ostacolato in ogni modo le operazioni di soccorso dei naufraghi una volta che la Sea Watch3 ha fatto ingresso nelle acque territoriali”. “Non vanno confusi il diritto alla vita e i principi di solidarietà umana e sociale, compresi in precise norme giuridiche – conclude la nota -, con i desideri e le ipocrisie del potere esecutivo di turno”.